Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

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Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 1 settembre 2012, 12:54

Descrizione: Nasuada, ventiquattro anni e ragazza madre, abita con i suoi due figli gemelli in un’abitazione che cade letteralmente a pezzi. Murtagh, il padre dei due bambini, pensa che la ragazza sia emigrata in Brasile per farsi una nuova vita, mentre lei abita casualmente poche case dopo la grande villa della famiglia del ragazzo. Ignaro della sua paternità, si trova i due bambini sulla porta di casa, che cercano di vendere biscotti per racimolare qualche soldo per aiutare la madre a pagare le bollette. Intanto Nasuada conoscerà Eragon, il fratello minore di Murtagh, del quale non era mai venuta a conoscenza. Il ragazzo s’innamora della giovane donna e versa anonimamente tutti i mesi una modesta somma di denaro nel conto corrente della fanciulla. A causa di un incidente, il padre di Nasuada è sottoposto ad una difficile operazione e lei è costretta a lasciare i figli ad Eragon per un po’ di tempo. Proprio nella stessa dimora dove vive Murtagh...


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Capitolo primo
Pov Nasuada
Mi fermai di colpo davanti alla porta di ferro e vetro dell’umile palazzo di una via di New York City. Aprii la zip della borsa di Prada falsificata e infilai il braccio fino al gomito per cercare le chiavi. Dovevo sbrigarmi: quella non era esattamente una delle vie migliori della metropoli. Delinquenti e drogati affollavano la strada e i marciapiedi tutte le sere, tranne quando poliziotti che erano a conoscenza della situazione della via venivano a pattugliare armati di pistole e manganelli. Mi guardai intorno: quella sera la strada era deserta. L’unico lampione, davanti alla bianchissima e lussuosissima villa vittoriana di una famiglia ricca che, per non si sa quale motivo, si ostinava a voler vivere nella periferia della Grande Mela. Distolsi lo sguardo. Il nostro alloggio andava più che bene. L’autobus per portare i miei due angioletti a scuola passava proprio a venti metri dalla porta di casa. Era più sicuro che andare a piedi fino a tre isolati dopo, come erano costretti a fare quando abitavamo ancora a Seattle. La mia mano urtò qualcosa di metallico. Le ho trovate! Estrassi la mano molto velocemente. Troppo, forse perché la chiave cadde con un tintinnio in mezzo al buio pesto. Mi misi una mano nella tasca dei jeans attillati, frugando tra i chewingum e i tamponi interni. Poi lo trovai. Sfilai la mano e accesi lo schermo del mio cellulare all’ultimo grido, regalatomi dalla mia adorata sorella – sorellastra – Arya. Puntai la flebile luce a terra, vicino a dove credevo che fosse caduto il mazzo di chiavi. Un rumore improvviso mi fece raddrizzare. Sulla soglia della grande villa c’era un ragazzo moro, dagli occhi dello stesso colore dei capelli, che teneva in mano le chiavi. Le mie chiavi! Riuscii a riconoscere il portachiavi con la foto dei miei figli regalatomi da loro per la festa della mamma qualche anno prima. Spensi velocemente lo schermo del cellulare e, cercando di sembrare disinvolta mi avvicinai al ragazzo.
«Bella serata, eh?»dissi cercando di sembrare più cortese possibile. Lui mi guardò incerto. Si morse il labbro e disse: «Avete bisogno di qualcosa, signorina?»
Annuii. «Quel... quelle chiavi che avete in mano... dove le avete trovate?»chiesi cercando di non dare a vedere che ero stata io a perderle. «Oh... Mi sono arrivate in testa mentre chiacchieravo con i miei genitori. Sono vostre?»
Sorrisi avvampando. «S-sì. M-mi dispiace che vi siate fatto male. Non l’ho fatto apposta.»
