Dopo Inheritance...

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Re: RE: Dopo Inheritance...

da elly-94 » 13 maggio 2013, 20:11

Aiedail98 ha scritto:Grazie mille, Elly! :D
Spoiler:
Accidenti, hai capito subito al volo tutta la sorpresa del prossimo capitolo... :sospettoso: devo essere meno prevedibile




di nulla XD

Spoiler:
no, il fatto è che io leggo nel futuro, e conosco la magia....guardo nella vostra anima... sono una garanzia
insomma ho gli amici nell'aldilà XDDD
[/spoiler]
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RE: Dopo Inheritance...

da Saphira23 » 15 maggio 2013, 22:29

ooooooooooooooooh ! *rullo di tamburi * Finalmente ! Era ora che quella specie di essere.....bruco-uccello fosse fatto fuori! A chi dobbiamo ringraziare? Cora e Murtagh? Immagino proprio di si! :rolleyes: Ed Eragon :blink: son rimasta così alla fine del post :blink: cioè che fine ha fatto??? Sono sicura che Saphira l'ha salvato da morte certa! :cool: almeno credo..... :wacko: ma si! Povera Arya.....ogni volta rischia di prendere un infarto per colpa del nostro cavaliere XD
arriverà presto dal suo amato? Direi proprio di si, visto che sta facendo lavorare parecchio quel povero cavallo elfico che la porta in groppa XD hai descritto molto bene ogni cosa! Mi è davvero piaciuto il post, bravissima ^^
Nel precedente commento ho dimenticato di dirti quanto fosse bello il tuo avatar :innamorato:
Orgoglio e Pregiudizio <3 è bellissimo!
Comunque Aiedail non puoi lasciarci così ! :sleep: quindi......posta presto! ;)
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 16 maggio 2013, 15:19

@Saphira23: Ciaooo! :D grazie mille per essere passata! :)
Come ho già detto prima, anche io sono contenta di essermi sbarazzata di Titax, dopo ben 48 o 49 capitoli di agonia profonda :ehehe:
Poi, per quanto riguarda Eragon, ovviamente sarà tutto spiegato nel prossimo capitolo *Coscienza: e quando, altrimenti? Io: Shhh, zitta! :sleep: *
E Arya arriverà, questo posso dirlo *troppo scontato, del resto*
Grazie ancora per aver commentato! :D

PS : Allora non piace solo a me Orgoglio e Pregiudizio!!! :innamorato: io AMO profondamente quel libro e quel film :innamorato: e Darcy più di tuttiiii [smilie=heart.gif]
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RE: Dopo Inheritance...

da Saphira23 » 19 maggio 2013, 20:07

Darcy ??? :innamorato: Lui è sensazionale ! :innamorato:
Il film è meravigliosoooooo!!! ;)
Il libro purtroppo ancora non l'ho letto :( .....ma a scuola ho studiato l'autrice , parti del romanzo , i personaggi ed è stato amore a prima vista ! XD :innamorato:

Ritornando alla tua storia, posta presto allora! Che sono davvero curiosa di sapere cosa è accaduto! ;)
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RE: Dopo Inheritance...

da DaubleGrock » 29 maggio 2013, 21:50

Aspetta, ora mi è venuta in mente una cosa :sleep:

Ma Nasuada era un fantasma o solo l'immagginazione di Murtagh? :blink:
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RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 17 giugno 2013, 13:30

Eccomi qui! :D

E' passato quasi un mese dall'ultima volta che ho postato e sono terribilmente in ritardo :( purtroppo gli ultimi giorni di scuola sono stati un po' così ---> :alien: e quindi ho dovuto studiare fino all'ultimo :sleep:

Comunque, ecco qui il nuovo capitolo :)
Devo dare due comunicazioni (per chi ancora mi segue :cry: ) : primo, mancano pochi capitoli alla fine della FanFic (massimo 10, incluso l'epilogo). Ormai è finita! :O Quindi, vi chiedo un piccolissimissimo favore: sopportatemi ancora un po', please :laugh: Poi finalmente mi sbaraccherò fuori dalle scatole ;)
Secondo, non meno importante: durante la scrittura della mia FanFic ho fatto un errore madornale con lo svolgimento dei tempi della storia -_- Purtroppo, ho scritto che la grotta di Iliar si aprirà durante la notte del solstizio d'inverno, mentre intendevo, al contrario, quella dell'equinozio di primavera :( Provvederò a correggere in tutti i capitoli (sono tre) in cui ho sbagliato la datazione dei fatti. Nel frattempo chiedo scusa, ho davvero fatto una gran confusione :ehehe:

Ora vi lascio al nuovo capitolo! :D con il solito riassunto, prima :)

Arya sta ritornando da Ellesmera ad Osilon, con il piccolo Caine, il figlio della sua amica Lothri. Nel frattempo, Eragon va a combattere contro Titax, dopo aver salvato Murtagh e averlo portato al sicuro nel bel mezzo del bosco. Mentre Titax cerca di far esplodere la lanterna senza fiamma della torre di Osilon ed Eragon combatte contro di lui per fermarlo, arriva in città la cavalleria di Kirtan, guidata da Lord Leeyo, grazie alla richiesta di aiuto di Cora, la quale viene lasciata nel bosco per non farla partecipare alla battaglia. Lì la principessa trova Murtagh e decide con lui di tornare alla città per aiutare Eragon. Nel frattempo, Eragon riesce a fermare Titax sulla cima della torre, ma sta per soccombere, quando una freccia scagliata da un misterioso arciere uccide per sempre il bruco-uccello. Tuttavia, prima di morire, Titax precipita dalla torre e trascina con lui Eragon, il quale cade a terra.

