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300 anni dopo

da Freohr » 14 luglio 2009, 21:44

Capitolo 1 Ricordi

Alalea su una scogliera.
Una figura ammantata di nero era seduta su uno scoglio a contemplare il mare e rimuginare sul proprio passato.
Eragon una giovane di trecento anni. Non era molto muscolo ma il suo fisico longilineo elfico nascondeva una forza superiore a qualunque cavaliere e ognuno in Alalea e in Alagaesia lo temeva sia per la sua bravura con la spada e che per la sua magia. Le sue mani in grado di curare erano ornate da Aren l'anello che simboleggiava la sua amicizia con gli elfi di Alagaesia e dal Gedwey Ignasia, il segno dei cavalieri. Il fianco portava Brisingr spada azzurra famosa tra i suoi nemici e amici almeno quanto lui e Saphira la sua dragonessa. I suoi occhi scintillanti erano pieni di misteriosi e silenziosi segreti, si una forza di volontà o determinazione superiore a quella di qualsiasi creatura vivente, di un altruismo che sconfinava nel sacrificio e di una saggezza che sfociava nella sua aura di potenza.
Erano passati trecento anni dallo scontro con Galbatorix in cui Eragon per seguire la profezia di Angela aveva abbandonato Alagaesia e Saphira a torso nudo e con solo spada ed anello. Aveva appena battuto Galbatorix diventando il più grande eroe di tutti i tempi e conquistando le agognate pace e tranquillità quando per non soffrire e far soffrire più rinunciò a tutto teletrasportandosi in pieno nel mare.
Aveva quindi galleggiato in uno stato di incoscienza per diversi giorni. La sua mente nutriva il corpo con energia di altre creature e il suo corpo viaggiava senza rotta.
Approdo o per meglio dire naufragò così ad Alalea antico regno degli elfi e degli Urgali dove gli elfi locali erano diventati immortali come gli Alagaesiani dopo il patto con i draghi.
Eragon si concentrò sul ricordo:


Cinque ragazze elfiche stavano giocando a palla sulla spiaggia divagandosi quando la palla fu spedita da un lancio troppo potente aldilà di uno scoglio. Una ragazza ridendo andò a prendere la palla ma appena vide su cosa era appoggiata la palla impallidì e chiamo la più grande e le altre:
“Principessa Nausica!!!! Ragazze!!! Venite presto”.
E le altri solerti al richiamo della prima si avvicinarono e videro ciò che vi era dietro lo scoglio.
Il corpo di un elfo nudo era a faccia e pancia in giù accasciato sulla spiaggia. Sporco e ferito il naufrago possedeva soltanto un paio di pantaloni e degli stivaletti di pelle dura. Al dito una anello con uno zaffiro marciato di una runa del loro alfabeto. Alla vita una spada che sarebbe stata non il capolavoro di tutti i fabbri e armaioli del regno messi insieme ma il capolavoro di tutti gli artisti del regno messi insieme.
I capelli castani ricadevano sulle orecchie a punta e sul viso di una bellezza superiore a qualsiasi creatura vivente poiché racchiudeva un qualcosa in più di misterioso.
Il cuore di Nausica palpitò alla vista di quel volto ma si trattenne dal commentare poiché era palese che quello era uno straniero, nessuno aveva quei tratti tanto strani e belli che anche se insozzati dalla rena erano più nobili di qualunque esistente, poiché temprati dalla durezza e dalla guerra e questo Nausica lo vedeva bene. Se uno qualsiasi dei pretendenti che suo padre il re gli propinava avesse eguagliato anche lontanamente quelle caratteristiche Nausica si sarebbe già sposata da un pezzo.
“Chi sarà costui?” disse Bria.
“Non o mai visto nessuno cosi sospetto e cosi bello” disse Ginevra.
“ai proprio ragione è stupendo di viso e di corpo” affermò Nienna. Nausica le ascoltava solo distrattamente e cosi si erano accorte anche loro della misteriosa bellezza e fascino dello straniero.
“Mia principessa che facciamo?” gli chiese un altra.
Nausica si riscosse dai suoi pensieri e si affrettò a rispondere. “Penso dovrem...”
Nessuno più fiatò poiché lo straniero si era mosso.

Eragon aprì gli occhi svegliato dalle chiacchiere di voci femminili e si tirò su.
Si ritrovò davanti cinque elfe minute.

