da Freohr » 16 luglio 2009, 16:09
Capitolo 3 Partenza e arrivo
Eragon si ripresentò il giorno dopo dal il re. Entrando nella sala vide che chiunque in essa lo guardava con curiosità.
Eragon lasciò perdere quelle attenzioni fermandosi di fronte al trono del re e fece un rapido inchino anche se l'etichetta prevedeva che restasse inchinato fino al permesso di alzarsi datogli dal re. Ma mai si era sottomesso al re e ormai i cortigiani vi erano abituati.
“Mio re” disse prendendo fiato.
“Ditemi maestro Eragon e parlatemi del malore che avete avuto ieri sera a cena” rispose il re.
“Sono stato raggiunto mentalmente da un immagine di Alagaesia la mia terra allora sono corso in un luogo tranquillo per espandere la mia mente fino ad essa” disse Eragon e appena lo disse distinse molti che trattenevano il respiro.
“Da Alagaesia? Ma siamo lontanissimi da essa come ci avete sempre detto e siete riusciti a raggiungerla mentalmente?” disse il re con nuovo rispetto.
“Si mio re” rispose con un sorriso Eragon e continuò dicendo “Inoltre l'ho esplorata con la cristallomanzia e ciò che ho visto non mi è piaciuto per niente. Essa è nel caos. Per questo sono venuto ad avvisarvi che intendo tornare nella mia terra.”
Nella sala calò il silenzio.
Poi intervenne la principessa “Ma che potreste mai fare voi da solo per una terra intera”
Eragon sorrise per scusarsi “Vi ho mentito mia principessa”. La principessa sussultò.
Eragon continuò “Sara il caso mio re che mi ripresenti” a quel punto si erse in tutta la sua altezza e scoprì la propria arma e la cotta di maglia che aveva indossato poco prima di venire a parlare. Per la prima volta il re e la sua corte ebbero paura di Eragon e parve loro di vederlo per la prima volta. Parve crescere in statura e nobiltà. Il suo sguardo severo gli parve più potente di qualunque magia.
Il cavaliere disse “Piacere di conoscervi io sono Eragon Ammazzaspettri il Capo dei Cavalieri di Alagaesia ed Erede di Vrael, Figlio di Brom, Allievo di Oromis, Cavaliere dei Varden e degli elfi, fratello del precedente re dei nani Orik.” la sua voce parve tuono e la sua armatura luce.
Il re si riprese dopo un po'. “Ti saluto Eragon Ammazzaspettri io sono il Re” e continuò “so che vuoi tornare nella tua terra per questo ti preparerò una barca e permetti che alcuni dei miei servi vedano le bellezze di Alagaesia”.
“Mi spiace non posso permetterlo” rispose il cavaliere “poiché io non andrò per mare ma ci andrò tramite la magia” Eragon ripensò al quadernino nascosto nella sua bisaccia in camera sua, in quegli anni aveva inventati moltissimi incantesimi per svariati scopi compreso una variante dell'incantesimo che aveva utilizzato Arya per teletrasportare l'uovo di Saphira che permetteva di teletrasportarsi in qualunque luogo si voglia senza un grande dispendio di energia a patte di essere già stati in quel luogo ed Eragon aveva a disposizione tutta l'energia che aveva immagazzinato in Aren e nel pomolo di Brsingr.
Il re parve comprendere e disse “Bene allora ti do il mio congedo e la mia benedizione a patto che venga a salutarci prima di partire”
“Verrò molto presto devo solo prendere alcuni affetti personali”. Disse Eragon avviandosi verso la sua stanza.
Arrivato in essa si preparò. Si vestì con pesanti abiti da viaggio, la faretra con le frecce e l'arco, e sotto di esso la tunica che nascondeva la cotta di maglia scintillante, ai piedi stivaletti leggeri elfici adatti alla corsa fatti di pelle dura ma estremamente resistente in cui aveva inoltre infilato un coltello, alla vita la cinta di nero cuoio borchiato con Brising. Al collo la catenina contro la cristallomanzia, al dito Aren l'anello con lo Yawe appartenuto a Brom e infilato in uno stivale il suo pugnale. Ficcò nella sua bisaccia il suo quadernino di cuoio con le sue magie, una fiaschetta di faelirv fresco appena fatto, l'astuccio di steatite contenente Nalgask l'unguento idratante a base di olio di noci e cera d'api che aveva scoperto usavano anche qui, la cote e la striscia di cuoio con cui affilare coltello o frecce e infine un borsellino contenente parecchio denaro, dischi d'oro o gemme.
Si avviò quindi a tornare dal re.
Prima di rientrare nella sala del trono rilesse e ripeté mentalmente la formula magica del teletrasporto.
Quindi entrò. Il re lo attendeva sul trono con in mano qualcosa di nero e rosso.
“Cavaliere non avete un mantello. Prendete questo per ricordarvi di noi.” e si alzò tendendo il mantello.
“È fatto di una stoffa molto resistente, vi terra caldo d'inverno e fresco d'estate, non si strapperà, il fuoco non lo consumerà e di notte sarai molto più mimetizzato. È stato cucito e intessuto di incantesimi durante la lavorazione della stoffa da mia figli Nausica, che possa portarti fortuna.”