Capitolo 49
OSILON
Faceva caldo.
Se ne rese conto quando si accorse di sudare sotto a quella che sembrava una spessa coperta di lana.
E poi, c’era finalmente un benedetto silenzio.
Il caldo era decisamente sopportabile e il silenzio ancora più invitante.
E il buio che gli premeva sulle palpebre era così rilassante da indurlo a dormire.
Eppure, era stato destato dal suo stato di incoscienza da qualcosa di indistinto.
Un mormorio.
Desideroso di entrare nuovamente nella sua completa oscurità e insensibilità, si premurò di chiudere bene gli occhi. E cercò di fare meno attenzione possibile a tutto ciò che lo circondava, eccezion fatta per la coperta e il torpore che gli invadeva le dita dei piedi.
Tutto era così piacevole se evitava di preoccuparsi. Non aveva senso farsi domande senza sapere la risposta. Era decisamente stancante.
Stava per crollare nuovamente nel suo mondo buio e rassicurante, quando una nuova voce, stavolta più forte, lo risvegliò completamente.
- Qui dentro è caldissimo –
In effetti, stava cominciando a notarlo anche lui. La stanza sembrava un forno a legna.
La voce sconosciuta aveva perfettamente ragione. Era certamente di un uomo e sembrava un po’ burbera, ma era sicuro di non averla mai udita. E di chi era, allora?
All’improvviso, si rese conto di non ricordare il proprio nome. Il panico lo prese.
Poi, si ricordò di quanto detto prima. Non doveva preoccuparsi. Se il mondo era caldo, nero e silenzioso, non aveva senso farsi domande assillanti.
Ritornò di nuovo al suo stato incosciente.
- Smettila di lamentarti –
Un’altra voce, molto più bassa e femminile, turbò per la seconda volta il silenzio della stanza.
Si trovò sveglissimo, come pochi minuti prima, maledicendo il fatto di poter udire i rumori.
- Ti dico che fa troppo caldo. Tra un po’ Eragon si scioglierà, sotto quelle coperte –
La prima voce sembrava esasperata.
A quanto pareva, un certo Eragon era sotto a delle coperte e minacciava di sciogliersi dal caldo, esattamente come stava per succedere a lui. Chi era Eragon?
Niente domande, si ribadì. Doveva cercare di pensare il meno possibile.
- Eragon sta male – rispose la voce femminile, stavolta irritata.
Di questo non poteva interessargli molto. Non sapeva nemmeno chi era, tale Eragon. Si crogiolava nel suo egoismo consapevole.
- Eragon starà più male se non gli togli quelle coperte –
Un sbuffo risentito. Un tonfo. Una sedia che strisciava sul pavimento.
La seconda voce si fece improvvisamente più vicina. – Sta sudando – ammise, con evidente sforzo.
- Mai darmi retta, mi raccomando – disse l’uomo, sarcastico. – Il vecchio Murtagh è proprio rimbambito –
Aveva perso il filo del discorso. Stavano parlando di un certo Eragon e ora saltava fuori un altro tale - di nome Murra, o qualcosa del genere – che sembrava vecchio e rimbambito. O erano incoerenti loro, oppure lui aveva perso la prima parte del discorso.
- Togligli le coperte – intimò la voce burbera.
Con un secondo sbuffo, la ragazza di fece più vicina.
E, all’improvviso, le coperte di lana gli vennero tolte dal corpo e una ventata fredda lo investì. Che diavolo aveva fatto di male per meritare quella punizione? Del resto, era ad Eragon che dovevano togliere le coperte, no?
Senza volerlo, rabbrividì e spalancò gli occhi.
La luce era troppo forte per poterla sopportare, così li richiuse di scatto. C’era una sagoma che incombeva sopra di lui, ma era riuscito solamente a distinguerne i contorni.
- Ha aperto gli occhi! – esclamò la voce femminile, estasiata.
Di nuovo, una sedia grattò il pavimento e dei passi risuonarono in vicinanza. Si fermarono pressappoco accanto alla sua testa.
- Eragon? – domandò l’uomo.
Una mano si posò sulla sua spalla. Aprì di nuovo gli occhi e stavolta riuscì a distinguere più particolari sui due individui che lo guardavano attentamente.
Uno era un uomo dalla bellezza affascinante, con magnetici occhi azzurro ghiaccio e capelli nerissimi.
L’altra era una ragazza più giovane, dai capelli lunghi e biondi che rilucevano alla tiepida luce soffusa che illuminava la stanza.
- Ciao, Eragon – disse l’uomo, sorridendo.
Allora era lui Eragon?
La sconcerto lo avvolse.
- Come stai? – chiese la ragazza. Poi, notando i suoi occhi sbarrati, sbuffò. – Secondo me non ci riconosce – disse, rivolta all’uomo.
- Ci riconoscerà – ribatté l’altro, sicuro di sé. Spostò di nuovo la sua attenzione su di lui. – Ti ricordi qualcosa? Per esempio… beh, come ti chiami? O come si chiama la tua dragonessa? –
Eragon – se si chiamava così – lo guardò esterrefatto.
Dragonessa?
- Oh beh… ti ricordi di essere un Cavaliere dei Draghi? – domandò l’uomo, decisamente scoraggiato.
Cavaliere dei Draghi?
Cominciò ad avvertire una certa paura.
Quei due, che lo fissavano quasi volessero mangiarlo, gli sembravano persone poco raccomandabili.
La ragazza scosse la testa, sbuffando.
L’uomo la ignorò e gli sorrise di nuovo. – Hai proprio cancellato tutto, eh? –
Eragon alzò le spalle.
- Ti ricordi come si parla, per caso? –
- Murtagh, non è un bambino! –
- Fidati di me –
Eragon li guardò.
Poi, come se avesse trovato all’improvviso due pezzi combacianti di un unico mosaico, si rese conto che sapeva parlare.
- Dove sono? – domandò. La sua voce era strana, roca. Era diversa da quella dell’uomo.
- Ad Osilon – rispose immediatamente l’altro. – Al sicuro –
Eragon non ne era del tutto convinto. A meno che quel tale – forse il tizio chiamato Murra? – non ritenesse che, con lui e quell’altra ragazza nella stessa stanza, una persona si potesse dire “al sicuro”.
- Abbiamo vinto – aggiunse l’uomo.
- Non si ricorda nemmeno di aver combattuto – ribatté la ragazza, sospirando. – Dobbiamo aspettare che arrivi qualche elfo a vederlo. Magari capirà come rimettergli in sesto la memoria –
- Dubiti delle mie capacità? – domandò Murra, inarcando le sopracciglia.
Eragon ne aveva abbastanza dei loro battibecchi. – Cos… dove… spiegatemi perché… insomma, chi sono? – disse, stizzito.
Murra sorrise. – Sei Eragon Bromsson, il Cavaliere della dragonessa Saphira. Sei mio fratello da parte di madre. Hai liberato il tuo paese dal suo tiranno Galbatorix –
E così quello squilibrato era suo fratello? Eragon rabbrividì. – Chi sono Saphira e Galbatorix? I loro nomi non mi… non mi ricordano nulla –
Murra, il presunto fratello scrollò le spalle. – Cora, vorresti aiutarmi? –
La ragazza chiamata Cora spalancò gli occhi. – Non ti ricordi nulla? Nemmeno un nome? –
Eragon scosse la testa. La sua mente, in quel momento, sembrava una grande lavagna nera.