Nausica vide solo distrattamente le altre ripararsi dietro di lei. I suoi occhi si perdevano in quelli castani dello sconosciuto.
Egli gli puntò a dosso uno sguardo saggio, triste e severo al tempo stesso e Nausica si sentì sciogliere e tagliare da esso, sembrava leggerla dentro.
Studiò il viso nuovo: era un viso elfico ma con qualcosa di alieno e strano. Pote giurare di aver visto per un momento un aura di potenza intorno a lui.
Nausica si ricompose e con sguardo severo disse: “Chi sei straniero? E cosa ci fai nel regno di mio padre?” chiunque fosse stato per diamine si trovava nel regno di suo padre e lei era una principessa.
Lo straniero fece un gesto strano e si portò due dita al petto con un gesto svolazzante della mano.
“Atra esternì ono thelduin Drottningu” disse e Nausica sussulto al suono della sua voce calda e dolce ma al tempo stesso antica come di un vecchio saggio. Gli aveva augura fortuna nella sua lingua e l'aveva chiamata principessa con deferenza. “Se questo è il regno di tuo padre tu devi essere la principessa. Dimmi il tuo nome e io ti dirò il mio. Dimmi in che regno siamo e io ti dirò cosa sono venuto a fare” disse lo straniero con un sorriso splendido.
“Ti trovi sul suolo di Alalea e il mio nome è Nausica” rispose la principessa.
“Principessa andiamocene” disse Bria terrorizzata.
Prima che Nausica potesse rispondere lo straniero disse “Non temermi. Mi chiamò Eragon e sono un naufragò di una terra lontana, avrei intenzione di mettermi al servizio del re ma come essere libero”
Aveva pronunciato queste parole con totale sincerità e pacatezza che Nausica gli credette subito. “D'accordo” disse “ti accompagneremo da mio padre che deciderà di te. Seguici”.
Eragon si guardo “Sarebbe meglio che mi lavassi e per caso non avreste una tunica?” chiese.
Nausica pensava che Eragon anche se fosse stato vestito di solo stracci e coperto di sabbia avrebbe avuto un aspetto più nobile di qualunque aristocratico della corte di suo padre.
Ma lo assecondo. Lo lasciò lavarsi e gli dette un mantello per coprirsi.
Sulla strada per la città, che si trovava in mezzo alla foresta. Nausica e le sue amiche poterono scoprire un altro aspetto di Eragon: il suo misterioso magnetismo.
Gli alberi e le piante sembravano reagire al suo tocco, gli uccelli cantavano al suo passaggio e del suo passaggio e gli animali si avvicinavano e respiravano il suo odore.



Eragon sorrise al ricordo delle ragazze che lo studiavano. Si era presentato al re offrendo la sua spada e i suoi servigi e da allora per trecento e passa anni aveva dimostrato il suo valore combattendo gli Urgali e guadagnandosi molto rispetto ma sempre mantenendo il suo spirito libero. Tornando in Alagaesia solo in occasione dei funerali di Roran e Katrina, di Jeod, di Nasuada e Orrin, di Orik e Vedra.
Le domande su di lui erano presto sorte ed Eragon aveva quindi raccontato e mostrato molti suoi ricordi agli elfi della corte di Alalea raccontando: dell'arrivo degli elfi in Alagaesia, la sua terra, dei Draghi, mostrando Saphira, Castigo, Shruikan e Glaedr, dei nani, mostrando Orik, del patto fra elfi e draghi, degli uomini e dei cavalieri ma guardandosi sempre dal mostrare Galbatorix o la sua vera identità e quindi l'entità dei suoi poteri.
Gli elfi erano stati cosi colpiti da ciò che avevano visto che avevano desiderato visitare Alagaesia per vederne le meraviglie ma Eragon gli aveva sempre fermati in tempo.
E ora era lì su quella scogliera a rimuginare il passato.
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RE: 300 anni dopo

da oromis93 » 15 luglio 2009, 5:35

wooow! è bellissimo,veramente stupendo,6 molto bravo :O :O :O
ma eragon e saphira si sono separati?? :cry:
continua :laugh: :laugh: :laugh:
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RE: 300 anni dopo

da brom_the_knight » 15 luglio 2009, 6:44

stupenda. scrivi molto bene. continua presto
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RE: 300 anni dopo

da Pochetta » 15 luglio 2009, 8:33

mi ricorda l'arrivo di ulisse sulla spiaggia di nausicaa, ti sei ispirato all'odissea per scrivere questo pezzo?
continua, è molto bello.
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RE: 300 anni dopo

