Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

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Re: RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 16 settembre 2012, 14:27

Robinia97 ha scritto:
PuCcIaFoReVeR ha scritto:
Robinia97 ha scritto:Bel capitolo :D :D dolce selenaaaaaaa.....murtagh piccolo???? :innamorato: :innamorato: :innamorato: :innamorato: :innamorato: :innamorato: :innamorato: :innamorato:

checcarino! :P :P :innamorato:

purtroppo non me la sono mai ritrovata, ma volevo pubblicare sulla mia ff una lettera di nasuada dove diceva "un figlio maschio? ve lo immaginate un piccolo murtagh? me lo strapazzereiiiiiiii!!!!!!!" :innamorato: :innamorato: :innamorato: :innamorato: quoto, quotooooooo

dovresti riscriverla! sono sicura k farebbe successooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da letta » 16 settembre 2012, 18:44

Oddio, ma Selena sei proprio una scassabip! Va beh che le mamme sono tutte delle rompi, ma così esageri, accidenti!! -_- Poverino Murtagh, non vedi che è già in difficoltà di suo???
Però con i bimbettini è un amoreeeeeeeeee!!!! :innamorato:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Lupaccia » 16 settembre 2012, 19:42

Oddio un piccolo Murtagh *w*
No preferirei il grande. Non mi piacciono i bambini xD
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 17 settembre 2012, 8:30

mi dispiace deludervi ma nn ci sarà nessun Murtagh-baby... nn bastano Ryan e Gemma??? :D
@Letta: xk dici csì??? Selena nn è impicciona, scassabip o altro cm dici tu... stava soltanto cercando di aiutare Murty a capire k G & R sono figli suoi e nn di Eragon :sleep:

Aggiunto dopo 1 ore 15 minuti:

Pov Nasuada
Arya era in piedi davanti al gate d’entrata per l’aereo. Era appoggiata al muro e teneva le bracci a incrociate al petto. Lo sguardo era fisso sul cartello degli orari e alle orecchie pendevano i fili bianchi degli auricolari. Si era cambiata i vestiti. Aveva messo da parte i suoi abiti e le sue scarpe con tacco 12 per indossare un paio di pantaloni lucidi neri, una canotta bianca, una giacca corta beige e un paio di stivaletti dello stesso colore. Mi avvicinai a lei, trascinandomi dietro le valigie che tutte insieme pesavano più di me. Si tolse le cuffiette, lasciandole penzolanti dalla tasca dei pantaloni. «Sei in ritardo. Tra pochi minuti partirà l’aereo.» disse secca girandosi verso di me.
«M-Mi dispiace... ma le valigie per un mese non sono facili da preparare...»
«Forza, andiamo...» mormorò prendendomi la mano e tirandomi attraverso il gate. Lasciammo le valigie su un rullo e salimmo a bordo, sistemandoci nei nostri posti. «Credo di doverti ancora delle scuse...» dissi dopo diversi attimi di imbarazzante silenzio. Mi guardò sostenendo il mio sguardo. «Non dire sciocchezze! Non è colpa tua. Di sicuro avevi un buon motivo per non rispondere...»
«Non esattamente...»
«In che senso, scusa?»
«Ero arrabbiata con te per quello che avevi detto a Gemma e Ryan... per questo non ti ho risposto la prima volta...»
«Come stanno?»
«Indagano...»
«Sono da Katrina?»
«No... Sono con un mio amico che abita vicino a casa...»
«Oh... beh... ora puoi stare tranquilla, no?»
«Certamente. La madre di quel ragazzo è una donna così dolce e carina...»
«Allora sono anche al sicuro...»
«Già...»
“Si pregano i gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. Tra pochi minuti avrà inizio la manovra di decollo. Rimanete seduti.” , ci avvertì la voce dell’hostess. Seguii subito gli ordini e così fece anche mia sorella. In pochi minuti l’aereo decollò e fummo in viaggio.
**********************
Mia sorella mi scosse delicatamente, svegliandomi. Era quasi mezzogiorno e stavamo sorvolando l’aeroporto della capitale brasiliana. L’aereo iniziò a perdere quota e in pochi minuti fummo a terra.