Cora sospirò di nuovo. – Sei nato a… - guardò Murra in cerca di suggerimenti.
- … Carvahall – disse lui, svogliatamente.
- E sei stato allevato da tuo zio Garreth … -
- Garrow – la corresse.
- Sì, Garrow, e da tua zia… -
- … Marian – altro suggerimento.
- Marian, giusto. Non ti ricordi nulla? – chiese la ragazza, guardandolo con attenzione.
Eragon scosse la testa.
Lei aggrottò le sopracciglia, un po’ scoraggiata.
- Tuo cugino si chiamava Roran. Era soprannominato Fortemartello e si è sposato con Katherina… -
- … Katrina –
- E la loro figlia, tua nipote, si chiamava Ismira –
Eragon scosse nuovamente la testa all’occhiata interrogativa di Cora.
Murra sbuffò, sorridendo, mentre lei si afflosciava sul suo letto, aggrottando ancora di più le sopracciglia.
- Mi chiedo cosa potrebbe ricordare… - mormorò.
In quel momento, udirono dei passi provenienti dal corridoio esterno alla camera.
Tutti e tre si voltarono ad osservare la porta.
La maniglia si abbassò.
Entrò un’altra donna.
- Arya! – esclamò Murra.
La nuova arrivata era alta, longilinea e, soprattutto, bellissima.
I suoi occhi verdi rilucevano nella stanza e i capelli le incorniciavano il viso in morbide ondate scintillanti.
Quando se li spostò dietro alle orecchie, si accorse che esse erano appuntite.
Eragon spalancò gli occhi, meravigliato.
Era un’elfa, ed era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.
Beh, per quello che ricordava.
L’elfa sembrava preoccupata. Lo guardò, senza prestare attenzione a Murra, ed Eragon vide nel suo sguardo una sorta di preoccupazione mista ad… amore?
Conosceva quella donna, per caso?
Il fatto di non sapere di avere o meno una relazione con questa Arya lo spaventava più di tutto il resto.
- Siete arrivati! – esclamò Cora, alzandosi dal letto di Eragon. – Com’è andato il viaggio? –
- Ed Ellesmera? – domandò Murra.
Lei non badò alle loro domande.
Si precipitò verso il letto con una falcata leggera che tradiva una grandissima forza e prese la mano di Eragon, stringendola appena.
I loro sguardi si incrociarono.
Quello di Arya era intensissimo.
- Come sta? – sussurrò.
Evidentemente aveva capito che non avrebbe ottenuto informazioni chiave da Eragon.
- Non ricorda nulla – disse Murra.
Lei sbarrò gli occhi e strinse più forte la sua mano. La sua presa era saldissima.
- Ellesmera? – chiese Cora, improvvisamente spaventata.
Arya si scurì in volto. Rispose senza distogliere lo sguardo da quello di Eragon.
– Ellesmera è stata distrutta da Titax e dal suo esercito –
L’urlo di terrore che si levò da Murra e Cora era silenzioso.
I due barcollarono, l’uno verso il caminetto acceso, l’altra verso una delle pareti. Entrambi si portarono le mani alla bocca, apparentemente sconvolti. Il rossore abbandonò le loro guance e divennero pallidi. Sembrava avessero visto un fantasma.
Gli occhi di Arya si inumidirono.
- Eragon, non mi riconosci? – sussurrò, incurante dello stato sconvolto di Murra e Cora.
Eragon scosse la testa, dispiaciuto. Se davvero tra lui e Arya c’era qualcosa, era immensamente triste di non poterselo ricordare. Lei era bellissima.
- Riesci a parlare? – domandò l’elfa. La sua voce era decisamente meno ferma di prima.
- Sì – sussurrò lui, turbato nel vederla così triste.
- Cosa ti hanno detto loro? – gli chiese lei, sorridendo appena. Forse la sua voce l’aveva fatta star meglio.
Eragon scrollò le spalle lentamente. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse intorpidito. – Che mi chiamo Eragon, credo. E che sono il Cavaliere di un Drago. E che la mia dragonessa si chiama Saphira –
Arya annuì, stringendogli la mano per incoraggiarlo.
- Sono cresciuto a Caprahall… -
- Carvahall – lo corresse lei.
- Carvahall, giusto. Mio zio Garrow e mia zia Marian mi hanno allevato, anche se non so chi siano. Mio cugino è un tale Roran Fortemartello, ha sposato Katrina e hanno avuto una figlia, Ismira –
Eragon si guardò intorno e i suoi occhi si soffermarono su Murra, ancora immobile davanti al camino.
- E quello squilibrato – sussurrò, per non farsi sentire – si chiama Murra e dice di essere mio fratello –
Arya sorrise di più, con gli occhi colmi di tristezza. Gli sfiorò i capelli con le dita. – Si chiama Murtagh – disse. – Ed è davvero tuo fratello –
- Ah. Speravo fosse una bugia –
Arya prese una sedia e si sedette accanto a lui, senza perdere la presa sulla sua mano. – Perché? –
- Non mi ha fatto una buona impressione – ammise Eragon.
Arya sorrise ancora, ma nel suo viso erano dipinti un’angoscia e uno sconforto tali da far stringere il cuore.
- Chi sei tu? – chiese Eragon, nel disperato tentativo di rallegrarla.
- Mi chiamo Arya. Sono la regina degli elfi e il Cavaliere di Fìrnen, un altro drago – sussurrò lei.
- Oh- un attimo di silenzio - So che può sembrare stupido, ma… ci conosciamo? – domandò lui, titubante. Smaniava da ore per farle quella domanda.
Lei arrossì appena. – Certo che ci conosciamo, Eragon. Tu mi conosci meglio di chiunque altro –
- E… - stavolta fu il suo turno di arrossire - … mi vuoi… bene? –
Arya fece un piccolo sorriso e gli accarezzò di nuovo la fronte sudata. – Più che bene – gli rispose.
- Ellesmera – gorgogliò Murtagh all’improvviso, come riprendendosi da un lungo momento in apnea. Guardò Arya, con il viso solcato da profonde rughe di preoccupazione. Sembrava agitato e sull’orlo della disperazione. – Com’è potuto accadere? – domandò, in preda allo sconforto.
Arya si strinse nelle spalle. – Titax e il suo esercito l’hanno attaccata prima che noi arrivassimo ad Osilon – sussurrò, con gli occhi che di nuovo diventavano più lucidi. – Tutti gli abitanti sono stati uccisi. Gli alberi sono stati abbattuti, le case distrutte, le strade ricoperte di rovine. Hanno… - le mancò la voce - … hanno fatto in modo che tutto quanto appartenesse alla città fosse cancellato –
Murtagh e Cora rabbrividirono.
- Gli abitanti di Ellesmera hanno cercato di difendersi, ma… - Arya prese un lungo respiro come per frenare le lacrime - … senza successo. Titax ha… cancellato il cuore della Du Weldenvarden. Non è sopravvissuto che un bambino di due anni, miracolosamente –
- Non è possibile – mormorò Murtagh, posandosi contro il caminetto.
Eragon li guardò. Stava capendo ben poco.
Arya sembrò rimpiangere di aver intavolato quella discussione. – E alla fine hanno dato fuoco alla città –
Cora sbarrò gli occhi. – Sarebbe potuto succedere a noi – sussurrò. – Avrebbero potuto ucciderci -
- Se non aveste avuto Murtagh ed Eragon al vostro fianco – replicò Arya.
Murtagh sbiancò ancor di più. – Osilon avrebbe potuto fare la stessa fine di Ellesmera –