Lui sorrise, vedendomi così agitata e dispiaciuta. Un sorriso così bello l’avevo visto soltanto una volta in tutta la mia vita. E quella volta mi sono ritrovata All’ospedale a fare un’ecografia per vedere i miei figli. Poi mi ricordai dell’appuntamento con loro. «Ehm... mi piacerebbe stare qui a chiacchierare con lei, ma... ho il disperato bisogno di rientrare in casa mia.» dissi troncando bruscamente il discorso. Il ragazzo, che doveva avere la mia età, tese la mano con le chiavi. Le afferrai e corsi verso casa mia. «Aspetta! Non mi hai detto come ti chiami!» mi gridò.
«Domani ve lo dirò. Prometto.» risposi sol prima di entrare nel grande palazzo dove vivevo. O meglio, dove sopravvivevo. Salii le sei rampe di scale che portavano al pianerottolo dove c’era il mio appartamento. Beh, più che mio era nostro. E più che nostro era di qualcun altro. Eravamo in affitto. Non potevamo ancora permetterci una casa nostra. Se solo Murtagh fosse a conoscenza di Gemma e Ryan... Potrebbe aiutarci, lui è ricco...
Infilai una grossa chiave nella serratura di metallo placcato e iniziai a spingere mentre cercavo di farla scattare. Da dietro sentii dei passi che si avvicinavano e la porta si aprì. Gemma, la mia bambina era sulla soglia con l’aria scocciata. «Grazie...» mormorai sorridendole. Lei addolcì un po’ lo sguardo e mi fece entrare. «Sei in ritardo.» mi rimproverò Ryan mettendosi a sedere sul divano, anche lui con la stessa aria scocciata della gemella. «Lo so. Ma avevo perso le chiavi al buio. Sono arrivate in testa ad un ragazzo e mi sono dovuta scusare.» dissi sedendomi accanto a lui. I suoi occhi castani si posarono su di me. Al contrario della sorella, che aveva ereditato gli occhi e i capelli del padre, lui era la mia esatta copia. A parte il colore della pelle. I miei figli avevano un misto tra la carnagione bianca di Murtagh e la mia – colore dell’ebano –. Mi alzai dal divano color crema e mi diressi in bagno. Mi spogliai e aprii l’acqua della doccia. Chiusi a chiave e mi sedetti su uno sgabello. Di fianco a me le strisce depilatorie mi attendevano. Misi il piede sul lavandino e appiccicai la striscia rosa sulle mie gambe scure. Rosa. Come le linee nel test di gravidanza che Arya mi aveva dato quando ero stata male otto anni prima. Quelle strisce che avevano segnato la mia felicità. Applicai e strappai via diverse volte, finchè le mie gambe non tornarono lisce come il sederino di un bambino. Passai il dito lungo i miei arti inferiori, ammirando il mio lavoro pressoché perfetto. Misi la lozione idratante e m’infilai sotto all’acqua bollente. M’insaponai i capelli con lo shampoo alla ciliegia per bambini di mia figlia e mi cosparsi il corpo con il bagnoschiuma di Thor del mio bambino. Mi risciacquai velocemente e mi avvolsi in un asciugamano. Mi intrufolai nella nostra stanza da letto, l’unica della casa ad avere un giaciglio. Gemma mi seguì e aprì l’armadio.
«Mamma sexy o super presente?» mi chiese riferendosi allo stile dei miei vestiti.
«Tanto lo so che opterai per una minigonna da urlo...» borbottai incrociando le braccia al petto.
«Già...» disse lanciandomene una lucida rossa. Mi fece indossare anche i collant neri e un paio di scarpe con un tacco vertiginoso. Si fermò a guardarmi mentre pensava a cosa mettermi nella parte superiore. Poi optò per un top lungo senza spalline con un’immagine di Lola dei Looney Tunes piena di strass e paillettes.
«Vestita così per andare a fare shopping?» le domandai dubbiosa rigirandomi davanti allo specchio. Lei annuì sorridendo e aggiunse: «Magari vedi papà e fai colpo su di lui...»
Sorrisi, ma sapevo che non era possibile. Suo padre era chissà dove con chissà chi, a fare chissà cosa.
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Murtagh4e » 1 settembre 2012, 12:58

wow! l'hai aperta su EFP e subito anche qui! complimenti per la velocità! devo dire k ho letto mezzo capitolo qui e mezzo la... devo dire k l'idea è affascinante... dall'into già m'intriga! :laugh: posta, posta!!!!!!!!!!!!!!
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Re: RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 1 settembre 2012, 13:05