Pov Arya
Prendemmo le valigie e chiamammo un taxi che ci portasse a casa. Dieci minuti dopo avevamo appoggiato le valigie sulla soglia ed eravamo tornati in macchina per andare direttamente all’ospedale. Scendemmo davanti a grosse porte di vetro e chiedemmo alla segretaria dove fosse nostro padre. Ci indicò il terzo piano con le dita sullo schermo del computer e corremmo a perdifiato su per le scale, fino alla camera 35. Fuori non c’era nessuno, a parte qualche infermiera che spingeva pigramente carrelli pieni di medicinali. Aprii piano la porta e lo trovai lì, disteso sul letto che guardava fuori dalla finestra con aria triste. Mi avvicinai al letto e così fece anche Nasuada, che però si tenne qualche metro di distanza da me.
«Papà...» mormorai. Lui si voltò verso di me, facendo finta di non vedere mia sorella.
«Ciao Arya...» rispose. Mi voltai verso mia sorella e le feci un cenno di avvicinarsi. Strascicò i piedi fino alle lenzuola candide e prese la mano di nostro padre, che la ritrasse subito, come se quella della figlia scottasse. «Papà, io...» iniziò lei.
«Non chiamarmi così! Non sono più tuo padre!» gridò, poi si rivolse a me «Non mi avevi detto che avresti portato quella lì...»
Gli occhi di Nasuada s’imperlarono di lacrime.
«È la tua unica figlia, papà. Dovevo.» dissi stringendogli la mano, quasi a bloccargli la circolazione. Lui scosse la testa.
«Mia figlia è morta nove anni fa.»
«Non è vero. Lei è qui e...»
«No, Arya! Lascialo dire! Tanto io me ne stavo andando!» gridò lei uscendo e sbattendo la porta. Sospirai. «Perché non vuoi accettare quello che le è successo?» chiesi in un sussurro.
«Era la mia bambina. E quella bambina ha tradito la mia fiducia.»
«Non è stata colpa sua... non del tutto, almeno.»
«Non cercare di scusarla. Io sapevo che avrebbe fatto la fine della madre. L’ho educata perché non succedesse, ma lei se n’è infischiata ed è andata a letto con quel maiale!»
«Lui non fa più parte della sua vita. Da quando siamo emigrati qui.»
«Tanto meglio per lei.»
«No... i suoi figli avrebbero bisogno di un padre... lei non può fare per due...»
«Lo ha fatto per tutti questi anni, no?»
«Sì, ma... ora quei due hanno iniziato ad indagare sul suo passato, rendendola emotivamente instabile...»
«Non m’interessa...»
«Potresti almeno cercare di essere cortese...»
«Lo farò per te...»
«Grazie.»
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da letta » 18 settembre 2012, 10:22

Mmm... Se Selena non è una scassabip il papà di Nasuada lo è! -_- E' così... Insensibile... Almeno si potrebbe sforzare di essere un po' più comprensivo con lei!
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Re: RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 18 settembre 2012, 10:41

letta ha scritto:Mmm... Se Selena non è una scassabip il papà di Nasuada lo è! -_- E' così... Insensibile... Almeno si potrebbe sforzare di essere un po' più comprensivo con lei!

tranquilla! tra qualche capitolo si capirà perchè si comporta così! :laugh:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Murtagh4e » 18 settembre 2012, 10:55

bel capitolo! k burbero il padre di nasuada! nn me lo sarei mai immaginato così! :D :P posta presto!!!!!!!!!!!!!!
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Lupaccia » 18 settembre 2012, 20:12

odioso il padre >.< murtagh non è un maiale!!
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da letta » 19 settembre 2012, 12:43

O.O Ho pensato a una cosa.... Rivelazione sconvolgente... Ma il padre di Nasuada non è Ajihad?? [smilie=swoon.gif]
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 19 settembre 2012, 13:08

sì, è lui... e allora? :blink:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Murtagh4e » 19 settembre 2012, 13:09

ti pregoooo!!!!!!!!! postaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 19 settembre 2012, 13:10

sisi, vai tra... forse gg o dmni posto!
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Robinia97 » 19 settembre 2012, 14:48

Rieccomiiiiii!!!! Cmq che scassascatole il padre di nasuada! comprendila, no? :( no..cmq sia bel capitolo :D :D :D :D posta prresssttttoooooooo!!!!!! :P :P :P
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 1 ottobre 2012, 10:26