- Quando noi siamo arrivati non c’era più nulla da fare. Il fuoco aveva finito tutto ciò che gli animali di Titax non erano riusciti a distruggere – mormorò l’elfa, abbassando lo sguardo.
Murtagh rabbrividì.
Il silenzio calò tra di loro, interrotto solo dal lieve scoppiettio del fuoco e dai sospiri sommessi di Cora.
Poi, Arya rialzò la testa.
- E Titax? – domandò, storcendo il naso. – Mi hanno detto che… è precipitato dalla torre con lui – lanciò una breve occhiata ad Eragon – Ma non può essere morto per questo –
- Infatti – mormorò Murtagh. Il suo sguardo si spostò su Cora. – L’ha ucciso lei – disse, sorridendo appena.
Cora rimase immobile, come se la discussione non la riguardasse.
Arya la guardò, meravigliata. – Cora… io non so come… -
- Ho fatto quello che dovevo – la interruppe lei, un po’ brusca. Sembrava che non avesse voglia di parlarne.
L’elfa si rivolse a Murtagh. – Spiegami –
Murtagh sospirò. – Cora, il primo giorno della battaglia, è stata mandata da Eragon in cerca di aiuto a Kirtan, da Lord Leeyo, con un cavallo – esordì.
E così, pensò Eragon, lui era una persona talmente importante da poter dare ordini. Si meravigliò di se stesso.
- Il giorno dopo, io sono stato ferito durante il combattimento. Così Eragon mi ha portato nel bosco per farmi riprendere, visto che nell’ospedale non c’era posto –
Ed era stato capace di salvare anche quello che diceva di essere suo fratello. Eragon si sentì orgoglioso.
- Secondo il nostro piano, Eragon è andato ad affrontare Titax sulla torre, dove si era nascosto. Sono restato solo nel bosco per pochi minuti, quando Cora è comparsa all’improvviso da sola. Il battaglione di Lord Leeyo l’aveva lasciata nella foresta per non metterla in pericolo portandola in battaglia. E così ci siamo ritrovati – proseguì Murtagh, con topo apatico.
- Io volevo uccidere Titax – continuò Cora, sospirando. – E quando ho saputo che Eragon rischiava la vita nel tentativo di ucciderlo da solo – Eragon si inorgoglì a quelle parole – ho chiesto a Murtagh di aiutarmi ad entrare in città per andare ad aiutarlo –
Murtagh si passò una mano sulla nuca. – Così ho accettato e, siccome stavo meglio, ho deciso di accompagnarla. Siamo andati fino all’entrata del passaggio segreto che conduce ad Osilon, quello che abbiamo utilizzato per uscire dalla città con tutto l’esercito –
- E lui ha aperto la porta con la magia – concluse Cora.
- Una volta arrivati ad Osilon – proseguì Murtagh – le ho procurato un arco per difendersi. E ci siamo diretti verso la torre –
Cora rabbrividì. – In quel momento abbiamo visto Eragon in bilico sul parapetto della torre. Stava lottando con Titax. Quel mostro sembrava in difficoltà, aveva le ali spezzate… ma Eragon stava scivolando. Siccome pioveva, il parapetto era bagnato. E la torre era… beh, è altissima –
- Così, prima che io potessi fare qualcosa, Cora ha incoccato un freccia, ha dato un’occhiata al bersaglio e… - Murtagh sospirò. – L’ha centrato. Ha ucciso lei Titax, con il suo arco –
Arya la guardò, meravigliata.
- Però Titax ha trascinato con sé Eragon giù dalla torre – mormorò Cora. – E lui è caduto –
L’elfa spostò il suo sguardo su Eragon. - Sei stato coraggioso – gli sussurrò.
Lui scrollò le spalle. Non ricordava nulla.
- Come… che conseguenza ha avuto la caduta? – domandò Arya a Murtagh.
Murtagh sbuffò. – Era già piuttosto malmesso. Ha battuto la testa diverse volte, si è ferito, sembra che sia caduto dalle scale della torre. Comunque, è pieno di lividi. Però nessun osso rotto – elencò, meditabondo. Poi, fece una smorfia. – E ovviamente c’è la questione della memoria –
Arya annuì lentamente.
- Saphira ci ha raccontato che Titax voleva fare esplodere tutta Osilon rompendo la lanterna senza fiamma della torre – aggiunse Cora. – Ed Eragon è riuscito a trattenerlo abbastanza per non permetterglielo –
- Saremmo tutti morti – mormorò Murtagh.
Arya posò nuovamente lo sguardo su Eragon.
Murtagh improvvisamente si riscosse e prese Cora per un braccio.
- Che c’è? – domandò lei, preoccupata.
- Li lasciamo soli – rispose Murtagh. Poi, lanciò uno sguardo significativo ad Arya. – Fagli ritornare la memoria, per favore –
Lei annuì.
Murtagh e Cora erano già fuori quando Arya lo richiamò indietro. – Murtagh? -
- Cosa c’è? –
Gli occhi di Arya scintillarono. – Grazie –
Fu solo quando la porta si richiuse che il libro chiuso nella mente di Eragon si spalancò e cominciò a vorticare improvvisamente.
Frasi smozzicate, visi sorridenti o tristi, parole gridate, pensieri, ricordi, colori, una pietra blu che si spaccava, due grandi occhi verdi persi nei suoi, un nano sorridente, un elfo alto e longilineo, un umano serio e attento, una squama azzurra, un arco di tasso, cervi, una capanna, un vecchio viso familiare, una spada azzurra, un castello di pietre bianche, un fiume, una barca illuminata dalla luce della luna, un bacio, qualcosa di travolgente e passionale, un “Ti amo” sussurrato a mezza voce, un lago, alberi verdeggianti, un’enorme dragonessa azzurra…
“ERAGON!”
L’urlo mentale di Saphira lo travolse come un fiume in piena.
“Oh, Saphira!”
La dragonessa stillava preoccupazione. “Come hai fatto a dimenticarti di me?” esclamò, offesa. “Sono ore che cerco di entrare nella tua mente, ma era più confusa di quella di un neonato!”
“Avevo perso la memoria” balbettò Eragon.
Saphira sospirò. “L’importante è che tu sia vivo, ora” mormorò. “Ho avuto tantissima paura…”
“Devo aver battuto la testa”
“Me ne sono accorta. Avrei ucciso quell’essere infernale se non l’avesse già fatto Cora”
“Ė morto, finalmente. La battaglia è finita, vero?”
“Tutti gli animali neri sono stati uccisi, piccolo mio. Argo non ha più un esercito”
“Era ora”
“Era ora che ti svegliassi! Sono secoli che dormi! Come ti senti?”
“Indolenzito, per adesso. E anche un po’ frastornato”
“Mi hai fatto preoccupare tantissimo”
“E Arya… quand’è arrivata?”
“Da mezz’ora più o meno. Non è ancora venuta a trovarti?”
“Ė qui”
“Allora vi lascio soli. Ti voglio bene, piccolo mio”
“Sei la mia vita, Saphira”
Eragon riemerse dal suo dialogo con Saphira e guardò Arya intensamente.
L’elfa parve accorgersi del cambiamento della sua espressione.
- Eragon? –
Lui fece un sorriso smorzato. – Devo aver battuto davvero forte la testa, per aver dimenticato il tuo viso, principessa –
Gli occhi di Arya si riempirono di lacrime. – Oh, Eragon… - sussurrò.
Eragon avrebbe voluto abbracciarla. Ma poi, all’improvviso, un’ombra gli oscurò il mondo.
Guardò Arya con orrore.
A bassa voce, disse solo una parola.
- Ellesmera –