Eragon poté osservarlo attentamente quando lo prese in mano e se lo mise. Era un mantello nero con interno rosso lungo quasi fino ai piedi e con un colletto alto, che copriva collo e parte di mento, su cui erano disegnate delle nuvole rosse con bordo bianco.
“Grazie” disse e una lenta litania usci dalla sua bocca per poi terminare con la parola Ganga. Appena fini di parlare subito il suo corpo parve dissolversi pian piano fino a diventare trasparente e sparire completamente.
Eragon riapparve sulla riva del fiume Ramr a nord di Ilirea. Subito espanse la mente ma captò una battaglia non troppo lontana da lui e vi si diresse.
Quello che trovò in quella pianura lo sconvolse e lo rese felice.
Cavalieri e draghi stanchi, a terra e feriti. Fra di loro vi erano anche Murtagh facilmente notabile vista la vicinanza con Castigo, uno dei draghi più vecchi e grani.
Accanto a loro vi era.... vi era.... Saphira. La gioia di rivederla fu incontenibili ma Eragon non si rive, piuttosto notò le sue ferite e una rabbia gli salì in corpo mentre cercava il responsabile e presto lo trovò.
A quanto pare il peggiore abominio di questa terra si era rivelato. Un cavaliere rideva sommessamente come di una battuta capita solo da lui. Aveva i capelli rossi e gli occhi rossi e pure il suo drago era rosso e con occhi rubino acceso, erano spettri.
Eragon raggiunse la coscienza di Saphira repentinamente e la circondò con la sua per proteggerla.
Capitolo 4 Via.
Saphira era lì ansante davanti a quell'essere che rideva a lei, a Murtagh con Castigo e ad altri tre Cavalieri con i loro draghi.
Quando una coscienza la raggiunse. Non era fiammeggiante come quella dello spettro ma familiare, ed essa non attaccò ma protesse.
La dragonessa per un attimo si spaventò ma poi si riscosse e chiese.
Chi sei? Chiese il drago.
Una dolce risata le invase la mente seguita da la voce che sperava di sentire da anni. Ma come? Saphira non me lo sarei mai aspettato da te il non riconoscere il proprio cavaliere.
Per un attimo lo shock e la sorpresa la gelarono poi urlo mentalmente. ERAGON!!!!! DOVE SEI!?!?!?!? Detto questo ruggì al celo, ma un ruggito di gioia. Siamo salvi disse agli altri che la guardavano straniti.
Saphira calmati!!! Sono vicino ma hai mandato all'aria la mia segretezza. Disse Eragon
Ma chi se ne importa sei qui e questa pulce non ci farà niente dato che siamo insieme!!!! disse la dragonessa con entusiasmo.
Sara bene faccia da solo.
Intanto lo spettro che continuava a ridere, poiché aveva scambiato il ruggito di Saphira come un segno di angoscia, si bloccò di colpo poiché fu raggiunto da una coscienza mastodontica.
Capi subito di chi si trattava e saltato sul suo drago prese a fuggire.
Non prima di aver urlato all'indirizzo dei cavalieri “Siete fortunati. Qualche dio vi vuole bene poiché ha inviato a proteggervi un essere troppo potente persino per me. Mi occuperò di voi la prossima volta ma non finisce qui.” detto questo volò via.
Murtagh non credeva a ciò che era appena successo fino a un momento prima pensava fosse giunta la sua ora e non si spiegava l'improvvisa fuga dello spettro.
Che succede Saphira? Chiese.
Ma la dragonessa non lo degnava di uno sguardo totalmente presa a guardare in una direzione.
Murtagh segui il uno sguardo che si posò su una figura ammantata che procedeva lenta verso di loro.
Eragon procedette verso di loro e si fermo. Pose le mani a coppa davanti a se ed esegui un incantesimo di cura che aveva inventato. Dalle sue mani a coppa partirono vari filamenti di energia blu che andarono a coprire le ferite altrui rimarginandole istantaneamente.
Fatto ciò si scopri il volto dal cappuccio.
Vide la curiosità dipinta sui volti dei nuovi cavalieri, non avevano mai visto la faccia del vero Capo dei Cavalieri. Mentre la sorpresa sui volti di Murtagh e Castigo, la gioia su quello di Saphira.
“Murtagh” disse con cortesia “Mi occupo io di quei due” disse con un cenno del testa verso il punto dove erano volati via gli spettri.
“Maestro Murtagh chi è costui? Lo conoscete?” chiese un Cavaliere.
“È mio fratello Eragon Ammazzaspettri” disse questo.
Sorpresa, ammirazione, rispetto e riverenza si alternarono sui volti o musi dei sei, draghi e umani. Si inchinarono profondamente tutti.
“Raduna i regnanti e i Cavalieri più vecchi e seleziona i nuovi cavalieri non ancora addestrati, voglio istruire degli allievi alla vecchia maniera quando tornerò dopo aver sistemato gli spettri.” ordinò con autorità Eragon.
“Agli ordini” disse Murtagh.
Eragon e Saphira fusero per un attimo le loro coscienze ed Eragon disse: Ci vediamo presto d'accordo?
Fai il prima possibile. Da quando non voliamo insieme?
Detto questo Eragon spari. Teletrasportandosi all'inseguimento degli spettri e ridendo delle sue nuove avventure.