Inoltre vi imploro di aiutarmi...
[spoiler]Per il titolo del sequel di brisingr avevo pensato a due titoli (Empire no perchè ce ne sono 20.000.000.000.000 (ok sto esagerando, ma ce ne sono tanti))
Quindi, visto che la storia è praticamente centrata su una strana fiala dal contenuto misterioso (per voi forse, ma per me no

Vi prego! HELP ME!!!
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adesso attiro l'attenzione...
[spoiler]

...ed ora eccovi il post
Pochi minuti ed era arrivata all’hotel dove alloggiava. Si fermò all’entrata, sentendosi una strana sensazione addosso, ma la ignorò, entrando nell’Atlas City Hotel, avvicinandosi al bancone in legno della reception dove una donna, dietro di esso, le rivolse un gran sorriso.
- Buonasera - le disse in tedesco, prendendo la chiave della stanza 307, porgendogliele - Passato una buona serata? -
Sorrise in modo forzato - Sì, grazie - rispose, voltandosi verso le scale e l’ascensore alla sua sinistra - Buonanotte -
- Buonanotte -
Lasciala reception e salì lentamente le scale, fino all’ultimo piano, poi svoltò a sinistra per un lungo corridoio, raggiungendo l’ultima stanza a destra. Infilò la chiave nella serratura ed entrò nella stanza, chiudendo a chiave la porta.
La camera non era un granché: era piccola, il letto matrimoniale ci stava appena lasciando il posto ad un piccolo armadio, poi c’era un’unica finestra, che dava sulla Paul- Heyse-Straße, appena sopra alle scale antincendio esterne. Una parete divisoria separava la camera dal bagno, altrettanto piccolo e senza alcuna finestra.
Lanciò la chiave sul letto ed entrò nel bagno, aprendo il getto d’acqua fredda della doccia, entrando subito dopo essersi spogliata. Sperò con tutto il cuore che l’acqua ghiacciata le togliesse dalla testa quei pensieri che l’Elementale le aveva messo in testa, ma sembrava non funzionare.
“E se Jane avesse ragione?”
***
Non appena aveva visto Angelica si era nascosto dietro un angolo, aspettando che la ragazza entrasse nell’hotel e che il suo cuore ricominciasse a battere.
Si era avvicinato all’entrata e, prima di entrare, aveva aspettato che la mora se ne andasse dalla reception. La donna mora dietro al bancone gli sorrise, dicendo qualcosa in tedesco, che non riuscì a capire.
“Io faccio schifo in tedesco!” pensò, iniziando a parlare in inglese - Buonasera, una mia amica alloggia qui, sapreste dirmi la sua camera? -
- Certo, qual è il nome della sua amica? -
- Angelica Vetra -
La donna gli sorrise di nuovo - La stanza è la numero 307. All’ultimo piano prenda il corridoio a sinistra, la camera è l’ultima a destra. Vuole che la avvisi del suo arrivo? -
- No, grazie - disse, salutando la donna con un lieve cenno del capo e salendo le scale di corsa, con il cuore che batteva all'impazzata all'idea di rivederla.
"E già che ci sono le dico quattro parolacce per aver combinato tutto questo casino" pensò, arrivando all'ultimo piano dell'hotel, svoltando a sinistra per un lungo corridoio tenendo lo sguardo fisso sull'ultima porta e, quando si fermò proprio davanti, lesse più e più volte il numero 307.
Bussò e restò in silenzio.
Qualcuno parlò in tedesco, ma riconobbe subito la voce, e restò in silenzio. La serratura scattò e la porta si aprì, mostrandogli la ragazza che desiderava stringere di nuovo tra le braccia, avvolta in un candido asciugamano. Angelica sgranò gli occhi ed impallidì ancora di più - Matteo...cosa...-
La spinse in camera ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle, voltandosi poi verso la ragazza - Angelica. Devi tornare immediatamente -
- Co…cosa ci fai qui? -
- Ti ho cercato da quanto te ne sei andata, cosa pensi che ci faccia qui? -
Lei fece dei profondi respiri - Devo chiederti di andartene -
- Dopo tutta la strada che ho fatto mi chiedi di andarmene? -
- Esatto -
- E se non lo faccio? Scappi di nuovo? -
- Ti butto fuori con la forza - rispose Angelica in tono freddo - Ora vattene -
- No -
- Non costringermi ad usare la forza -
- La forza? Non so se hai notato ma sono due volte più grosso di te, sono un uomo e tu una donna piccola e magrolina -
La mora non si scompose ed incrociò le braccia al petto - Io sono un Agente -
- Oh certo - disse in tono ironico - E scommetto che sotto l’asciugamano nascondi un fucile -
- Non ho bisogno del fucile per mandarti via -
Fece un passo avanti, fronteggiandola - Ah no? -
- Le mie mani fanno ancora più male -
- Non penso -
Angelica gli tirò un forte schiaffo, restando impassibile. Si portò una mano alla guancia colpita e guardò la ragazza, confuso.