**********

OSILON
Quel mattino pioveva ancora, quando Eragon si alzò debolmente dal letto per spalancare le tende che oscuravano la finestra della sua stanza.
L’acqua grondava sui tetti, scendeva a secchie piene dal cielo, si abbatteva sul terreno con la forza di un uragano. Il cielo era nero, cupo; ogni tanto un boato scuoteva la terra, facendo rimbombare la città di Osilon, fredda, bagnata e fosca.
Eragon si fermò davanti alla finestra, allungando le gambe per sgranchirsi le membra indolenzite. Erano passati solo pochi giorni da quando si era risvegliato in quella stanza del palazzo di Lord Ulthian e la fatica della battaglia si faceva ancora sentire, pressante. Era soprattutto la vera e propria sensazione di essere debole a sfiancarlo: si muoveva con una cautela che in giorni migliori avrebbe definito eccessiva, aveva bisogno di un bastone per sentirsi sicuro sulle sue gambe malferme e molto spesso preferiva appoggiarsi alle pareti che camminare nel bel mezzo della stanza.
La testa gli doleva in modo particolare. Ora che la memoria gli era ritornata completamente, ricordava come avesse battuto la fronte sul corrimano della torre di Osilon, lottando con Titax, e di come fosse atterrato malamente sul terreno fangoso dopo esser scivolato dal parapetto bagnato. Aveva come l’impressione che se avesse scosso il capo troppo velocemente la testa gli sarebbe andata in frantumi.
Per non parlare di come realmente si sentisse.
La notizia della distruzione di Ellesmera era stata un colpo durissimo da accettare. La sola idea che un esercito di animali avesse potuto toccare la città più grande, potente e bella della Du Weldenvarden lo faceva sentire piccolo e inutile. Aveva salvato Osilon, certo, ma sentiva di non aver fatto abbastanza. Era troppo difficile ammettere che Argo stava giocando d’astuzia, che era riuscito a trovare una breccia tra le loro protezioni. Aveva liberato Fìrnen solamente allo scopo di distrarre la loro attenzione dai pericoli che poteva correre Ellesmera.
Ora, probabilmente, stava cercando di distogliere il loro sguardo da qualcos’altro.
Sospirando, Eragon si spostò leggermente dal muro e, camminando con passo malfermo, ritornò alla sua poltrona davanti al fuoco.
Detestava sentirsi così debole e… vecchio.
“Tu sei vecchio, piccolo mio”
Saphira, come da manuale, era un balsamo per il suo disappunto.
“Grazie, Saphira” borbottò, sistemandosi una coperta attorno alle gambe e rabbrividendo. Probabilmente, gli era ritornata la febbre.
La dragonessa sbuffò. “Sii oggettivo” gli disse, tranquilla “hai cent’anni”
“Arya ne ha centottanta e non mi sembra vecchia per nulla” ribatté Eragon.
“Sempre a pensare a lei” sospirò Saphira. “Sono fortunata ad avere Fìrnen, altrimenti potrei trovarmi a fantasticare su di lei senza nemmeno rendermene conto…”
“Se intendevi infastidirmi, ci sei riuscita”
La dragonessa ridacchiò, divertita.
“E comunque, anche Arya è precipitata da una parete. Eppure, il giorno dopo era già scesa nel labirinto di Tenga alla mia ricerca” obiettò Eragon. “Non è giusto che lei riesca sempre bene in tutto”
“Era spinta dall’urgenza” ribatté Saphira. “Se sapessi che lei è dispersa in un mondo sotterraneo, non correresti a cercarla, vecchiaia o non vecchiaia?”
Eragon sbuffò. “Io non la merito” mormorò, triste.
“Che cosa?” Saphira era sconcertata. “Da quando in qua ti vengono in mente pensieri del genere?”
“Da quando lei è tutta occupata e presa dal salvare il suo popolo mentre io sto davanti al fuoco con una coperta sulle ginocchia” mormorò Eragon.
“E quindi tu non dovresti meritarla solo per questo?”
“Beh, togli il fatto che la amo. Per il resto, ho guadagnato in tutto. Anche in una carica ereditaria per i miei eventuali figli”
Saphira scoppiò a ridere, ancor più divertita. “Smettila. Sembri un barone corrucciato quando parli così”
Suo malgrado, Eragon sorrise. “Stai umiliando il futuro re degli elfi. Potrei… potrei addirittura condannarti all’esilio per questo”
Saphira smise di ridere. “D’accordo, vostra altezza. Mi rimetto immediatamente nei ranghi” disse, seria.
Eragon stava per scoppiare a ridere a sua volta, quando udì qualcuno bussare alla sua porta.
“Arya” commentò Saphira, con un sospiro vicino all’esasperazione. “Si è appena liberata da un fastidioso elfo pallido”
“Com’era?” domandò Eragon, immediatamente.
“Irritata, come è sempre quando siete distanti, credo” commentò Saphira.
“No, intendo dire, com’era quest’elfo?” replicò Eragon. “Fisicamente?”
Saphira emise un grugnito di disapprovazione. “Mi avvalgo del diritto di non rispondere a questa domanda così vergognosamente puerile”
Arya bussò un’altra volta.
- Avanti – disse Eragon, stringendosi di più nella coperta.
La porta si aprì lentamente e la regina degli elfi entrò con calma. Era più pallida del solito, i suoi occhi tradivano una profonda stanchezza e indossava abiti infangati e dimessi, eppure sorrideva.
- Sei sveglio – commentò, richiudendo la porta alle sue spalle. Si tolse il mantello verde che indossava sopra alla camicia e lo appese ad un attaccapanni. L’odore di vestiti bagnati invase la stanza, pungente.
Eragon annuì. – Già – mormorò.
Arya si avvicinò alla poltrona e si sedette su un bracciolo. Con fare esperto gli tastò il polso e poi la fronte, per misurargli la temperatura. Il suo tocco delicato si tramutò in una carezza tra i capelli scompigliati di Eragon.
- Hai ancora la febbre – disse, corrucciata, prima di sfiorargli la fronte con un bacio.
Eragon scrollò le spalle. – Ė una novità? – ribatté, aspro. – Mi sento totalmente inutile, principessa –
Arya sorrise e i suoi denti bianchissimi rilucettero nell’oscurità. – Murtagh è messo peggio di te. E lo stesso tutti i combattenti di Osilon –
- Combattere sotto la pioggia è deleterio – concluse Eragon, ricambiando il sorriso.
Arya gli sfiorò la mano aperta sul bracciolo della poltrona, con dita delicate.
- Ti… ti ricordi del bambino elfo di due anni di cui ti avevo parlato? – gli chiese, con leggerezza.
Eragon sospirò. – Sì, certo. Sua madre era una tua amica. Si chiamava Carl, giusto? –
Arya fece un debole sorriso. – Caine – lo corresse.
- Oh beh… ho quasi indovinato – commentò lui. – Caine. Quindi? –
- Quindi… non te l’ho detto finora, ma è stato l’unico abitante di Ellesmera a salvarsi da… da Titax e i suoi –
Eragon spalancò gli occhi. – Si è salvato? Lui? –
- Diciamo che è stata Linnea a salvarlo – ammise Arya, abbassando lo sguardo.
Eragon si irrigidì sulla poltrona.
L’incendio di Ellesmera era nulla in confronto all’immenso ed ignobile tradimento di Linnea. Quando Arya gliene aveva parlato, la sera precedente, ad Eragon si era formato un grosso nodo all’altezza della gola.
Un nodo che non aveva voluto sapere di sciogliersi e che ancora gli rendeva difficile parlare.
Sapere che Linnea aveva agito negli interessi di Argo per ferire Arya lo irritava tantissimo. Sapere che l’elfa-albero voleva uccidere Arya lo riempiva di sdegno e disprezzo. Sapere che Linnea voleva uccidere Arya per ferire lui era un dolore insopportabile.
- Cos’è quella faccia? – sussurrò Arya, sfiorandolo con lo sguardo.
Eragon deglutì e il grosso nodo che gli stringeva la gola si allentò quanto bastava per farlo parlare.
- Nulla. Ero… perso nei miei pensieri –
L’elfa sospirò, si alzò dalla poltrona e si diresse verso la finestra, sbuffando. – Non sei bravo a dire le bugie, Eragon –
- Più che altro, è difficile mentirti – ribatté lui, ostinandosi a guardare il fuoco.
Arya posò un dito sul vetro appannato e tracciò un lungo segno dritto come un fuso. Eragon si distrasse ad osservarla, dimenticandosi per un momento di tutto ciò che lo circondava.
Poi, il dito affusolato di Arya stridette sulla superficie liscia ed umida della finestra e il Cavaliere ritornò al presente.
- Sei un incorreggibile egoista – sussurrò Arya, senza staccare lo sguardo dalla finestra.
- Come, scusa? –
- Sei egoista –
Eragon la guardò, temendo che avesse perso la ragione. – Arya? –
Lei sospirò. – Sei egoista ed ingiusto, Eragon -. Con il dito tracciò una linea curva ed ondulata. – Ti ostini a prenderti tutte le colpe. Vuoi sentirti il colpevole, il responsabile di qualsiasi dramma che accada –
- Arya, non dire sciocchezze… -
- Sto solo dicendo che qualche volta dovresti scaricare la colpa su qualcun altro – ribatté lei. – Non è umano cercare di addossarsi tutti gli errori. Dovresti essere un po’ più irresponsabile –
Finalmente si voltò per guardarlo. Gli occhi le scintillavano nella penombra.
- Non appropriarti dei miei sbagli, Eragon –
Eragon sospirò e socchiuse gli occhi. Il tiepido calore del fuoco non lo aiutava a concentrarsi e nemmeno la testa che gli pulsava dolorosamente. Tutto ciò che voleva era dormire, ma non poteva, in tutta coscienza, lasciare che Arya crollasse così, dopo quello che aveva passato.
