Dopo Inheritance...

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RE: Dopo Inheritance...

da Ichigo » 2 maggio 2013, 9:59

Ohhh Finalmente sei tornata non ce la facevo piu ad aspettare!!
Capitolo bellissimo! Speriamo che muoia stavolta Titax!! Posta presto!
Brava Silvia ;D
Da quando non ho più i tuoi occhi non mi bastano le stelle!

-Fedez
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RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 2 maggio 2013, 13:56

Grazie mille ragazzi! :D
Sono contenta che la battaglia vi sia piaciuta :D del resto, era in cantiere da un bel po', ho dovuto solo fare qualche correzione e revisionarla un pochettino :D
EragonEldunari, hai ragione per quanto riguarda il "club", ci avevo pensato anche io ma alla fine ho deciso di metterlo perché faceva... sì, beh, faceva molto più figo :D

Grazie mille ancora, doubleglock (se non si scrive così sei autorizzata a bannarmi da EI a vita :ehehe: ), elly e ichigo! :D alla prossima! :D

Per EragonEldunari:
Spoiler:
L'immagine con l'occhio l'ho trovata su Google immagini :) basta digitare occhio azzurro che piange ed è una tra le prime :) mi è dispiaciuto cambiarla, ma Elizabeth Bennet e Mr Darcy mi piacevano troppo [smilie=heart.gif]
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RE: Dopo Inheritance...

da EragonEldunari » 2 maggio 2013, 14:54

E io che pensavo fosse un tuo occhio :ehehe:
Vivi come se tu dovessi morire domani, impara come se tu dovessi vivere per sempre.
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RE: Dopo Inheritance...

da Saphira00 » 2 maggio 2013, 18:15

Evvai!!!!!!! Un nuovo capitolo!yeeeeee!*basta Valentina!*( scusate era la mia coscienza) comunque bel cApitolo brava! :D
X Aiedali/Silvia
[spoiler]scusami scusami! Per averti continuamente rotto i ******** scusascusa!!!! :( [/spoiler]
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 2 maggio 2013, 20:37

Saphira00 ha scritto:Evvai!!!!!!! Un nuovo capitolo!yeeeeee!*basta Valentina!*( scusate era la mia coscienza) comunque bel cApitolo brava! :D
X Aiedali/Silvia
Spoiler:
scusami scusami! Per averti continuamente rotto i ******** scusascusa!!!! :(


Tranquilla! :) grazie anche a te per essere passata! :D
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RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail1996 » 4 maggio 2013, 19:04

Grande!!! Lo sapevo che non avresti mai abbandonato questa ff!!! :D Fantastico capitolo!!! Come al solito dopotutto! :ok: Senza contare i meravigliosi capitolo di qualche tempo fa che non ho commentato!
Spero proprio che Murtagh non muoia! :(
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da DaubleGrock » 6 maggio 2013, 18:20

Aiedail1996 ha scritto:Grande!!! Lo sapevo che non avresti mai abbandonato questa ff!!! :D Fantastico capitolo!!! Come al solito dopotutto! :ok: Senza contare i meravigliosi capitolo di qualche tempo fa che non ho commentato!
Spero proprio che Murtagh non muoia! :(


Si infatti sarebbe un peccato che Murthag morisse :cry:
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RE: Dopo Inheritance...

da Saphira23 » 7 maggio 2013, 19:15

Ciao!!! Pensavo che non postassi più , invece hai continuato a farlo meno male ;) era un peccato che dopo tanto lavoro questa ff rimaneva incompleta ;)
passando al cap devo dire che è stato bello! ^^ anche se povero Murtagh :cry: spero davvero che si salvi!
ci hai lasciato con tanta curiosità :laugh:
Posta presto ;)
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RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 12 maggio 2013, 21:15

Eccomi qui! :D in tempo record :)

Poche parole, ecco il prossimo capitolo :D e finalmente concludiamo 'sta battaglia che mi sta snervando in una maniera assurdaaaa :wacko: *si vede* :D torniamo alla pace, fate l'amore e non fate la guerra, mettete i fiori nei vostri cannoni eccetera eccetera :angel:

Se è orribile, scusatemi, ma purtroppo questa è stata una giornata assai difficile (troppe Prime Comunioni in questo periodo :blink: e verifiche :sleep: ).