- Vattene -
- Non ci penso proprio - rispose - Adesso torni a Verona con me di tua spontanea volontà oppure ti riporto a casa con la forza -
- Non hai il coraggio di farmi del male -
Era troppo. La spinse contro il muro, bloccandole le braccia, cercando però di non farle male - Adesso tu torni con me a Verona immediatamente -
- No -
- Sei testarda come un mulo! -
- E tu non dovevi cercarmi! -
- Sono venuto a cercarti perché sei una stupida! -
- E tu sei un asino! -
- Testona! -
- Brutto scemo! -
L’afferrò senza sforzo, facendole di nuovo battere la schiena contro il muro - Sto cominciando ad arrabbiarmi! -
- Non me ne frega niente! -
- Sono arrabbiato perché sei scappata, sono arrabbiato perché mi hai lasciato da solo, sono arrabbiato perché hai smesso di lottare! -
Angelica gli diede uno spintone, facendolo arretrare, afferrandogli il collo - Io non ho smesso di lottare! -
- Sì invece! - disse, liberandosi in fretta ed allontanando la fidanzata con uno spintone, facendole sbattere la schiena contro il muro - Hai assecondato i piani della spia -
- Volevo proteggervi! -
- Non ci hai protetto Angelica. Non hai fatto proprio niente! -
La ragazza partì all’attacco, tirandogli un altro schiaffo: sentì immediatamente il sapore del sangue sulle labbra. Angelica fece per colpirlo di nuovo, ma le afferrò entrambi i polsi, facendola prima inginocchiare e poi sdraiare a terra.
- La spia ha tenuto sotto controllo sia me, sia Elisabeth e anche Beatrice! - le urlò ad un soffio dal suo viso - Cosa volevano secondo te?! Usarci per attirarti di nuovo a Verona e per costringerti ad allearti con la spia! -
Angelica sembrò calmarsi un attimo, facendo dei respiri profondi per rilassarsi. Le liberò i polsi, ma non si fidò a liberarla: gli aveva fatto male con quello schiaffo!
La mora gli appoggiò la mano fredda sulla guancia, lanciando un sospiro - Scusami, non dovevo colpirti -
- Ti sei calmata adesso? - domandò, spostandosi ed aiutandola a mettersi a sedere.
Lei annuì, sistemandosi l’asciugamano - Hai ragione tu. Non dovevo... -
Non le diede nemmeno il tempo di concludere la frase: si avvicinò ed appoggiò le labbra sulle sue.
***
Rimase immobile per qualche secondo, ma poi si lasciò andare: gli strinse forte la maglia, facendolo avvicinare ancora di più. Proprio quando stava per cedere, il ragazzo si fermò, alzandosi in piedi ed aiutandola a fare lo stesso, ma solo per farla sedere di nuovo sul letto.
- Come hai fatto a trovarmi? - domandò, prevedendo già la risposta - Anzi, non dirmelo. Scommetto che dietro a tutto questo ci sono Elisabeth e Beatrice -
- Se non fosse stato per loro non sarei mai riuscito a seminare gli Agenti che ci pedinavano -
- Sai con esattezza perché vi seguivano? -
- No, ma di sicuro volevano scoprire dove sei - disse lui - Ma per fortuna sono arrivato all’aeroporto senza farmi scoprire -
- Elisabeth e Beatrice? Che fine hanno fatto? -
- Non lo so. Mi hanno detto di non chiamare -
Chiuse gli occhi, lanciando un sospiro - Speriamo che non sia successo niente -
- Se vuoi scoprirlo basta tornare a casa -
- Non so se c’è un aereo che va a Verona. Forse domani mattina - disse, senza ricevere risposta, lanciando un’occhiata a Matteo - Ti senti bene? -
Il ragazzo le mise una mano nei capelli ancora bagnati e l’attirò a sé, baciandola con disperazione, accarezzandole quel poco di schiena lasciata scoperta dall’asciugamano.