- Se io non avessi chiesto… cioè, strappato l’acciaioluce dalle radici di Linnea, lei non avrebbe collaborato con Argo. Tutto questo non sarebbe mai successo – disse, cercando di apparire serio e ragionevole, anche se, dentro di lui, la sua parte più egoistica e individualista gli faceva notare a gran voce che se Argo non avesse collaborato con Linnea e non avesse rapito Fìrnen, probabilmente non avrebbe più rivisto Arya.
- Se tu non avessi preso l’acciaioluce, non avresti avuto una spada degna del suo nome per batterti con Galbatorix – ribatté Arya, ricominciando a scrivere sul vetro. – E forse saresti morto –
Eragon sbuffò. – Tutti questi “se” non aiutano – mormorò.
Arya si girò di nuovo. Sul vetro troneggiava una grande E appannata; sottili righe tracciate da gocce di condensa stavano già cominciando a storpiare la lettera. – Eragon, quel che è fatto, è fatto. Ellesmera è distrutta e non sarà cercando dei colpevoli che ci verrà restituita –
- Hai ragione – commentò Eragon, sospirando. – Stavo per dirtelo io –
- Va bene – sospirò lei, ritornando ad occupare il suo posto sul bracciolo della poltrona.
Eragon le cinse la vita con un braccio intorpidito e le fece un sorriso tirato.
- Allora, come procedono i lavori qui fuori? – le domandò, indicando la porta.
Arya si strinse di più a lui e posò la testa sulla sua spalla. – Ė tutto così complicato – sussurrò. – Abbiamo ripulito Osilon, abbiamo restituito le case ai loro proprietari e abbiamo fatto le condoglianze a chi aveva perso qualcuno nella battaglia. Sono morti trentasei elfi e… e questo è disarmante. Il fatto che siamo sempre meno non aiuta –
- Già – commentò Eragon, chiudendo gli occhi. Doveva resistere, non doveva addormentarsi…
- E poi, la confusione è cominciata dopo. Lord Ulthian e Lord Leeyo hanno voluto sapere ogni cosa, qualsiasi particolare di tutta questa faccenda. Ovviamente, sono dell’opinione che tutte le città delle Du Weldenvarden corrano un rischio tremendo e che solamente rafforzando la guardia ai confini si potrà garantire più sicurezza alla popolazione degli elfi. Poveri illusi – Arya roteò gli occhi anche se Eragon non poteva vederla. – Argo non si arrenderà certo davanti ad un esercito di elfi per raggiungere ciò che vuole. La lista lo attrae in una maniera assurda. Senza tralasciare il fatto che tra due settimane la grotta di Ilïar si aprirà, nell’unico giorno disponibile dopo un secolo esatto. La sola prospettiva di perdere tempo per lui è inaccettabile –
Eragon mugugnò indistintamente qualcosa.
- Argo vuole che io gli consegni la lista – sussurrò Arya. – Per questo ha attaccato Ellesmera, per questo l’ha distrutta. Per questo ha tentato di radere al suolo anche Osilon –
- Ma tu, ovviamente… - bofonchiò lui, aprendo piano un occhio - … tu non gli darai la soddisfazione di guadagnarsi la lista senza lottare –
Arya lo guardò con attenzione.
- Io… - esitò, ma poi si interruppe. – Non gli consegnerò la lista – dichiarò.
- Ci mancherebbe altro! Dopo tutto quello che abbiamo fatto per proteggerla! –
Arya annuì. Poi, sospirò per l’ennesima volta. Sembrava rosa dai dubbi. Alla fine, parve trovare il coraggio di aprire bocca. – Ma non ho intenzione di discuterne, non oggi… in realtà, ero venuta per parlare di… di Caine, Eragon. Il figlio di Lothri –
Lui la guardò, disorientato. – Come? Cosa c’entra Carl? –
Arya non si prese la briga di correggerlo. Si torturò le mani, quasi impaziente.
- Eragon, io… -
- Gli è successo qualcosa di grave? – domandò Eragon, facendosi più sveglio. – Avete bisogno del mio aiuto per curarlo? –
- Niente di tutto questo, Eragon – disse Arya. Gli angoli della sua bocca si alzarono in una parvenza di sorriso. – Però… beh, ho bisogno del tuo aiuto per lui –
- Sono a tua disposizione – annunciò lui, un po’ più sollevato.
Arya rimase un momento in silenzio. Poi si alzò in piedi e cominciò a passeggiare davanti al caminetto acceso, con lo sguardo perso tra le fiamme.
- Sai cosa vuol dire essere orfano – esordì, con un breve sospiro. – Sei stato cresciuto dai tuoi zii, senza sapere niente sulla vera identità di tuo padre e con un solo nome a ricordarti tua madre. Io avevo mia… la regina Islanzadi, ma lei era distante. E mio padre è morto così presto che nemmeno posso sperare di ricordarlo –
Prese tra le mani un piccolo soprammobile dalla mensola del caminetto e cominciò a rigirarselo tra le dita affusolate.
- Quindi, possiamo immaginare quello che proverà Caine quando crescerà. Sarà senza madre e senza un padre. Sarà solo al mondo e questo per colpa di uno stupido spettro e di una lista di nomi maledetta –
- Non è colpa di Ilïar –
- Certo che no, ma è comunque a causa di questa lista che Argo ha deciso di rapire Fìrnen, di attaccare Ilirea e poi Ellesmera, e infine Osilon. È per colpa dei nomi di Ilïar che Gränt e Lothri sono morti –
Arya lo guardò appena.
- Se penso che un altro bambino sarà costretto a restare senza genitori come è successo a me, o a te… beh, mi si stringe il cuore. È sbagliato, mi capisci? I genitori servono per darti delle regole, per rimproverarti, per sgridarti quando è necessario… ma anche per farti sorridere, per soffiare sulle tue ferite e per consolarti. Io ho sofferto tantissimo senza mio padre e con mia madre sempre occupata e distante. Ho dovuto imparare a cavarmela da sola, e questo è terribile e difficile –
- Arya… -
- Eragon, so che è pieno di orfani nel mondo. Ma io voglio fare qualcosa per Caine. Davvero –
Si guardarono intensamente.
Eragon si spostò la coperta dalle gambe e si mise in piedi, incurante dei crampi ai polpacci e delle proteste all’altezza della testa. In pochi passi fu vicino a lei e le sfiorò una guancia.
- Ti senti una regina irresponsabile, non è così? È per questo che vuoi fare del bene a Caine – disse, serio.
- Non mi sento una regina irresponsabile – ribatté lei. – O meglio, mi sento tanto stupida e vulnerabile, sono consapevole di aver fatto del male a tanti miei sudditi con la mia leggerezza e di aver fatto combattere persone che mai si sarebbero sognate di far del male a qualcuno. Ma non è per questo che voglio aiutare Caine –
- Allora ti senti in debito con Lothri – concluse Eragon.
Arya scosse la testa. – Sì, mi sento in debito con lei, ma… non è nemmeno per questo –
- Perché ti intestardisci su di lui, allora? –
- Non l’hai capito? –
- Ancora no, sinceramente –
Arya sospirò. – Non voglio lasciare un altro orfano in balia di se stesso. Ce ne sono tanti, ma vorrei cercare di aiutarne almeno uno. Odio vedere i bambini senza genitori. Mi ricordano la mia infanzia, e ti giuro che quello è stato il periodo più difficile della mia vita. Cielo, ho sempre sognato di avere un padre, una madre e magari anche dei fratelli. Volevo una vita normale, nel significato elfico del termine, ma in realtà tutto ciò che mi è stato destinato era diverso. Mia madre era regina e non badava a me, mio padre era morto, di fratelli non ce n’era l’ombra. E io ero abbandonata a me stessa, con compagnia scelta appositamente da Islanzadi. Cercavo di essere come lei voleva, di darle soddisfazione, ma qualsiasi cosa facessi non ricevevo che uno sguardo da lei. È terribile –
Eragon le si avvicinò di più e la strinse a sé.
- Principessa, se dici così mi farai star male. Non ho mai sopportato di vederti soffrire – mormorò, con il viso affondato tra i capelli dell’elfa.
- Ma io sto male se vedo un bambino da solo! – replicò lei.
- Non puoi esserci dappertutto, Arya. Se fosse così, dovresti aiutare metà della popolazione di Alagaësia –
- Eragon, non mentire: tu non hai mai avuto un padre. E, se ce l’avevi, non sapevi la sua vera identità. Non puoi dirmi che augureresti una cosa simile ad altre persone –
Eragon rimase in silenzio.
- Non voglio aiutare tutti gli orfani di Alagaësia. Sarebbe bello farlo, ma vedo che è impossibile. Ma se potessi… se riuscissi a rendere più bella la vita di anche solo uno di loro, mi sentirei una persona migliore –
- Sei già una persona migliore, Arya. Sei la migliore di tutte –
- Non dire sciocchezze – Arya si separò dal loro abbraccio – io voglio davvero cercare di rimediare a quanto compiuto ad Ellesmera da Argo –
Eragon la guardò, sospirando. – E quindi? – le domandò. – Cosa avresti intenzione di fare? –
Arya cercò di non incrociare lo sguardo del Cavaliere.
- Vorrei che Caine avesse una famiglia –
Eragon sorrise. – Sono sicuro che moltissimi elfi pagherebbero per crescerlo. Insomma, pensi davvero che nessuno voglia prendersi cura di lui? –
Arya scosse la testa. – Non hai capito –
- Spiegami, allora –
- Vorrei che Caine entrasse a far parte della nostra famiglia –
Il cuore di Eragon perse un battito.