Murtagh4e ha scritto:wow! l'hai aperta su EFP e subito anche qui! complimenti per la velocità! devo dire k ho letto mezzo capitolo qui e mezzo la... devo dire k l'idea è affascinante... dall'into già m'intriga! :laugh: posta, posta!!!!!!!!!!!!!!

grazie, sapevo che saresti passata... :rolleyes:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da letta » 1 settembre 2012, 13:21

Bellissimo inizio devo dire! :laugh: Il titolo mi ha attratto subito! :rolleyes: Forse dovresti aggiungere qualche particolare, ma parlo proprio io che scrivo da far schifo! :ehehe: Per ora non posso dir nulla perché la storia è appena iniziata, ma mi sembra molto bella! ;)

P.S.= Un consiglio: quando hai messo la trama, all'inizio, forse hai anticipato un po' troppo, e così si capisce già tanto. Quando andrai avanti con la storia ti consiglio di non dare troppi indizi, altrimenti il risultato sarà troppo scontato e non ci sarà molta suspance ;)
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Re: RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 1 settembre 2012, 13:23

letta ha scritto:Bellissimo inizio devo dire! :laugh: Il titolo mi ha attratto subito! :rolleyes: Forse dovresti aggiungere qualche particolare, ma parlo proprio io che scrivo da far schifo! :ehehe: Per ora non posso dir nulla perché la storia è appena iniziata, ma mi sembra molto bella! ;)

P.S.= Un consiglio: quando hai messo la trama, all'inizio, forse hai anticipato un po' troppo, e così si capisce già tanto. Quando andrai avanti con la storia ti consiglio di non dare troppi indizi, altrimenti il risultato sarà troppo scontato e non ci sarà molta suspance ;)

lo so... quella è la trama in generale... è solo k l'ho messa anche su EFP e li la chiede all'inizio... così ci ho messo anima e corpo per scriverla k nn potevo nn metterla nche qui!
grazie per essere passata! :laugh:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Firnenfire » 1 settembre 2012, 13:25

Mi piace come inizio...un ff ambientata ai giorni nostri, bella idea ;) e continua a postare ;)
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Robinia97 » 1 settembre 2012, 14:07

Mhm...l'inizio è molto promettente :D attenta a nn anticipare troppo glie eventi ;) per il resto è tt ok. Continua così!! :P
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 1 settembre 2012, 15:48