Buona lettura :D

Capitolo 48
OSILON
Era diventato il vento?
No, non gli pareva. Almeno, riusciva ancora a vedere le sue mani e le sue gambe. Il vento è incolore. Il vento non ha un corpo.
Ma allora, perché gli sembrava di volare?
Saphira era distante. Anzi, distantissima. Non era di sicuro sul suo dorso.
Eppure, l’aria gli fischiava così forte nelle orecchie da lasciargli solo due alternative. Primo, poteva essersi trasformato in vento. Secondo, stava volando.
Eragon si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri annebbiati e cercò di fare ordine nella sua mente poco lucida. Posò Brisingr per terra e si guardò intorno, il respiro lievemente affannato.
Era ancora nella foresta che circondava Osilon, ma nettamente più vicino al luogo dei combattimenti. Da dove si trovava, riusciva a vedere, tra il fogliame, gli animali neri di Argo lottare furiosamente contro gli elfi rimasti. Il rumore della battaglia, i ruggiti e le grida giungevano benissimo fino alle sue orecchie tese e all’erta.
Poche cose contavano ora nella sua mente.
Primo: stava andando incontro a morte certa. Oppure, se non proprio certa, stava andando a cacciarsi in un pericolo probabilmente più grande di lui. Un pericolo che volava e che in quel momento si trovava appollaiato sulla torre più alta di Osilon. Un pericolo che, dagli amici come Eragon, veniva chiamato Titax.
Secondo: nonostante lui si trovasse in quella foresta, il suo cuore era da tutt’altra parte. Metà stava combattendo nello spiazzo ad ovest della città, ringhiando e sputando fuoco a più non posso. L’altra metà… Eragon rabbrividì e cercò di non pensarci.
Terzo: aveva Brisingr. Aveva la magia. Aveva la sua forza.
Ma Titax era incredibilmente più forte di lui. Solo Saphira era riuscita a farlo fuggire. E lui non si sentiva affatto… pericoloso come la sua dragonessa.
Si prese la testa tra le mani, respirando affannosamente.
Strano come nelle situazioni peggiori a volte si riesca a ragionare senza un minimo di difficoltà, a volte invece non si sia capaci di concentrarsi nemmeno per un istante.
- Basta – ringhiò, alzandosi in piedi di scatto e afferrando Brisingr tra le mani.
Parlare gli schiarì le idee come una ventata d’aria gelida.
E subito capì cosa doveva fare.
Si mise a correre, schivando alberi abbattuti e cespugli di ortiche, aiutandosi come poteva con le mani.
“Dove stai andando, cucciolo pazzo?”
Eragon fece una smorfia. “A combattere, Saphira”
La dragonessa riversò dentro la sua mente un’ondata di rimprovero. “Hai preso la direzione sbagliata” gli
ringhiò contro. “La torre di Osilon è dall’altra parte”
“Non sto andando alla torre, infatti”
Ci fu un attimo di apparente silenzio sconvolto. “Mi stai dicendo che non hai intenzione di combattere contro Titax? Eragon, devo credere che tu ti sia improvvisamente rammollito?”
Eragon si concesse il lusso di un sorriso. “Saphira, perché devo andare a dar fastidio a Titax?”
“Non mi inganni così”
“Rispondi alla mia domanda, Saphira!”
La dragonessa emise un altro ringhio di disapprovazione. “Per distrarlo. Per fare in modo che non coordini più le sue truppe”
“Appunto. Ma se Murtagh è ferito e io combatto contro Titax, anche il nostro esercito resterà senza un comandante” replicò Eragon.
Saphira cambiò atteggiamento e assunse un’aria sorpresa. “Vuoi dirmi che…”
“… sto andando ad affidare il comando a Saiören” concluse Eragon per lei, abbassandosi per non sbattere la fronte su un ramo sporgente. Ormai era quasi arrivato a destinazione: il clamore della battaglia era sempre più vicino e gli alberi si facevano più radi. Pochi passi e sarebbe stato di nuovo nel bel mezzo della mischia.
“Piccolo mio, sei il Cavaliere più intelligente che…”
“Anche io ti voglio bene Saphira. Ora però devo combattere”
Bruscamente, Eragon chiuse il contatto con la dragonessa e, stringendo più forte l’impugnatura di Brisingr, superò l’ultimo albero che gli si parava davanti. Con un balzo, irruppe nella strada affollata e subito fu assalito dal furore del combattimento.
Facendosi strada a suon di fendenti e alzandosi sulla punta dei piedi, riuscì a scorgere Saiören, poco distante da dove l’aveva lasciato. Il giovane elfo stava combattendo furiosamente contro un orso nero grande il doppio di un Nagra, ma non sembrava intenzionato a perdere.
Mormorando una delle parole di morte, Eragon pose fine in fretta al combattimento.
Sul viso di Saiören si dipinse una smorfia a metà tra il sorpreso e il corrucciato. Evidentemente, aveva a cuore il fatto di voler finir lui quel bestione di pelo e zanne.
Eragon riuscì, dopo diversi tentativi, a ritornare al fianco del giovane, abbattendo un paio di corvi neri che gli stavano per cavare gli occhi.
- Argetlam! – ringhiò Saiören, appena lo vide. – Le cose si stanno mettendo male! –
Eragon annuì, concitatamente. – Lo so. Saiören, stammi bene a sentire – aggiunse, prendendolo momentaneamente per le spalle – so che forse non è il momento che avresti preferito, ma ti devo dare l’intero comando della battaglia. Come sai, una parte del piano prevede che io… – s’interruppe per difendersi da un cane – … vada a disturbare il vecchio Titax per un po’ –
Saiören annuì.
- Bene, quel momento è arrivato. Murtagh non c’è, quindi il comando spetta a te –
Senza aspettare la risposta del giovane elfo, Eragon abbandonò il combattimento, ritornando sui suoi passi quasi senza nemmeno pensarci. In quelli che sembrarono pochi attimi, si ritrovò nella relativa calma del bosco, anche se con il prospetto di doverla abbandonare un’altra volta.
All’improvviso, la sua attenzione fu catturata da un’arma scintillante che penzolava, appesa ad un albero.
Si avvicinò, attratto irrazionalmente, e si accorse che era un superbo arco, di fattura elfica senza alcun dubbio. Le faretra era appesa su un ramo vicino.
Eragon osservò lentamente Brisingr, soppesandola.
Poi, con un impeto di nuova irrazionalità, afferrò l’arco, se lo mise a tracolla e, senza più guardarsi indietro, riprese a correre nel bosco.