Pov Murtagh
Mamma ci portò in cucina, servendoci una zolletta di zucchero intinta nel miele, come faceva quando ero triste da piccolo. Poi spinse tutta la famiglia a dormire. Ci ritrovammo nel corridoio delle scale, io e mio padre in pigiama, mentre mamma indossava una camicetta da notte troppo osé. Eravamo entrati nelle nostre stanze senza ricordarci dei figli di Nasuada. Così eravamo stati costretti ad uscire quando ce ne eravamo resi conto. «Selena, non abbiamo ancora deciso dove dormiranno i bambini.» iniziò mio padre interrompendo l’imbarazzante silenzio.
«Beh, la camera da letto di Eragon è la più grande, perciò...» iniziò lei. La fulminai con lo sguardo. Davvero aveva il coraggio di infierire in quel modo? «Non è sicuro far dormire dei bambini nella camera-porcile di mio fratello.» dissi acido, incrociando le braccia al petto. Mia madre mi guardò male.
«Murtagh! Non è carino! È pur sempre tuo fratello!» mi strigliò Morzan.
«E poi la mia stanza non è così scandalosa come può sembrare!» si lamentò Eragon.
«Non fate così. Però Murtagh ha ragione. Eragon, domani metterai un po’ in ordine là dentro. Per stanotte Gemma e Ryan dormiranno con Murtagh. Vi va bene?» chiese mia madre rivolgendosi prima a mio fratello, poi ai bambini. Annuii abbastanza soddisfatto e invitai loro nella mia stanza, dove tutto era in ordine.
«Uno di voi due dovrà dormire con me sul divano.» dissi indicando con un cenno del capo il piccolo sofà addossato alla parete dove occupava la nicchia della libreria. Si guardarono negli occhi, in un dialogo che solo tra gemelli può avvenire così silenziosamente. «Abbiamo deciso che dormirà Gemma con te.» disse il fratello incrociando le mani dietro la testa. «Non è esattamente quello che si chiama galanteria, ma per me va bene.» sentenziai alzando le spalle. La bambina sorrise e mi strinse le braccia sottili alla vita. Si misero il pigiama e si lavarono i denti nel bagno di fronte alla mia stanza. Intanto io coprii il divano di coperte e ne piegai una ai piedi. Augurai la buonanotte a tutti e due e mi sdraiai. Gemma si raggomitolò al mio fianco nella parte interna del sofà, appoggiando la testa sul mio petto. Arrossii pesantemente e chiusi gli occhi.
***********************************
Quando mi svegliai la mattina alla porta era appesa una busta di plastica trasparente con dentro una fotografia. Gemma non era più accanto a me, ma era addormentata vicino al fratello. Mi trascinai fino a poter prendere la busta e guardai la foto. Eravamo io e Gemma, io che abbracciavo lei e la bambina che mi cingeva il collo con le braccia. “Non siete carini insieme?” La scrittura di mia madre sul retro della carta fotografica mi fece arrossire. Aprii la porta e scesi silenziosamente in cucina, dove mia madre stava preparando la colazione. Le baciai la guancia e mi sedetti al tavolo. «Cosa vorrebbe dire quella scritta dietro a quella foto, mamma?» chiesi con tono accusatorio.
«Niente... è solo che... ecco... non ho resistito...» disse sorridendomi sinceramente. C’era qualcosa di strano in lei ultimamente. Alzai un sopracciglio, guardandola dubbioso.
«Fame, cucciolotto?» mi chiese tornando ai fornelli.
«Un po’...» confessai sovrastando il fastidioso rumore della mia pancia che brontolava.
«Lo credo! Mangi pochissimo a cena. Come farai a mettere su qualche chilo se non metti qualcosa sotto i denti?» disse baciandomi la tempia. La scansai con un mano.
«Smetti di baciarmi! Non sono un bambino!» protestai mettendo il broncio. Lei scoppiò in una risata cristallina e mi arruffò i capelli già spettinati dal cuscino.
«Vai a svegliare Gemma e Ryan. Avranno fame anche loro...»
Mi alzai e salii le scale quasi trascinandomi. Aprii la porta e scossi piano la bambina. Questa si voltò verso di me, senza aprire gli occhi. «Gemma... sono Murtagh... alzati... mia madre ha preparato la colazione...» sussurrai. «Mamma?» chiese socchiudendo gli occhi, ancora nel mondo dei sogni, probabilmente.
«No... Murtagh... Gemma? Mi senti?» chiesi vedendola richiudere gli occhi azzurro-ghiaccio. Scosse la testa e si voltò dall’altra parte, dandomi le spalle. «Tornate domani. Non sono in casa...» borbottò.
«No, Gemma... devi svegliarti...» dissi ancora. Si alzò a sedere a fatica e scese dal letto, cingendomi il collo con le braccia, per sorreggersi. «Dov’è tuo fratello?» chiesi non vedendolo sul letto.
«Suppongo che sia in bagno...» disse ancora assonnata. Si sfregò gli occhi, barcollando fino al corridoio. Bussò alla porta del bagno e Ryan gridò: «Lasciami in pace, Gemma!»