Pov Nasuada
Mia figlia mi tirò in piedi lanciandomi la borsetta. Mi prese a braccetto e chiamò il gemello. Questo arrivò di corsa, cercando di allacciarsi la felpa. Lo aiutai piegando le ginocchia e bilanciando il peso in avanti. Peso, beh era una parola grossa, avevo avuto due figli ed ero magra come un chiodo. Forse ancora più magra di quando ho conosciuto Murtagh. No, non forse, lo ero. Uscimmo dall’appartamento squallido che chiamavamo casa e ci dirigemmo a piedi verso la boutique di Arya. Entrammo facendo tintinnare una campanella e la mia sorellastra mi corse incontro abbracciandomi forte forte. «Piano, sorella. Così mi spezzi!» brontolai. Lei si staccò e mi squadrò. «Sono due mesi che non ti vedo e già sembra che tu non mangi da mesi.» mi strigliò. Io sorrisi. «Lo sai che non ingrasso!»
«Si, certo. Ma potresti almeno mantenere la linea! Ora quasi non ti vedo!» si lamentò abbracciando i miei figli. «Almeno quando sono nati loro avevi qualche curva in più.» disse ammiccando.
«Non ho intenzione di riprendere tutti quei chili.»
«Come vuoi. Ma saresti più attraente.» disse con un tono che solo io e lei potevamo capire. Feci un cenno del capo ai bambini, che schizzarono tra i vestiti. Sorrisi e mi sedetti accanto ad Arya, su un grosso scatolone pieno di guanti. Il mio top nero tempestato di strass e paillettes proiettava tanti piccoli arcobaleni in tutto il negozio. Mia sorella mi prese per mano, portandomi nel retrobottega. In quel momento sentii la porta del negozio aprirsi.
__________________________________
Pov Murtagh
Entrai nel negozio preferito da mia madre per gli ultimi acquisti. La commessa e proprietaria, Arya, stava portando una ragazza dalla pelle d’ebano nel retrobottega. Una chioma di capelli castani boccolosi riempiva la sua schiena. Quando si mise di profilo il mio cuore perse un battito.
Nasuada...
Non poteva essere lei. Era in Brasile con la famiglia a gestire un negozio d’abbigliamento come quello in cui mi trovavo. La ragazza troppo simile al mio grande amore e la commessa sparirono dietro una porta, senza accorgersi di me. Suonai una campanella sul bancone, simile a quelle nelle reception degli hotel di lusso di Manhattan. Nessuno riemerse. Suonai di nuovo e stavolta una bambina si fiondò dietro al bancone. «Posso aiutarla?» mi chiese sbattendo le lunghe ciglia. Era davvero bella. «Ehm... non saprei... non c’è tua madre?» le chiesi un po’ imbarazzato.
«Oh... Al momento non è disponibile... Ma il negozio non è suo... È della zia Arya...» mi disse sedendosi sul bancone per avere il viso all’altezza del mio. «Quindi tu non sei la figlia di Arya?» chiesi alzando un sopracciglio. Lei sorrise e scosse la testa, facendo ondulare la chioma corvina.
«Però conosco questo negozio come le mie tasche. Posso aiutarti io mentre lei non c’è.» aggiunse tendendomi la mano. «Mi aiuteresti a scendere?» chiese facendomi scoppiare a ridere. «Che c’è?» mi chiese.
«Niente...» risposi passandole un biglietto scritto da mia madre. Lo lesse velocemente e scomparì nel reparto dell’intimo. Un ragazzino, della stessa età di quella che se ne era appena andata, mi si avvicinò osservandomi con la testa piegata di lato. «Ho fatto qualcosa di male?» gli chiesi in un sussurro allargando le mani. Lui alzò le spalle. «Sta’ attento. Lei è mia sorella e sono io a doverla proteggere. Sono l’uomo di casa.» rispose incrociando le braccia al petto, assumendo un’espressione che avrebbe dovuto farmi paura. «E vostro padre dov’è?» chiesi.
«Se n’è andato lasciando la mamma incinta di noi due. Non sappiamo dove sia.»
«Oh... Che cattivone!» borbottai. La bambina tornò con dei reggiseno in mano. Li posò sul bancone e me li mostrò. «Quali piacerebbero a vostra moglie?» chiese guardandomi incuriosita. «Ehm, no. Niente moglie. Sono per mia madre...» dissi diventando rosso.
«Fa la modella?» mi chiese sorpresa. Alzai le spalle.
«No... ma le piace tenersi in forma...» dissi sorridendo.
«Oh... forte...» disse allungandomene due neri di pizzo.
«Grazie... saranno perfetti...» dissi infilandoli in una busta di plastica. Le allungai la carta di credito e mi chiese un documento. Glielo porsi e lei lo studiò incuriosita. «Gemma! Che stai facendo! Scendi da lì!» la rimproverò Arya uscendo dal retrobottega. Rimasi deluso non vedendo la ragazza scura. La bambina, Gemma, scese dal bancone lasciando posto alla zia.
«Scusami, Murtagh.» disse prendendo la carta e passandola nel macchinario per il pagamento.
«E per cosa? Questa bambina è stata bravissima!» dissi strizzandole l’occhio. Lei sorrise, tornando tra gli abiti. In pochi secondi lo scontrino sbucò dalla cassa e firmai sui trattini. Mi guardai intorno un’ultima volta, alla ricerca della ragazza d’ebano. Ma lei non c’era. Uscii dalla boutique salutando Gemma e mi diressi verso la macchina di mio padre.
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Pov Nasuada
Arya tornò da me con una maschera d’orrore dipinta sul volto. E probabilmente avevo la stessa espressione. «Lui... era... qui...» dissi.
«Sì...» constatò mia sorella sedendosi accanto a me e cingendomi le spalle.
«E... ha... parlato... con... mia... figlia...»
«Sì...» ripeté Arya cingendomi le spalle con un braccio.
«Ha... capito... qualcosa...?»
«No...»
Sospirai di sollievo. Non ero ancora pronta a dirglielo. «Meglio... così...»
«Vai a casa... I bambini li accompagno io...»
Annuii e uscii dal negozio, raccomandandomi con i miei figli di ubbidire alla zia. Camminai lentamente sul marciapiede troppo vuoto, fino all’incrocio che portava alla via dove abitavo. Attraversai la strada per metà, quando una macchina impennò a pochi millimetri dalle mie cosce. Mi voltai e lo vidi. Era lì, al volante e mi guardava come se fossi una dea. Lessi le sue labbra che mi chiamavano, ma io corsi via.
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Robinia97 » 1 settembre 2012, 17:24