**********

BOSCHI DELLA DU WELDENVARDEN
Arya guardò disperata Lord Ulthian.
- Stiamo andando troppo lenti – gemette, per l’ennesima volta, abbastanza forte da superare il rumore degli zoccoli dei cavalli che rintoccavano lugubri sul terreno duro.
- Stiamo andando troppo veloci – ribatté lui, scuotendo la testa. – I cavalli cederanno se continuiamo di questo passo. Osilon è ancora distante, potremmo trovarci all’improvviso senza cavalcature –
Arya chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sul collo possente del cavallo.
Istintivamente, una mano si alzò e sfiorò il profilo della collana con la perla che le aveva regalato lui. Soffocando un singhiozzo, Arya mormorò a bassa voce il suo nome e la foresta attorno a lei svanì.

Eragon era in mezzo alla foresta. Osilon era poco distante, riusciva a sentire i rumori della battaglia e i ruggiti spaventosi dei draghi. La pioggia cadeva fitta anche tra il fogliame, inzuppandolo.
All’improvviso, Eragon fece un balzo in avanti e si appese senza apparente sforzo sul ramo di un albero vicino. Dondolandosi avanti e indietro riuscì a prendere lo slancio sufficiente a raggiungere il secondo ramo.
Arya lo guardò, estasiata dalla sua agilità e dalla sua bellezza, restata invariata nonostante le battaglie, e lo seguì con gli occhi fino a vederlo scomparire tra le fronde.
La visuale cambiò e lo ritrovò sulla cima di un albero, intento a fissare in lontananza la torre di Osilon, riconoscibile per la sua altezza e, soprattutto, per il bagliore rosso che mandava.
Era il segnale di pericolo mortale. Eragon si sporse per guardare meglio e…


Arya ritornò alla realtà boccheggiando. La sua mano si contrasse sul ciondolo.
- Hanno dato l’allarme dalla torre di Osilon – disse a Lord Ulthian, che la fissava con apprensione. – Qualcuno ha acceso la lanterna. Non sentivo troppi rumori, laggiù è tutto troppo confuso, ma mi sembrava di aver percepito la campana d’emergenza –
Lord Ulthian fece un mezzo sospiro, mentre spronava la sua cavalcatura. – Ma l’allarme non è arrivato ad Ellesmera – mormorò, assorto.
- L’allarme non è arrivato perché la torre di Ellesmera è stata distrutta, e con essa la lanterna senza fiamma e la campana d’allarme – ribatté Arya, socchiudendo gli occhi.
- Ė probabile – ammise Lord Ulthian, dopo aver riflettuto per un istante. Poi, la guardò con aria speranzosa. – Non è possibile cercare di capire qualcos’altro, con quel medaglione incantato? –
Arya scrollò le spalle. – Riesco a vedere solamente ciò che fa Eragon e solo ciò che lo circonda. E, in questo momento, lui è nella foresta che circonda Osilon… non capisco perché –
- Cerca di capire ciò che fa – replicò lui, pensoso. – Forse potremmo trovare il modo di aiutarli –
Arya annuì debolmente. Strinse più forte la presa sul medaglione e poi sussurrò : - Eragon –
Come le era successo poco prima, tutto s’annebbiò per ricreare l’ambiente in cui si trovava lui.