«Ryan! Sono Murtagh! Siamo al piano di sotto a fare colazione! Quando sei pronto scendi!» gridai a mia volta, prendendo la bambina per mano e guidandola in cucina. Le lasciai la mano e mi andai a sedere, ma lei rimase ferma sulla porta. Mamma se ne accorse e le andò vicino. Le augurò buon giorno e le baciò la fronte.
«Avrai fame...» disse portandola al tavolo.
«In realtà per niente...» sospirò. Mamma le cinse le spalle con le braccia, stringendola in un morbido e rincuorante abbraccio. «So che ti manca la tua mamma...» disse sfregandole la schiena con le mani.
«Sì...» mormorò lei. In quel momento arrivò anche Ryan.
«Devi mangiare qualcosa. Ti vanno dei pancake?» chiese sorridendo. Lei annuì e si sedette accanto a me. Mamma servì la colazione, sedendosi a guardarci sognante. Erano anni che voleva avere un altro bambino, ma noi uomini di famiglia le avevamo detto esplicitamente che non era una grande idea. La nostra non era stata una grande idea. Ci aveva messo il muso per mesi, vivendo in casa come se ci fosse solo lei. Anche ora, dopo diversi anni, riservava un po’ di rancore nei confronti di nostro padre. Ma adesso ne aveva due, serviti su un piatto d’argento. «Dato che vostra madre ha deciso di tenervi a casa da scuola, cosa pensate di fare oggi?» chiesi indicandoli con la forchetta. Ryan mandò giù il boccone tutto intero, battendosi sullo sterno per facilitare il passaggio del cibo. «Potrebbero venire con me allo studio fotografico...» propose mia madre. «Mamma... non è un posto dove portare dei bambini...» ribattei pensando alla stanza di fotografia di intimo. Mia madre annuì. «Ok. Hai vinto tu. Allora cosa proponi, Mr. So-tutto-io?»
«Oggi è il mio turno di lavoro da casa... potrebbero stare con me...»
«Ok... ma domani verranno con me...»
«Va bene, mamma.»
Selena si alzò dal tavolo raccolse i piatti vuoti, posandoli nel lavello. «Pulisci tu, amore mio. Io devo scappare. Ci vediamo stasera. Il pranzo è nel forno.»
La baciai e lei uscì di casa correndo. «Avete dei compiti da fare?» chiesi mentre riempivo il lavello d’acqua calda. «Sì... alcuni...» si guardarono in faccia.
«Avete bisogno di aiuto?»
«No, grazie. ce la caviamo discretamente in storia...»
«Siete solo alle elementari... certo che ve la cavate!»
«Sì, certo...» nella voce della bambina c’era un tono ironico. In pochi minuti pulii i piatti e trovai i bambini vestiti e tirati a lucido. «Quando vi siete allontanati dalla cucina?» chiesi.
«Mentre tu lavavi i piatti.»
«Devo ammettere che siete silenziosi... I vostri zaini sono nel ripostiglio sotto alla scala...»
I due si avvicinarono alla porticina, armeggiando con il chiavistello. «Lascia fare a me, donna.» disse il bambino, scostando la sorella. «Potresti anche usare le buone maniere, uomo.»
Mi misi a ridere, vedendoli litigare scherzosamente. Dieci minuti dopo nessuno dei due era riuscito ad aprire la porticina. Mi avvicinai, e la aprii con uno scatto secco. Presero gli zaini e si diressero nello studio, riempiendo il tavolo di libri e quaderni. Io mi sedetti sul divano compilare pratiche per l’ufficio. Finite quelle avevo una pila di fogli da firmare. I bambini, che avevano finito di fare i compiti si sedettero accanto a me, ammirando il mio lavoro stupiti. «Li devi firmare tutti tu?» chiese Gemma dopo un po’.
«Io firmo qui e mio padre firma da questa parte. Lui è il “boss”»
«Anche tu sei una persona importante?» chiese Ryan.
«Io sono il terzo più importante. Primo viene il proprietario della fabbrica, Galbatorix, poi viene mio padre e infine io.»
«E tuo fratello?»
«Lui si è voluto tener fuori. Fa l’impiegato. E vostra madre? Lavora o studia?»
«Quando ha scoperto di aspettare noi ha lasciato la scuola. Quando avevamo circa due anni si è cercata un lavoro. Adesso lei studia all’università e lavora in un bar.»
«Quanti anni avete?»
«Otto,quasi nove. E tu?»
«Ventisette, quasi ventotto. E vostro padre che fine ha fatto?»
Gemma si strinse nella spalle. «Non sappiamo molto di lui. Soltanto che era a scuola con la mamma nel 2003 e aveva qualche anno in più. Oh! Il suo nome inizia con M...»
In quel momento quasi svenni. Tutto coincideva. Quell’uomo ero io.
Ultima modifica di PuCcIaFoReVeR il 1 ottobre 2012, 10:52, modificato 1 volta in totale.
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Murtagh4e » 1 ottobre 2012, 10:31

ahia! finalmente lo ha scoperto! mannaggia! non così, xò! è crudele! chissà cosa dirà poi??? postaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa :laugh:
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