da Giammi » 15 luglio 2009, 9:07

Sembra un po' una versione di latino tradotta però l'idea c'è :D se ti va puoi leggere le mie FF Letta e Adharya
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RE: 300 anni dopo

da olodom » 15 luglio 2009, 9:07

bello come inizio continua presto
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RE: 300 anni dopo

da Alirabel_94 » 15 luglio 2009, 9:51

inizio davvero perfetto! si aspetta la continuazione!!!!! :D ;)
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RE: 300 anni dopo

da Freohr » 15 luglio 2009, 12:53

Capitolo 2 Visioni

“Maestro Eragon” una voce distolse Eragon dai suoi pensieri. Maestro... è cosi che lo chiamavano.
Eragon si girò e si trovò davanti un paggio. “Si?”
“Il banchetto del re sta iniziando” rispose il ragazzo in soggezione.
“Bene puoi andare conosco la strada” disse Eragon avviandosi.
Dopo aver percorso un po' del sentiero in mezzo alla foresta Eragon arrivò in una radura in cui era sistemata una tavolata.
A capotavola vi era il re e alla sua sinistra la regina affiancata dalla figlia Nausica.
“Maestro Eragon benvenuto” disse il re accogliendolo e balzando in piedi seguito dal resto dei nobili presenti.
“Maestà” rispose Eragon sistemandosi al suo solito posto, il posto d'onore alla destra del re difronte a Nausica. Eragon aveva notato che ogni qual volta si trovava nella sua stessa sala alla principessa gli si illuminavano gli occhi. Ma Eragon non aveva voglia di una storia d'amore specialmente con una principessa dato che essa gli riportava alla mente... Arya.
Il banchetto iniziò e l'allegro chiacchiericcio del cariche presenti si integrò con le portate di cibo.
“Maestro Eragon cantateci una canzone della vostra terra” disse ad un certo punto il consigliere Sate.
“Non voglio annoiare il re o disturbare i vostri timpani consigliere” rispose Eragon con un sorriso.
“Non mi disturbate maestro sapete che sono sempre avido di notizie sulla vostra terra” disse il re entusiasta.
Con un sospiro Eragon si alzò ed intono il canto che aveva presentato all'Agaeti Blodhren. Aveva deciso quel canto poiché voleva farsi un po' conoscere anche se le persone presenti non potevano sapere che l'Ammazzaspettri della ballata era li presente.
E cosi intonò la sua ballata come aveva fatto trecento anni prima davanti agli elfi di Alagaesia. Narrò del giovane e dell'ombra e capì che gli elfi avevano arguito si trattasse di uno spettro dato che Eragon gliene aveva parlato tempo prima.
Alla fine della canzone Eragon si sedette al suo posto e un silenzio scese sulla radura.
“Stupenda” disse Sate a bassa voce.
“Mai sentito qualcosa di simile” disse la sua compagna.
“Vi è una storia collegata?” chiese il re ad alta voce.
“Si parla di Irnstad il Cavaliere Ammazzaspettri che sconfisse il temutissimo spettro Durza” rispose Eragon mentendo con un sorriso: aveva sostituito se stesso con Irnstad.
Il giovane aveva notato che Nausica la principessa si era incantata ad ascoltarlo e guardarlo e adesso lo guardava con nuovi occhi pieni di calore.
“Non avevate mai recitato un racconto o una ballata della vostra terra dovreste farlo più spesso maestro Eragon” disse la principessa.
Eragon con un sorriso rispose “Era soltanto una sciocchezzuola da molti conosciuta nella mia terra”
“Bhe qui è nuova dovreste raccontarci di più” disse con convinzione la principessa
“Ah i draghi e i cavalieri come mi piacerebbe conoscerli di persona” disse il re.
“Forse un giorno...” stava dicendo Eragon ma si interruppe “Aaaaaaaah!!!!!!!!” urlò tenendosi la testa e accasciandosi.
Subito tutti accorse intorno per primo il re.
“Maestro Eragon state bene?” disse.
Eragon si tirò su e tutti poterono vedere un nuovo fuoco nei suoi occhi.
“Mio re prendo congedo” disse Eragon cominciando a correre nel folto della foresta.


Eragon stava ripensando a ciò che era stato proiettato nella sua mente:

Aveva per un secondo visto tutto blu davanti a se draghi contro draghi che combattevano e fuoco dappertutto.