Eragon, ancora in cima all’albero, fissò meglio il suo sguardo su una figura esile, apparentemente immobile, appollaiata sulla balaustra di legno della torre di Osilon. Arya aguzzò gli occhi e quel che riuscì a vedere la spaventò moltissimo.
La figura che Eragon guardava con così tanta insistenza era Titax.
Il Cavaliere rimase sul suo albero per pochi secondi, come a valutare un piano d’azione.
Poi, con l’agilità dovuta ad anni di esperienza, si tuffò a capofitto tra le foglie.


Arya riemerse, boccheggiando.
- Cos’hai visto? – le domandò Lord Ulthian, senza badare all’aspetto sconvolto della sua regina.
Arya tremò. – Eragon sta cercando Titax – sussurrò, senza guardare negli occhi il governatore di Osilon.
- E ora, purtroppo, l’ha trovato –

**********

OSILON
Eragon si addossò completamente alla parete di una casa, ansimando.
La sua corsa fulminea verso la torre di Osilon si stava per concludere male, pochi minuti prima, quando un cinghiale lo aveva assalito a tradimento mentre attraversava una strada correndo al massimo della velocità consentitagli dalle sue gambe stanche.
Era stato un miracolo se era uscito vivo da quello scontro.
- Bene, ho imparato che i miracoli esistono – borbottò tra sé, spostandosi meglio per avere una visuale completa della torre.
Come aveva intuito osservandola dall’alto di un albero, la grande costruzione in legno non era sorvegliata da alcun animale nero. Evidentemente, Titax era sicuro che nessuno avesse voglia di assalirlo, oppure era così fiducioso nelle sue forze fisiche da non predisporre un corpo di guardia all’ingresso della sua fortezza.
La porta della torre, anch’essa di legno, era spalancata e lasciava intravvedere una rampa di scale a chiocciola scheggiate e rose dal tempo e dai piedi che le avevano tanto a lungo calpestate.
Eragon lanciò una breve occhiata al tratto di strada che lo separava dalla porta.
Era apparentemente vuoto, eccezion fatta per un paio di grossi animali neri che combattevano contro un manipolo di elfi. I ruggiti di dolore degli esseri neri erano raccapriccianti.
Sapendo di non poter indugiare in eterno, Eragon prese il coraggio a due mani e, sguainata la spada, si staccò dalla parete della casa contro cui si era rifugiato e scattò in avanti.
Percorse la distanza che lo separava dalla torre in un tempo che non avrebbe mai ritenuto possibile, nelle sue condizioni e in quelle della strada; tuttavia, quando fu dentro alla torre sospirò di sollievo e, senza guardarsi alle spalle, salì il primo gradino.
L’aria dentro alla torre era afosa, come se l’estate fosse restata intrappolata tra quelle mura di legno; i gradini salivano a chiocciola verso l’alto ed erano sdrucciolevoli, ricoperti da trucioli di legno e granelli si polvere. Appoggiando la mano libera al corrimano consunto, Eragon puntò Brisingr davanti a sé e, cercando di fare il meno rumore possibile, cominciò ad avanzare lentamente.
Era così concentrato a non svelare la sua presenza che nemmeno sentì la porta della torre richiudersi cigolando.

BOSCHI DELLA DU WELDENVARDEN
- Osilon –
La voce tetra di Lord Leeyo, il governatore di Kirtan, echeggiò appena tra i grossi tronchi degli alberi che circondavano il suo esercito.
Cora raggelò. Anche da quella distanza riusciva a vedere alla perfezione Saphira che ruggiva ferocemente, affiancata da Fìrnen e Castigo, fulgide stelle in una cielo nero come la pece.
Il rumore della pioggia che scrosciava era nulla in confronto alle grida e agli urli di battaglia che vibravano nell’aria.
Ad Osilon si combatteva.
- Non è ancora troppo tardi – sussurrò Cora, deglutendo.
Lord Leeyo annuì e alzò un’elegante mano guantata. – Stanno ancora combattendo –
- Interveniamo? – domandò lei, ansiosa.
Lui scosse la testa. – Noi elfi interveniamo –
Quando Cora realizzò quanto le era appena stato detto, cambiò la sua espressione angosciata in una maschera di frustrazione. – Non me ne andrò –
- Principessa Cora, la sicurezza prima di tutto. Il suo compito è finito. Ora deve pensare a mettersi al sicuro – ribatté Lord Leeyo, facendo un cenno al suo esercito. La prima fila di cavalli bianchi, con rispettivi cavalieri, cominciò ad avanzare in direzione di Osilon.
- Non me ne andrò – ripeté Cora, testarda.
Lord Leeyo liquidò la sua proposta con uno sguardo freddo. – Se torna indietro, troverà un sentiero poco battuto. Lo segua, sempre in direzione nord-est. In questo modo, uscirà dalla foresta –
Cora fece per ribattere, ma Lord Leeyo le fece un piccolo sorriso incoraggiante, le baciò lievemente la mano e poi le voltò le spalle.
Ben presto, Cora rimase da sola in mezzo al sentiero, inzuppata e combattuta.
Non era brava con spada e scudo, ma al castello, quand’era ancora una bambina, le avevano insegnato a tirare con l’arco. Lei non sarebbe stata una vittima inerme, se si fosse trovata nel bel mezzo della battaglia. Lei avrebbe ucciso, se fosse stato necessario.
Lei voleva uccidere coloro che avevano causato la morte del padre.
Murtagh non c’entrava, ne era consapevole da un pezzo; aveva solo difeso se stesso e suo fratello Eragon dal delirio cieco in cui era caduto suo padre, spinto con la paura e la brutalità da uno spettro.
Volevo entrare in campo. Voleva trovare la vendetta per suo padre.
Una lacrima le scese lungo il volto.
Eppure, aveva paura. Come avrebbe fatto a trovare un arco? E come avrebbe fatto a difendersi in un corpo a corpo? Arco e frecce andavano usati da distante, dall’alto. Lei non sapeva nemmeno arrampicarsi su un albero.
All’improvviso, mentre ancora era indecisa se andarsene come le aveva detto Lord Leeyo o correre tra le braccia del pericolo, udì un piccolo colpo di tosse.
Spaventata, si voltò.