**********

OSILON
“Ė pazza”
Saphira ridacchiò, mentre Eragon le accarezzava il muso.
“Piccolo mio, a tutte noi ad un certo punto della nostra vita salta fuori l’istinto di maternità. Per dire, se io volessi diventare mamma, potrei semplicemente chiamare Fìrnen e…”
“Va bene, risparmiami i particolari. Sei fin troppo rumorosa quando… quando stai con lui. Mi sembra quasi di avervi nella stanza affianco ” la interruppe lui, posandosi un dito sulla tempia.
Saphira gli lanciò un’occhiata di avvertimento. “Parla il signor silenzioso. Ti ho mai detto che russi?”
“Che sciocchezze. Io non russo. E poi non potresti sentirmi, visto che ormai da settimane dormiamo separati”
“Ah, ma tu russi anche mentalmente, piccolo mio. Quando dormi sembra di avere un Urgali impazzito tra capo e collo, non so se rendo l’idea”
Eragon non rispose.
Erano entrambi in una silenziosa radura del bosco di Osilon, dove dormivano Saphira e Fìrnen. Tre grandi falò riscaldavano il piccolo cerchio d’alberi, senza emettere suono. Erano focolari particolari, aveva detto Saphira: lei e il drago verde avevano raccolto delle enormi pietre nere sparse nel bosco di Osilon e, dopo averle ammucchiate in tre grossi gruppi, avevano dato loro fuoco, fino a farle diventare incandescenti. In qualche modo, si erano anche generate delle fiamme, che non bruciavano, non scoppiettavano e quindi non producevano fumo.
In sostanza, era un modo perfetto per riscaldare la radura fredda.
La neve si era sciolta ed Eragon, quando era arrivato dalla città, aveva potuto sedersi su un masso asciutto, per guardare negli occhi Saphira.
Stavano parlando da tempo, ormai. Le stelle facevano capolino nel cielo blu intenso. Fìrnen russava in lontananza, con un occhio giallo mezzo aperto.
Eragon non riusciva a descrivere il suo stato d’animo. Dopo la chiacchierata con Arya, tutto il dolore alle gambe, alla testa e all’addome era scomparso. Persino la febbre gli si era abbassata. Tuttavia, gli sembrava che un’onda enorme si fosse riversata nella sua mente, confondendo i ricordi e le impressioni, lasciando dietro di sé una landa desolata e, soprattutto, confusa.
Era stato tutto il pomeriggio a fissare il fuoco, dopo che Arya se n’era andata per organizzare i funerali degli elfi morti ad Osilon. Nemmeno la visita di Murtagh, ancora ammalato, era riuscita a distogliere la sua attenzione da quanto gli aveva detto la regina degli elfi.
Era letteralmente sconvolto.
Lui non era adatto ad essere un tutore. O, come diceva Arya, un padre. Insomma, lui non l’aveva mai avuto un padre, tecnicamente. Garrow era la persona che più si era avvicinata al concetto di genitore, per lui. E Garrow non era esattamente l’uomo adatto da cui imparare ad allevare e crescere un bambino.
Come avrebbe potuto diventare papà di un bambino mai visto prima? Lui, Eragon?
Così, in preda a dubbi terribili, si era vestito con più abiti possibili ed era andato da Saphira.
Voleva vederla, perché non si poteva parlare a distanza di una faccenda del genere.
“Come te l’ha detto?” domandò lei all’improvviso, socchiudendo gli occhi.
Eragon si passò una mano tra i capelli. “Dicendo che avrebbe voluto che Caine entrasse a fare parte della nostra famiglia. Ma perché, poi, noi abbiamo una famiglia? Noi siamo un famiglia?”
“Certo che sì. Io, te, lei e Fìrnen” dichiarò Saphira, senza un attimo di esitazione. “Non ci consideri come parte della tua truppa?”
“Sì, ovvio, ma…” Eragon sospirò, a disagio “… sai com’è, è da così poco che io e lei… non riesco ancora a rendermi conto di essere il suo compagno. E ora lei tira fuori questa storia del bambino!”
“Se vuole adottarlo e crescerlo come un figlio suo, perché dirle di no?” gli domandò Saphira, posando la grande testa triangolare sulle zampe anteriori. “Insomma, tu vuoi farla felice, no? Se lei si sente migliore adottando Caine, che problemi ci saranno?”
“Ecco… io vorrei farla felice, ma questo è proprio il metodo più difficile che lei potesse trovare”
Saphira alzò gli occhi al cielo e sospirò. “Non ti ha chiesto di uccidere Argo con le tue mani”
“Come sei superficiale!” esclamò Eragon. “Non stiamo parlando di cose che si possono fare al massimo in un giorno di battaglia e combattimento. Stiamo parlando di crescere un bambino!”
“Sarà divertente. Io diventerò zia”
“Sarò responsabile di lui! Io, che a malapena mi ricordo di mangiare e respirare!”
Saphira scoppiò a ridere e la sua risata riverberò nella piccola radura. Fìrnen alzò completamente il suo occhio mezzo aperto, lanciandole uno sguardo esasperato.
“Scusami, Fìrnen” disse lei, tra le risate. “Ma il mio cucciolo ha finalmente ammesso di essere un irresponsabile”
“Buono a sapersi” bofonchiò il drago verde, richiudendo l’occhio.
Saphira guardò Eragon, divertita. “Piccolo mio, ti ricorderò io di andare in bagno, se è questo che desideri”
Eragon si passò le mani sul viso, senza ascoltarla. “Stiamo ancora combattendo contro Argo e Arya pensa di adottare un bambino! Non ho già troppi pensieri per la testa?”
“I tuoi guai con quel mostro non sono affari di Caine. Lui ha bisogno di un padre”
“Lo so, ma il…” la parola padre gli restò in gola “… il papà dovevo essere proprio io?”
“A quanto pare, Arya crede di sì”
Eragon si trattenne dal battere la testa sul masso su cui era seduto.
“Ma perché io? Diamine, potrei dimenticare di dargli da mangiare, di pulirlo… potrei lasciarlo a se stesso in mezzo ad una foresta! Io sono irresponsabile, sul serio! Me ne rendo conto ora, ma io sono irresponsabile!”
Saphira sorrise. I suoi denti brillarono nella semi-oscurità.
“Non sarai solo. Ci sarà anche Arya con te”
Eragon gettò la testa all’indietro. “Appunto!”
“Appunto cosa?”
“Nel badare a Caine potrebbe dimenticarsi di me”
Saphira si trattenne dal ridere. “Non credo proprio”
“Va bene, era una scusa banale. Ma io non mi sento pronto a diventare padre. Fino a due settimane fa ero convinto di restare solo per tutta la vita e poi, in un batter d’occhio, Arya mi dice di amarmi e decide di diventare madre! Non mi ha nemmeno dato il tempo di abituarmi all’idea!”
Saphira sospirò e lo guardò con attenzione.
“Davvero negheresti ad un bambino l’opportunità di ritrovare un padre morto combattendo?”
“Non gli sto negando nessuna possibilità, Saphira! Tutti gli elfi della Du Weldenvarden vorranno prenderlo in custodia! Se c’è una cosa sicura è che Caine non resterà mai senza un padre!”
“Certo che sì” commentò Saphira, sospirando. “Il tuo ragionamento non fa una piega”
Eragon sbuffò. “Perché cerca sempre di complicarsi la vita?” gemette, chiudendo gli occhi.
“Penso che lei non la veda come una complicazione” sussurrò Saphira.
“Certo che no. Non pensa che c’è uno spettro in giro per Alagaësia, non pensa affatto che Ilirea è stata distrutta e che il regno degli umani sarà piombato nella più terribile confusione. Non gliene importa che Argo possa tentare in tutti i modi di rubarle la lista e di costringere Ilïar a realizzare i suoi macabri progetti!”
“Eragon, non intendevo in questo senso…”
“Beh, io sì! Sembra quasi che non si accorga di quanto succede intorno a noi! Lei ha fatto la sua cavalcata fino ad Ellesmera, ha raccolto un bambino dalle braci di un albero e se ne è tornata a casa convinta di adottarlo. Nel frattempo, noi qui rischiavamo la vita, per poco io non morivo e non perdevo la memoria, Titax era intenzionato a distruggere tutta Osilon e trentasei valorosi guerrieri hanno perso la vita per proteggere la loro città!”
“Eragon, datti una calmata…”
“No che non mi calmo! Mi sono svegliato da due giorni, mi sento come un bicchiere in frantumi appena ricostruito e lei mi propone di diventare PADRE?”
“ERAGON!”
Saphira si alzò sulle zampe anteriori e ruggì, irata.
Fìrnen non si prese nemmeno la briga di aprire gli occhi e si posò semplicemente una zampa sul muso.
“Hai esagerato, piccolo mio” gli sussurrò Saphira, con la voce ancora vibrante.
Eragon scivolò giù dalla sua roccia e si accasciò a terra.
“Devo ammettere che Arya non ha trovato il tempismo migliore per chiederti di adottare Caine” ammise Saphira “ma devi calmarti. Non sei abbastanza in forze per arrabbiarti”
Lui non rispose e fissò il focolare più vicino.
La dragonessa emise uno sbuffo di fumo nero dalle narici e poi si accucciò nuovamente, sospirando.
“Eragon, non devi credere che andare ad Ellesmera e scoprirla distrutta sia stata una passeggiata, per Arya. Hai rischiato molto, è vero, ma anche lei lo ha fatto”
Il Cavaliere non rispose nuovamente.
“Quello che volevo dirti è che, probabilmente, Arya si è presa cura di Caine nel viaggio di ritorno. È impossibile non affezionarsi a qualcuno a cui si è dedicato tanto tempo, soprattutto se è piccolo. Eragon, la stessa cosa è accaduta a me con te! Ero giovane anche io, ovvio, e tra noi c’è sempre stato il legame indissolubile di drago e Cavaliere, ma tu eri piccolo e indifeso e io volevo, dovevo proteggerti”
Saphira socchiuse i suoi grandi occhi azzurri. “Anche se non fossimo stati drago e Cavaliere, credo che avrei cercato sempre di starti accanto. Quando ti ho visto per la prima volta, avevo bisogno di essere protetta da te. Ma poi, crescendo, ho capito che ero io a dovermi prendere cura di te”
“Non c’entra assolutamente niente con Arya e Caine”
“Eragon… tu non hai visto Caine”
“Nemmeno se è il bambino più bello della Du Weldenvarden potrai convincermi a far ciò che Arya mi ha chiesto”
“Non stavo pensando all’aspetto fisico, testone! Tu non hai visto Arya e Caine insieme. Non sai quanto adesso lui valga per lei”
Eragon roteò gli occhi.
“Dalle una possibilità, Eragon. Dà a Caine una possibilità” sussurrò Saphira.
“Saphira, io avevo bisogno di un tuo consiglio. E ora tu mi lasci a brancolare nel buio” protestò lui.
La dragonessa sorrise appena. “Io ci sarò sempre per te, piccolo mio. E il mio consiglio è quello di capire quanto davvero sia importante per Arya questa faccenda. Solo dopo averlo capito potrai scegliere se accettare o no”
“Mi sembra ovvio che per Arya sia importante”
Saphira scosse la testa. “Invece no, piccolo mio, altrimenti avresti già accettato senza indugi”
Eragon fece per ribattere, ma lei lo interruppe. “Eragon, nella vita a volte si viene accontentati, a volte invece bisogna fare dei sacrifici per la felicità di chi si ama. Io ho avuto te, ho avuto Fìrnen, ho vissuto e sto vivendo la vita che desideravo. Eppure, ho dovuto lasciare Alagaësia per seguirti e sono dovuta ritornarci dopo ottant’anni per salvare il drago che amo. Non è stato semplice, ma l’ho fatto. Ed ero sicurissima che, nonostante a me non piacesse la situazione, voi due sareste stati felici”
Saphira aprì gli occhi e fissò il suo sguardo intenso su quello incerto di Eragon.
“Il tuo vero appagamento deve essere quello di vedere Arya felice, se davvero la ami”
Il Cavaliere abbassò gli occhi e posò la schiena sul masso, sospirando.
Sarebbe davvero riuscito a dare una possibilità a Caine?