Sapeva cosa erano quelle immagini erano ciò che stava vivendo e vedendo in quel momento Saphira e il suo drago e che il il loro legame aveva trasmesso.
Raggiunse una pozza e con la cristallomanzia esplorò Alagaesia. Ciò che vi vide lo raggelo: vide una terra nel caos, cavalieri della nuova generazione che si ribellavano all'ordine, legami tra elfi e nani spezzati, uomini divisi in orde che si ribellavano e cavalieri inesperti che non sapevano gestire la situazione per riportare l'ordine.
A quanto pare la sua partenza non era stata salutare per Alagaesia. Doveva tornare. Lui era l'unico e vero Capo dei Cavalieri come erede di Vrael e unico che fosse stato istruito da un cavaliere dell'antica generazione e conoscitore dei segreti dei cavalieri.
Mentre pensava questo accettò il suo diritto di Capo dei Cavalieri e prese una sua decisione: sarebbe tornato.
Ma prima doveva parlare e discutere con il re di Alalea.
Non voleva concludere lì la sua visione di Alagaesia per questo si sedette e espanse la sua mente oltre i limiti del possibile riuscendo a sfiorare le coste di Alagaesia e riuscendo a captare un sussurro dello spirito di alcuni draghi.
Riaprì gli occhi e si alzò. Si erse in tutta la sua statura e si avviò per parlare con il re.
Ultima modifica di Freohr il 15 luglio 2009, 17:37, modificato 1 volta in totale.
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RE: 300 anni dopo

da oromis93 » 15 luglio 2009, 13:08

wow! eragon torna alla carica [smilie=yahoo.gif] [smilie=yahoo.gif]
però fai + post e sopratutto + lunghi
bellissimo continua :laugh:
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RE: 300 anni dopo

da brom_the_knight » 15 luglio 2009, 13:16

stupendo
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RE: 300 anni dopo

da olodom » 15 luglio 2009, 18:16

veramente bello e così eragon torna in alagasia... continua presto
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RE: 300 anni dopo

da Belledward » 15 luglio 2009, 18:30

wow!! mi hai davvero rapito!!!

ma saphira non è arrabbiata con eragon???? :blink: voglio dire..lui l'ha laciata in Alagaesia!!

posta presto che sono curiosissima!!
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RE: 300 anni dopo

da gio98 » 16 luglio 2009, 7:23

Continua che vai forte!!! E' molto ben strutturata, continua!!! ;) :P :D :)
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RE: 300 anni dopo