**********

OSILON
Uno scricchiolio sinistro lo raggelò.
Eragon posò la mano sulla parete della torre, sudando freddo.
Attese che un artiglio rovente gli squarciasse il petto, un’altra volta.
Ma nulla si mosse, tranne l’aria calda e irrespirabile racchiusa nella torre.
Lentamente, spostò appena il piede dal gradino che aveva cigolato così intensamente. Maledicendo le scale e maledicendo anche Titax, posò lo stivale sporco di fango più in alto, per evitare di far rumore nuovamente.
Attese in silenzio che il legno cigolasse ancora, ma stavolta il silenzio rimase totale, fatta eccezione per il fragore dei tuoni, lo scrosciare della pioggia e il rumore della battaglia nelle strade.
Se Titax era un po’ distratto, probabilmente non l’aveva sentito.
Rassicurato da questo pensiero, Eragon salì ancora il gradino successivo e quello dopo ancora.
La luce s’intravvedeva appena; proveniva dall’alto, grigia e fumosa. Eragon riusciva a vedere i granelli di polvere fluttuare come pianeti nel bel mezzo del barlume scuro che si proiettava sulla parete destra della torre.
Salì ancora. E ancora.
Quando finalmente giunse all’apice della torre, la sua presa su Brisingr si fece ferrea.
Si accostò lentamente al varco che conduceva al tetto scoperto e guardò con attenzione al di fuori.
Pioveva, pioveva tantissimo.
L’acqua scrosciava sul pavimento di legno, si riversava a secchiate sull’enorme campana che, lugubre e lenta, rintoccava ritmicamente il suo segnale d’allarme; la luce rossa proveniente dalla lanterna senza fiamma accesa da Saiören si specchiava sul pavimento bagnato, dando quasi l’impressione che la torre fosse ricoperta di sangue.
Eragon rabbrividì.
Apparentemente, non c’era nessuno. Il tetto della torre era vuoto. Di Titax, nessuna traccia.
Salì l’ultimo gradino, in guardia, ed emerse allo scoperto.
L’acqua picchiava sul suo collo scoperto come se fosse stata di ferro. Le gocce erano enormi e pesanti.
“Sapevo che saresti venuto”
Eragon trasalì, improvvisamente terrorizzato.
Titax, appollaiato tranquillamente sulla lanterna senza fiamma, lo guardò, sornione. Fece un sorriso raccapricciante, che stonava completamente sul suo muso tenero. Gli occhioni azzurri risplendevano come fari nel cielo scuro e gonfio di nuvole.
“Sai, sono davvero, davvero contento” proseguì Titax, scendendo con un elegante svolazzo dalla lanterna e atterrando sul pavimento senza scivolare. Di riflesso, Eragon indietreggiò.
“Il vostro piano era… intrigante” commentò, dando un’occhiata sprezzante alla città sotto di lui. Eragon non si lasciò distrarre. “Il tuo fratellastro ha una mente complicata. Non si sa mai prevedere quello che gli passa per la testa”
- Anche il tuo padrone, se è per questo – ribatté Eragon, a denti stretti.
Titax rise. “Argo sa il fatto suo” replicò, sorridendo ancora. “Sa quello che vuole e sa come può ottenerlo”
- Non riesco a seguirti – borbottò Eragon, lo sguardo fisso sul bruco-uccello. – Se vuole la lista di nomi, perché attaccare Osilon? Arya non è qui –
“Argo sa che Arya non è qui. E, comunque, sarà lei a consegnare ad Argo quello che desidera, non lui a venire a prenderselo”
- Arya non darà mai la lista ad uno… spettro –
“Io scommetto di sì. Ha un’anima troppo altruista e… consapevole del sacrificio per non portargliela”
- Non è una debole –