Ma corri via?? Murtagh!!!!! continua così!!! voglio sapere come finisce!!! :D :D
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Firnenfire » 1 settembre 2012, 18:42

Cosa? Ma doveva fermarsi!!!! :( Murtagh lo deve sapere :D
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Murtagh4e » 2 settembre 2012, 7:50

quoto con chi mi ha preceduto... :rolleyes:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da PuCcIaFoReVeR » 2 settembre 2012, 9:11

Pov Murtagh
Vidi Nasuada scappare via piangendo. Cosa le avevo fatto di male? Era lei che era scappata via in un paese straniero per farsi una nuova vita. Ma soprattutto, cosa ci faceva lei in quel negozio? Perché non si era degnata neanche di guardarlo in faccia? Ok, non mi aveva visto e aveva continuato a svolgere le sue mansioni con Arya, ma i bambini? Non mi sembrava che avesse dei fratelli. La macchina entrò nella via dove abitavo, oltrepassando le zebra crossing dove avevo rivisto la mia ex. Con la coda dell’occhio mi sembrò di vederla entrare in un palazzo a poche abitazioni dalla nostra. No. Non era possibile. Nasuada non poteva vivere a pochi passi da me e non avermi mai visto o salutato. Schiaccia un bottone automaticamente sul cruscotto e la porta del garage si aprì. Mentre aspettavo impaziente che fosse sufficientemente alzata per entrare, venni quasi accecato dai fanali di una macchina... proprio davanti alla casa di Nasuada. Due figure entrarono nella porta di ferro e vetro e la macchina ripartì molto velocemente. Scrollai le spalle e spinsi la macchina nel garage. Richiusi a mano la porta e trovai mia madre a braccia conserte che mi squadrava dalla testa ai piedi. «Se è questo che stai cercando, sì, ci sono andato.» dissi lanciandole la sporta con il logo del negozio di Arya. Lei guardò all’interno e il suo sguardo s’illuminò. Si spostò dalla soglia che portava in casa e mi lasciò passare. Mio padre, l’uomo alto dalla bellezza austera e crudele, era seduto al tavolo della cucina e sfogliava un giornale virtuale sul mio Ipad. Aveva la fronte aggrottata, segno che qualcosa, secondo lui, non funzionava. Mi soffermai a guardare lo schermo da dietro le sue spalle, senza proferire parola. Lui passò un dito da destra a sinistra per cambiare pagina, ma questa rimase dov’era. «Oh, al diavolo! Selena! Perché quest’affare non funziona?» sbottò buttandolo sul tavolo. Mia madre emerse in cucina e lo prese tra le mani studiandolo per un po’.
“Cos’ha?” mi chiese mimando con le labbra.
“È scarico.” le risposi allo stesso modo.
«La batteria si sta scaricando, Morzan.» disse ad alta voce. Mio padre la guardò in cagnesco.
«E cosa aspetti a metterlo in carica?» sbottò lui.
«Ora vado. Non ti scaldare. E saluta tuo figlio.» disse lei seccata uscendo dalla stanza.
Mi misi le mani in tasca e girai intorno al tavolo, sedendomi di fronte a lui. Mi squadrò con quei suoi occhi policromi e si alzò, senza degnarmi di una parola. «Dov’è tuo fratello?» mi chiese tenendomi le spalle voltate. «È ancora al lavoro. Tornerà tra qualche minuto.» dissi piatto.