da Freohr » 16 luglio 2009, 16:09

Capitolo 3 Partenza e arrivo

Eragon si ripresentò il giorno dopo dal il re. Entrando nella sala vide che chiunque in essa lo guardava con curiosità.
Eragon lasciò perdere quelle attenzioni fermandosi di fronte al trono del re e fece un rapido inchino anche se l'etichetta prevedeva che restasse inchinato fino al permesso di alzarsi datogli dal re. Ma mai si era sottomesso al re e ormai i cortigiani vi erano abituati.
“Mio re” disse prendendo fiato.
“Ditemi maestro Eragon e parlatemi del malore che avete avuto ieri sera a cena” rispose il re.
“Sono stato raggiunto mentalmente da un immagine di Alagaesia la mia terra allora sono corso in un luogo tranquillo per espandere la mia mente fino ad essa” disse Eragon e appena lo disse distinse molti che trattenevano il respiro.
“Da Alagaesia? Ma siamo lontanissimi da essa come ci avete sempre detto e siete riusciti a raggiungerla mentalmente?” disse il re con nuovo rispetto.
“Si mio re” rispose con un sorriso Eragon e continuò dicendo “Inoltre l'ho esplorata con la cristallomanzia e ciò che ho visto non mi è piaciuto per niente. Essa è nel caos. Per questo sono venuto ad avvisarvi che intendo tornare nella mia terra.”
Nella sala calò il silenzio.
Poi intervenne la principessa “Ma che potreste mai fare voi da solo per una terra intera”
Eragon sorrise per scusarsi “Vi ho mentito mia principessa”. La principessa sussultò.
Eragon continuò “Sara il caso mio re che mi ripresenti” a quel punto si erse in tutta la sua altezza e scoprì la propria arma e la cotta di maglia che aveva indossato poco prima di venire a parlare. Per la prima volta il re e la sua corte ebbero paura di Eragon e parve loro di vederlo per la prima volta. Parve crescere in statura e nobiltà. Il suo sguardo severo gli parve più potente di qualunque magia.
Il cavaliere disse “Piacere di conoscervi io sono Eragon Ammazzaspettri il Capo dei Cavalieri di Alagaesia ed Erede di Vrael, Figlio di Brom, Allievo di Oromis, Cavaliere dei Varden e degli elfi, fratello del precedente re dei nani Orik.” la sua voce parve tuono e la sua armatura luce.
Il re si riprese dopo un po'. “Ti saluto Eragon Ammazzaspettri io sono il Re” e continuò “so che vuoi tornare nella tua terra per questo ti preparerò una barca e permetti che alcuni dei miei servi vedano le bellezze di Alagaesia”.
“Mi spiace non posso permetterlo” rispose il cavaliere “poiché io non andrò per mare ma ci andrò tramite la magia” Eragon ripensò al quadernino nascosto nella sua bisaccia in camera sua, in quegli anni aveva inventati moltissimi incantesimi per svariati scopi compreso una variante dell'incantesimo che aveva utilizzato Arya per teletrasportare l'uovo di Saphira che permetteva di teletrasportarsi in qualunque luogo si voglia senza un grande dispendio di energia a patte di essere già stati in quel luogo ed Eragon aveva a disposizione tutta l'energia che aveva immagazzinato in Aren e nel pomolo di Brsingr.
Il re parve comprendere e disse “Bene allora ti do il mio congedo e la mia benedizione a patto che venga a salutarci prima di partire”
“Verrò molto presto devo solo prendere alcuni affetti personali”. Disse Eragon avviandosi verso la sua stanza.
Arrivato in essa si preparò. Si vestì con pesanti abiti da viaggio, la faretra con le frecce e l'arco, e sotto di esso la tunica che nascondeva la cotta di maglia scintillante, ai piedi stivaletti leggeri elfici adatti alla corsa fatti di pelle dura ma estremamente resistente in cui aveva inoltre infilato un coltello, alla vita la cinta di nero cuoio borchiato con Brising. Al collo la catenina contro la cristallomanzia, al dito Aren l'anello con lo Yawe appartenuto a Brom e infilato in uno stivale il suo pugnale. Ficcò nella sua bisaccia il suo quadernino di cuoio con le sue magie, una fiaschetta di faelirv fresco appena fatto, l'astuccio di steatite contenente Nalgask l'unguento idratante a base di olio di noci e cera d'api che aveva scoperto usavano anche qui, la cote e la striscia di cuoio con cui affilare coltello o frecce e infine un borsellino contenente parecchio denaro, dischi d'oro o gemme.
Si avviò quindi a tornare dal re.
Prima di rientrare nella sala del trono rilesse e ripeté mentalmente la formula magica del teletrasporto.
Quindi entrò. Il re lo attendeva sul trono con in mano qualcosa di nero e rosso.
“Cavaliere non avete un mantello. Prendete questo per ricordarvi di noi.” e si alzò tendendo il mantello.
“È fatto di una stoffa molto resistente, vi terra caldo d'inverno e fresco d'estate, non si strapperà, il fuoco non lo consumerà e di notte sarai molto più mimetizzato. È stato cucito e intessuto di incantesimi durante la lavorazione della stoffa da mia figli Nausica, che possa portarti fortuna.”
Eragon poté osservarlo attentamente quando lo prese in mano e se lo mise. Era un mantello nero con interno rosso lungo quasi fino ai piedi e con un colletto alto, che copriva collo e parte di mento, su cui erano disegnate delle nuvole rosse con bordo bianco.
“Grazie” disse e una lenta litania usci dalla sua bocca per poi terminare con la parola Ganga. Appena fini di parlare subito il suo corpo parve dissolversi pian piano fino a diventare trasparente e sparire completamente.

Eragon riapparve sulla riva del fiume Ramr a nord di Ilirea. Subito espanse la mente ma captò una battaglia non troppo lontana da lui e vi si diresse.
Quello che trovò in quella pianura lo sconvolse e lo rese felice.
Cavalieri e draghi stanchi, a terra e feriti. Fra di loro vi erano anche Murtagh facilmente notabile vista la vicinanza con Castigo, uno dei draghi più vecchi e grani.
Accanto a loro vi era.... vi era.... Saphira. La gioia di rivederla fu incontenibili ma Eragon non si rive, piuttosto notò le sue ferite e una rabbia gli salì in corpo mentre cercava il responsabile e presto lo trovò.
A quanto pare il peggiore abominio di questa terra si era rivelato. Un cavaliere rideva sommessamente come di una battuta capita solo da lui. Aveva i capelli rossi e gli occhi rossi e pure il suo drago era rosso e con occhi rubino acceso, erano spettri.
Eragon raggiunse la coscienza di Saphira repentinamente e la circondò con la sua per proteggerla.