“Non l’ho detto. Però, questo è il suo più grande difetto e Argo lo sfrutterà alla perfezione”
Eragon lo guardò, astioso.
Titax non smise di sorridere. “Del resto, non è vero che ha sempre anteposto i bisogni del suo popolo alla sua felicità?” mormorò, scrutandolo attentamente.
- Ė sempre stata così –
“Appunto. Ho il compito di riferirle che, se vuole che la Du Weldenvarden venga risparmiata, la lista dovrà essere tra le mani di Argo entro tre settimane. Altrimenti, il mio esercito marcerà contro ognuna delle sue amatissime città d’alberi. E tutto ciò che toccheremo sarà ridotto in cenere”
Eragon sbuffò. – Se vinceremo, non ci sarà più un esercito al servizio del tuo padrone. La Du Weldenvarden non dovrà essere “risparmiata” –
“Non vincerete”
- Sei davvero così sicuro di quello che dici? –
“Certo che sì. Guarda: piove. Cosa possono fare i vostri amati draghi quando la pioggia spegne la loro arma migliore? Voi contate molto sul loro aiuto, non è così?”
Eragon si permise di lanciare un breve sguardo a Saphira.
“Mi piacciono queste situazioni” commentò Titax, avvicinandosi. Eragon fece un passo indietro.
“Insomma, è tutto così… epico! L’eroe si sacrifica e lascia ciò a cui tiene di più al suo nemico, pur di salvare la patria” continuò il bruco-uccello, con fare melodrammatico. “Arya non riuscirà a resistere alla tentazione di farsi perdonare dal suo popolo tanto trascurato negli ultimi mesi”
- Questa è la più grande sciocchezza che… -
“Sì, so bene come la pensi” lo interruppe Titax, sornione. “Ma non vuol dire che sia vero”
Eragon lo guardò, irritato. – Quindi tu mi hai attirato su questa torre solo per passarmi il messaggio di Argo per Arya? –
Titax fece nuovamente il suo sorriso raccapricciante. “Certo che no” disse.
Eragon rabbrividì.
“Sai, stavo pensando che forse potreste farcela” commentò Titax, tornando sui suoi passi e rivolgendosi alla grande lanterna senza fiamma. Un lugubre rintocco si interpose tra le sue parole. “Siete forti, siete motivati, avete molta più esperienza dei miei guerrieri neri… tra un po’ arriveranno anche i rinforzi da Kirtan. Potreste anche vincere”
Eragon scosse il capo, confuso. Fino a pochi minuti prima, Titax era assolutamente certo di aver già la vittoria in mano. Ora, ammetteva che forse l’esercito di Osilon aveva le carte in regola per vincere.
Non aveva mai visto qualcuno meno coerente di lui.
“So che pensi che io non sia coerente” sussurrò Titax, come leggendogli nella mente. Eragon sussultò. “Ma ho i miei buoni motivi per non esserlo. Del resto, voi non avete me dalla vostra parte. Per questo non vincerete”
- Non ti seguo –
“Capirai”
Titax fece un altro balzo verso la lanterna senza fiamma. Il rosso vivo della sua luce si rifletté sulle piume candide del bruco-uccello, rendendole scarlatte. Sembrava una creatura rovente uscita dall’inferno.
- Cosa sei venuto a fare qui? – sibilò Eragon, scontroso.
“A vincere, ovvio” replicò Titax. Poi, osservò la lanterna e fece un ghigno. “Oggetti curiosi, le lanterne senza fiamma, non trovi?”
Eragon si trattenne a stento dall’attaccarlo. Quei continui cambi di argomento lo facevano impazzire.
“Ho sentito che oltre ad illuminare i cunicoli di Tronjheim possono essere utili in un’altra maniera”
- Non credo –
“Oh sì” replicò Titax. “Vedrai, le cose tra un po’ si faranno… esplosive
Eragon raggelò.