Mia madre tornò in cucina, seguita dal gattino rossiccio che avevo chiamato Castigo. Mi mise davanti un grosso vassoio di stufato. Alzai le sopracciglia stupito. «Spero che non sia tutto mio...» borbottai. Mamma mi scoccò un bacio enorme sulla fronte. «Sei troppo magro. Devi mettere su qualche chilo.» disse toccandomi le costole effettivamente troppo sporgenti.
«Ma lasciane un po’ per Eragon.» aggiunse sedendosi accanto a me. Al contrario delle altre sere in cui tornavo a casa senza un briciolo di appetito, con le emozioni in subbuglio avrei mangiato tutto quello che c’era nella stanza. Morzan mi lanciò un cucchiaio, che presi al volo e affondai nel sugo caldo, quasi sciogliendomi. «Mamma, sei una cuoca fantastica!» dissi mettendomi in bocca il primo cucchiaio. Le mie spalle tese si sciolsero come la carne sulla mia lingua. In quel momento entrò Eragon con i capelli tutti scompigliati e la camicia completamente bagnata. Mamma si mise le mani sulla bocca e gli corse incontro preoccupata. «Eragon! Che ti è successo?» gli chiese portandogli una coperta.
«Sta arrivando l’autunno. Da domani Murtagh dovrà aspettarmi. Non posso più tornare a casa ogni sera bagnato fradicio.» si lamentò mio fratello. Mi guardò e io annuii, facendolo sorridere. Si tolse i jeans attillati e la camicia, rimanendo soltanto con i boxer neri. Si sedette a tavola, dopo essersi preso un cucchiaio anche lui. Poi, senza tanti complimenti, si fiondò sullo stufato, mangiandone metà. Lui si che non aveva le costole sporgenti. Neanche chili di troppo, se per questo. Quando ero ancora felice ero così anch’io. Poi Nasuada mi ha lasciato e sono caduto in una profonda depressione. Soltanto il mio amico Castigo mi ha aiutato ad uscirne. Ora sono troppo magro per interessare a qualcuna. E pensare che una volta pendevano tutte dalle mie labbra! «Lasciane qualche cucchiaiata per tuo fratello, Eragon.» lo strigliò la mamma. Mi scompigliò i capelli facendomi l’occhiolino. Mi allungai sul tavolo per prendere il vassoio, sbattendo le costole sul bordo. Mi piegai dal dolore e iniziai a tossire. «Piano, Murtagh.» mi sussurrò la mamma massaggiandomi la schiena. Quando il dolore passò mi alzai per andare in camera mia. Mamma mi seguì, chiudendosi la porta alle spalle. Mi tolse i pantaloni e la camicia, facendomi stendere sul letto. Si sedette accanto a me, rimboccandomi il piumone. «Grazie...» mormorai prima di cadere in un sonno vigile e tormentato da incubi riguardanti lei, solo lei... Nasuada.

ecco un altro capitolo per voi... :laugh:
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Murtagh4e » 2 settembre 2012, 9:31

k dolce... è ancora innamorato di lei!
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Firnenfire » 2 settembre 2012, 10:52

Aspetta e spera Murtagh...Naturalmente Nasuada deve farsi avanti :sospettoso: :)
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RE: Dopo inheritance ma... ai giorni nostri!

da Alle22 » 2 settembre 2012, 10:59

carina la storia! :)
Murtagh è :innamorato:
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