Capitolo 4 Via.

Saphira era lì ansante davanti a quell'essere che rideva a lei, a Murtagh con Castigo e ad altri tre Cavalieri con i loro draghi.
Quando una coscienza la raggiunse. Non era fiammeggiante come quella dello spettro ma familiare, ed essa non attaccò ma protesse.
La dragonessa per un attimo si spaventò ma poi si riscosse e chiese.
Chi sei? Chiese il drago.
Una dolce risata le invase la mente seguita da la voce che sperava di sentire da anni. Ma come? Saphira non me lo sarei mai aspettato da te il non riconoscere il proprio cavaliere.
Per un attimo lo shock e la sorpresa la gelarono poi urlo mentalmente. ERAGON!!!!! DOVE SEI!?!?!?!? Detto questo ruggì al celo, ma un ruggito di gioia. Siamo salvi disse agli altri che la guardavano straniti.
Saphira calmati!!! Sono vicino ma hai mandato all'aria la mia segretezza. Disse Eragon
Ma chi se ne importa sei qui e questa pulce non ci farà niente dato che siamo insieme!!!! disse la dragonessa con entusiasmo.
Sara bene faccia da solo.
Intanto lo spettro che continuava a ridere, poiché aveva scambiato il ruggito di Saphira come un segno di angoscia, si bloccò di colpo poiché fu raggiunto da una coscienza mastodontica.
Capi subito di chi si trattava e saltato sul suo drago prese a fuggire.
Non prima di aver urlato all'indirizzo dei cavalieri “Siete fortunati. Qualche dio vi vuole bene poiché ha inviato a proteggervi un essere troppo potente persino per me. Mi occuperò di voi la prossima volta ma non finisce qui.” detto questo volò via.
Murtagh non credeva a ciò che era appena successo fino a un momento prima pensava fosse giunta la sua ora e non si spiegava l'improvvisa fuga dello spettro.
Che succede Saphira? Chiese.
Ma la dragonessa non lo degnava di uno sguardo totalmente presa a guardare in una direzione.
Murtagh segui il uno sguardo che si posò su una figura ammantata che procedeva lenta verso di loro.

Eragon procedette verso di loro e si fermo. Pose le mani a coppa davanti a se ed esegui un incantesimo di cura che aveva inventato. Dalle sue mani a coppa partirono vari filamenti di energia blu che andarono a coprire le ferite altrui rimarginandole istantaneamente.
Fatto ciò si scopri il volto dal cappuccio.
Vide la curiosità dipinta sui volti dei nuovi cavalieri, non avevano mai visto la faccia del vero Capo dei Cavalieri. Mentre la sorpresa sui volti di Murtagh e Castigo, la gioia su quello di Saphira.
“Murtagh” disse con cortesia “Mi occupo io di quei due” disse con un cenno del testa verso il punto dove erano volati via gli spettri.
“Maestro Murtagh chi è costui? Lo conoscete?” chiese un Cavaliere.
“È mio fratello Eragon Ammazzaspettri” disse questo.
Sorpresa, ammirazione, rispetto e riverenza si alternarono sui volti o musi dei sei, draghi e umani. Si inchinarono profondamente tutti.
“Raduna i regnanti e i Cavalieri più vecchi e seleziona i nuovi cavalieri non ancora addestrati, voglio istruire degli allievi alla vecchia maniera quando tornerò dopo aver sistemato gli spettri.” ordinò con autorità Eragon.
“Agli ordini” disse Murtagh.
Eragon e Saphira fusero per un attimo le loro coscienze ed Eragon disse: Ci vediamo presto d'accordo?
Fai il prima possibile.
Da quando non voliamo insieme?
Detto questo Eragon spari. Teletrasportandosi all'inseguimento degli spettri e ridendo delle sue nuove avventure.
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RE: 300 anni dopo

da Eragon-ebrithil » 16 luglio 2009, 16:53

bellissima ff!!!!
scrivi benissimo l'ultima parola che ti posso scrivere è:


continua!!!!!!! :arms:
Eragon:pòmnuria hjarta achì vanta abr ganga un Arya Svit-kona
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