**********

BOSCHI DELLA DU WELDENVARDEN
- Murtagh? –
Cora strabuzzò gli occhi. Forse aveva le allucinazioni. Eppure, la figura sdraiata tra le foglie sembrava proprio il Cavaliere dallo sguardo di ghiaccio.
- Principessa Cora? – Murtagh era più stranito di lei. Tossendo, si puntellò sui gomiti per guardarla meglio. – Sì! – disse, con voce roca – Sei tu –
- Murtagh… sei ferito – commentò lei con distacco, osservando la grossa macchia di sangue sulla camicia del Cavaliere.
Murtagh la ignorò. – Sei arrivata con l’esercito di Kirtan? –
- Sì – rispose lei, avvicinandosi di un passo. – Lord Leeyo sta entrando in città con i suoi Cavalieri –
- Ce la faremo – sospirò Murtagh, accasciandosi tra le foglie. – Forse ce la faremo –
Cora rimase in silenzio.
- Sei stata bravissima – sussurrò lui, grato. – Se ci salveremo, sarà grazie a te –
- Non credo – ribatté la principessa, facendo un breve sorriso. Poi, si accigliò. – Come sei finito quaggiù? Osilon è molto lontana –
Murtagh scrollò le spalle. – Mi hanno ferito – spiegò, indicando la ferita sul petto. – Così Eragon mi ha portato nel bosco a riprendermi. Non so quanta strada abbia fatto, se davvero siamo così lontani da Osilon –
- Eragon? – domandò Cora, ansiosa.
Il viso di Murtagh si oscurò. – Ora… è andato da Titax. Sulla torre di Osilon –
Cora rabbrividì. – Perché? Vuole che Arya passi i suoi giorni a piangere sulla sua tomba? –
- No… se sconfiggiamo Titax, l’esercito degli animali perderà il suo capo. Così sarà più facile sgominarli – rispose Murtagh, ma il suo tono di voce era decisamente più basso.
-E se Titax sconfiggesse Eragon? –
Murtagh sospirò, a disagio. – Cerchiamo di essere ottimisti –
Cora scosse la testa. – Sai dove posso trovare un arco? – domandò, alzandosi dal masso su cui si era seduta.
- Ehi, non vorrai andare a combattere! – esclamò lui, allarmato.
- No, però vorrei aiutare Eragon. Sai com’è, potrebbe morire –
- Non ce la farai mai ad aiutarlo. Sa come arrangiarsi –
- Proprio – il tono di Cora era sprezzante.
Murtagh sbuffò. – Mi lascerai qui da solo di nuovo? –
- Se vuoi venire anche te… - replicò Cora.
- Che diamine di domanda è? – Murtagh sembrava quasi indignato. – Certo che voglio venire. Devi solo aiutarmi ad alzarmi, tutto qui –
Cora roteò gli occhi. – Sul serio, Murtagh, se Eragon ti ha lasciato qui magari un buon motivo c’è –
- Verrò anche io. Non voglio essere l’unico a non fare nulla –
- Anche io non sto facendo nulla –
Il Cavaliere le lanciò uno sguardo irritato.
- E va bene – cedette lei, sospirando. – Vediamo cosa riusciremo a fare –
- Insieme – concluse Murtagh.
Lei esitò. Poi, gli rivolse un debole sorriso.
- Insieme –