Si staccò appena, prendendo fiato - Non credo sia una buona idea -
- Cosa vuoi fare fino a domani mattina? -
- Dormire? Tu hai le borse sotto agli occhi -
- Ho fatto il pieno di zuccheri in aereo -
Scosse la testa sorridendo - Non ci credo, hai preso l’aereo anche se hai paura di volare? -
- Non ho paura di volare è che quel coso poteva cadere per...un guasto, un temporale, magari la vecchia seduta vicino a me era una terrorista, come fai a dirlo? -
Rise piano, portandosi le mani al viso - Matteo Dall’Angelo, non ti facevo così pessimista -
- Poteva staccarsi il motore da un momento all’altro -
- Se mi dici che hai visto un Gremlins... -
- Non ho visto nessun Gremlins -
- Sicuro? Perché a loro piace rosicchiare le parti dei motori degli aerei -
- Non sei spiritosa -
Scoppiò a ridere, sdraiandosi sul letto a pancia in su. Matteo non disse niente: restò con la sua solita espressione imbronciata finché non smise di ridere. Si mise di nuovo a sedere, togliendosi una lacrima che le rigava la guancia per il troppo ridere - Sai, stare da sola mi ha fatto pensare a come sarebbe la mia vita senza demoni, senza essere chiamata ogni giorno dall’Agenzia, senza correre pericoli. Dirò alla Direttrice che mi ritiro. Per sempre -
Il moro le sorrise, ma lei abbassò lo sguardo.
- Ti dispiace lasciare l'Agenzia?-
Scrollò la testa - No, é solo che non mi lasceranno andare via tanto facilmente. Ma parlerò civilmente con la Direttrice, cercando di trovare un accordo -
Matteo si avvicinò al suo viso - Lo spero davvero, sarebbe bello non avere più demoni che non ti ronzano intorno pronti ad ucciderti -
Annuì - Sì, sarebbe bello - sussurrò, chiudendo gli occhi ed eliminando la distanza che li divideva, mentre lui alzò piano una mano, accarezzandole la nuca. Fremette a quel tocco così dolce e schiuse appena le labbra per approfondire il contatto, gettandogli poi le braccia al collo, con le mani perse in quei capelli castani che amava stringere tra le dita. Quando si staccarono, entrambi avevano il respiro affannato.
- Tornerai a Verona, allora? Non dovrò usare la forza per costringerti a prendere l’aereo, vero? -
Scosse la testa - Non serve usare la forza. Non posso lasciarti prendere l’aereo con la paura folle che ti ritrovi -
Il moro le sorrise, togliendole completamente l'asciugamano di dosso, facendola sdraiare sul letto - Quando la smetterai di prendermi in giro? - domandò lui, mettendosi sopra di lei.
- Mai -
- Beh, allora io dirò ospedale, ospedale, ospedale, luogo chiuso, luogo chiuso, luogo chiuso, ospedale, ospedale e ospedale-
Inarcò un sopracciglio, mettendo il broncio - Scemo -
Matteo rise, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio - Sei tremendamente eccitante quando fai quella faccia -
Aggrottò la fronte, non capendo - Io non faccio nessuna faccia -
Il fidanzato non le rispose, ma iniziò ad accarezzarle la schiena nuda, scossa da strani brividi, e a baciarla con disperazione, come se lei fosse acqua e lui un assetato nel bel mezzo del deserto.
***
Si staccò appena, osservando la ragazza e per un attimo si sentì male nel vedere una cicatrice sulla spalla destra, la stessa spalla dove l’Incubo l’aveva ferita settimane prima; ma poi le sorrise, accarezzandole i capelli bagnati - Mi sei mancata così tanto -
- Anche tu mi sei mancato -
- Promettimi che non te ne andrai più -
- Non scapperò più, te lo prometto. Solo ora mi sono resa conto dell’errore che ho commesso, ma adesso... - iniziò la ragazza, invertendo le posizioni e mettendosi a cavalcioni sopra di lui - Basta parlare -
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