Il capitolo è un po' troppo lungo :ehehe: Il prossimo sarà più breve, prometto :D
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RE: Dopo Inheritance...

da DaubleGrock » 17 giugno 2013, 14:40

Bellissimo capitolo
e non preoccuparti del ritardo, almeno la scuola ora è finita e le vacanze sono iniziate :D
Ritornando al capitolo
Le prime battute tra Murtagh e Cora sono divertenti. Quando ho letto che Eragon aveva perso la memoria sono rimasta così :O Poi è arrivata Arya ed Eragon ha avuto un lampo di genio :laugh: ma perchè ora non vuole accettare Caine :blink: è solo un piccolo indifeso elfetto poverino
Spero che questo dramma "familiare" si risolva in fretta non mi piace che quei due litighino, speriamo che eragon vada dalei gli dice di fare tutto quello che vuole lei e che per lui va bene, la bacia e vivono tutti felici e contenti, ma prima devono uccidere Argo :sospettoso: Però c'è anche il fatto di quel sogno di Eragon che lui deve partire per andarsene da Ellesmera -_- ma secondo me questo potrà risolversi con l'aiuto Ilïar visto che lei può come hai detto tu cambiare il Wyrda di una persona :laugh: speriamo, non mi piacerebbe che Eragon, Arya, Fìrnen e Saphira si lasciassero nuovamente :(
Mi sa che questa volta ho un pò esagerato, è un pò lunghetto come commento -_-
Comunque spero che aggiorni presto la storia perchè non vedo l'ora di leggere come andrà a finire, anche se vorrei che non finisse mai :laugh:
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RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 17 giugno 2013, 15:15

Grazie mille, DaubleGrock! :D E' tanto bello vedere che qualcuno è rimasto per leggere la mia FanFic :ehehe:

Comunque, la faccenda di Iliar diventerà molto molto interessante, nel prossimo capitolo :D La cosa si evolverà... :invisibile:

Per quanto riguarda la domanda che mi hai fatto ancora un mese fa, sul fatto che Nasuada sia un fantasma o altro, la cosa verrà spiegata a tempo debito :D E, già che ci sono, annuncio che, se faccio in tempo, cercherò di scrivere un piccolo Missing-moment su Murtagh e Nasuada, dato che la loro parte importante in questa storia arriverà molto presto :D *Coscienza: Ora basta con le anticipazioni, scema! [smilie=angry2.gif] Io: Ok :ehehe: *

Il prossimo capitolo è scritto per metà (oggi sono in vena di scrivere, ne approfitto :D ). Grazie ancora per essere passata! :D
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RE: Dopo Inheritance...

da Saphira00 » 17 giugno 2013, 15:44

WOW!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!è BELLISSIMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :innamorato: :innamorato: :innamorato:
mi è piaciuto molto quando ha perso la memoria,chiamava Murtagh Murri!!!! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
E poi..... non riesco a capire come mai Eragon non vuole il piccolo elfo carinissimo! :innamorato: :blink: :blink: :blink:
capisco che non vuole prendersi la responsabilità però....anzi non lo giustifica!!! :laugh: :laugh: :invisibile: :invisibile:
voglio che diventi padre!!!! :P :D ;) :) ^^
POSTA PRESTO!!!!!!!!!!!!!!!!!! :D ;)
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RE: Dopo Inheritance...

da EragonEldunari » 17 giugno 2013, 19:34

Io non ho capito una cosa, chi è Iliar?
Vivi come se tu dovessi morire domani, impara come se tu dovessi vivere per sempre.
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RE: Dopo Inheritance...

da DaubleGrock » 17 giugno 2013, 20:32

E' l'elfa indovina che è chiusa in quella grotta che si apre ogni cento anni all'equinozio di primavera giusto? :blink:
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 17 giugno 2013, 21:49

DaubleGrock ha scritto:E' l'elfa indovina che è chiusa in quella grotta che si apre ogni cento anni all'equinozio di primavera giusto? :blink:

Giusto :) può vedere nel futuro delle persone e cambiare il loro destino. Per cui, siccome nel destino di Arya e di Eragon c'è Argo, può fare in modo che lui muoia :) o che venga ucciso da uno dei due :)

Comunque, grazie Saphira00 per essere passata! :D vedrai presto come si evolverà la storia Arya/Caine/Eragon :invisibile:
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RE: Dopo Inheritance...

da elly-94 » 18 giugno 2013, 16:58

complimenti, aiedail!!!
ho adorato la prima parte, sul serio, l'eragon smemorato è uscito fuori una meraviglia (quasi da chiedersi se anche tu sia stata smemorata XD) e l'ultima. non hai idea di quando abbia apprezzato l'eragon uomo con i suoi dubbi, ben costruito e, soprattutto, REALISTICO.
quando ho letto di arya che gli chiede di adottare il bimbo ho sudato freddo, lo ammetto, e già mi aspettavo un quadretto da famiglia felice. ti ho adorata quando non è accaduto :innamorato: :innamorato:


a questo punto inizia a delinearsi la fine e ho anche un paio di teorie...
vedremo quanto ci avrò preso ^^

[spoiler]scusa se il commento fa PIANGERE ma sono a, tipo, 14 ore dall'inizio della prima prova e sto alla buccia ^^
nel caso decida di fare la studiata da paura in periodo esame ci si vede a luglio ^^[/spoiler]
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 18 giugno 2013, 19:09

elly-94 ha scritto:complimenti, aiedail!!!
ho adorato la prima parte, sul serio, l'eragon smemorato è uscito fuori una meraviglia (quasi da chiedersi se anche tu sia stata smemorata XD) e l'ultima. non hai idea di quando abbia apprezzato l'eragon uomo con i suoi dubbi, ben costruito e, soprattutto, REALISTICO.
quando ho letto di arya che gli chiede di adottare il bimbo ho sudato freddo, lo ammetto, e già mi aspettavo un quadretto da famiglia felice. ti ho adorata quando non è accaduto :innamorato: :innamorato:


a questo punto inizia a delinearsi la fine e ho anche un paio di teorie...
vedremo quanto ci avrò preso ^^

Spoiler:
scusa se il commento fa PIANGERE ma sono a, tipo, 14 ore dall'inizio della prima prova e sto alla buccia ^^
nel caso decida di fare la studiata da paura in periodo esame ci si vede a luglio ^^


Beh, memoria o non memoria, di solito quando mi sveglio sono nelle condizioni di Eragon nella prima parte del capitolo, quindi... so cosa si prova :laugh: E poi ovviamente il quadretto della famiglia felice è ancora moolto distante (ce ne vorrà prima del "e vissero per sempre felici e contenti", se ci sarà :invisibile: ).
Grazie mille per essere passata! :D
Spoiler:
Sei sotto esame? :blink: Auguri vivissimi, io l'anno scorso ho fatto la terza media e mi ha fatto sudare un po'... :sleep: non oso immaginare la maturità :huh: *me è (relativamente) tranquilla perché mancano ancora quattro anni :ehehe: *
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RE: Dopo Inheritance...

da Ichigo » 20 giugno 2013, 1:19

Finalmente hai postatoooo! Capitolo bellissimo anzi super bellissimo dato che mi piaccionoi capitoli lunghi hahahaha
E Eragon/Arya/Caine *-*spero che Caine avrà un fratellastro o sorellastra! HAhahahahahaha
Brava complimenti!
Da quando non ho più i tuoi occhi non mi bastano le stelle!

-Fedez
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