**********

OSILON
“SAPHIRA!”
Eragon, atterrito, lanciò un urlo in direzione della sua dragonessa.
“Piccolo mio! Che succede? Stai male? Ti ha ferito? Ti sta uccidendo? –
La voce terrorizzata di Saphira, mescolata alla sua ansia, lo investirono come un torrente in piena, facendolo barcollare sul pavimento bagnato della torre di Osilon.
Titax, davanti a lui, gli rivolse un sorrisetto untuoso.
“Lui… lui vuole farci saltare in aria tutti” balbettò Eragon, esitando a fare movimenti bruschi.
Se Titax avesse creduto che lo voleva attaccare, avrebbe senza dubbio rotto la lanterna senza fiamma, per proteggersi. E questo non doveva ASSOLUTAMENTE accadere.
“Cosa?” esclamò Saphira, atterrita.
“Vuole rompere la lanterna senza fiamma della torre… così esploderà e Osilon salterà in aria”
“Ė pazzo! Morirebbe anche lui nell’esplosione!”
Eragon rifletté un istante. “Probabilmente è protetto da chissà quale incantesimo di Argo contro le ustioni e il fuoco. Non c’è altra soluzione”
“Ė possibile che ti stia prendendo in giro?” Saphira sembrava dubbiosa. “Non sarebbe la prima volta che…”
“Saphira, se fossi qui capiresti quanto quest’essere è SERIAMENTE intenzionato a finire tutto col botto” la interruppe Eragon, velocemente.
Il cuore gli si contrasse dolorosamente nel petto quando vide Titax fare un altro saltello in direzione della lanterna.
“Scappa” gli intimò Saphira, categorica.
“Ma non posso…”
“Niente ma, Eragon! Stiamo parlando della tua sopravvivenza. Buttati fuori da quella maledetta torre e scappa avvertendo più gente possibile”
“Potrei provare a fermarlo…”
“Se lo attaccassi, sarebbe più veloce di te a far saltare in aria l’intera città”
Eragon sospirò. “Ė una cosa vigliacca”
“Vattene immediatamente. Devi far evacuare la città al più presto, Eragon”
Il Cavaliere abbassò la testa, combattuto.
Poi, lentamente, fece un passo indietro, verso le scale della torre. Forse Saphira aveva davvero ragione. Sapeva benissimo che senza di lui Osilon era persa. Probabilmente la cosa migliore da fare era scappare a gambe levate, cercando di riportare meno danni possibili. Senza Murtagh, l’intero controllo della spedizione era nelle sue mani.
Un altro passo indietro.
Due occhi azzurrissimi si puntarono su di lui. Freddi. Rapaci.
Eragon si fermò, agghiacciato.
“Prima di finire il tutto in gran stile” esordì Titax, mellifluo “devo occuparmi di te”
Il Cavaliere deglutì e strinse la presa su Brisingr.
Il tono leggero e divertito del bruco-uccello era stato presto sostituito da un atteggiamento freddo e ostile.
“Argo mi ha specialmente richiesto la tua testa” mormorò Titax, osservandolo attentamente. “Dato che già una volta ho fallito, crede che questa sia la mia occasione per riscattarmi”
“Devo riferire il tuo messaggio ad Arya” gli ricordò Eragon, facendo automaticamente un passo indietro.
“Il messaggio glielo porterò io” ribatté Titax. “Magari insieme le consegnerò una tua mano. Oppure un piede, se preferisci”
Eragon riuscì solo a trattenere un conato di vomito.
“Quindi, se anche ti arrendessi, la cosa sarebbe meno difficile per entrambi. Rapido e indolore, non so se mi spiego” concluse Titax, facendo schioccare la mascella.
Eragon sentì montare la rabbia. – Questo, mai –
“D’accordo”
E attaccò, lanciandosi in avanti.
Eragon fece appena in tempo a gettarsi indietro sulle scale prima che il becco affilato di Titax tentasse di perforargli il collo. Il bruco-uccello si schiantò con un boato contro il muro opposto della torre, mentre Eragon rotolava malamente dalle scale a chiocciola, senza riuscire a fermarsi.
Batté la testa, senza sapere come, contro il corrimano in legno e uno stuolo di lucine azzurre gli invasero il campo visivo, cancellando improvvisamente ogni percezione uditiva del mondo esterno. Di nuovo scese rotolando un gradino e Brisingr gli scivolò dalla mano.
- Brisingr! – gridò, prima di andare a sbattere contro il muro di legno. L’urto gli mozzò il fiato.
Scosse la testa per liberarsi dalle lucine azzurre e si toccò la tempia bagnata. Sanguinava, non c’era nemmeno il bisogno di chiederselo.
Disperatamente, tentò di alzarsi in piedi per ritrovare la sua spada, ma non riusciva a vedere niente e, soprattutto, non era capace di tenersi in equilibrio. Le sue orecchie dovevano aver subito un brutto colpo.
Tuttavia, in qualche modo udì uno stridio come di ferro incandescente lanciato contro un’armatura provenire dall’alto delle scale.
Il terrore si impossessò di lui e, reggendosi al corrimano come poteva, si alzò in piedi, barcollando.
Titax arrivò pochi secondi dopo. Nei suoi occhi brillava una luce rossa perversa, che le rendeva ancora più temibile di quanto non fosse già.
Si lanciò contro di lui con potenza disumana, mirando agli occhi con gli artigli; Eragon gli diede un pugno sul cranio, gridando, e poi, approfittando del momento di stordimento del suo avversario, si sedette sul corrimano e si lasciò scivolare verso il basso, incapace di camminare.
Doveva essere all’incirca al secondo piano quando Titax ritornò all’attacco; stavolta, tentò di strappargli il cuore con gli artigli, graffiandolo e mordendolo con forza. Eragon fu costretto ad interrompere la sua discesa libera per difendersi e cadde nuovamente a terra, ricominciando a rotolare sulle scale.
Batté di nuovo la testa, sentì il bruco-uccello aggredirlo alle spalle e strappargli il sottile busto rinforzato insieme alla camicia sottostante come si taglia il burro con un coltello.
Improvvisamente, i suoni ritornarono ad attraversare le sue orecchie.
Il terribile stridio di Titax era assordante.
Posò una mano su un gradino, per fermare la sua caduta libera, mentre con l’altra afferrò un’ala del bruco-uccello. Con uno strattone, se lo strappò via dalla schiena e lo lanciò verso il soffitto; Titax venne scaraventato contro il legno e le scale sopra di lui cedettero: una grossa trave precipitò verso il basso, dove era ancora accasciato Eragon.
La trave si schiantò a pochi passi da lui.
Deglutendo, Eragon scoprì con felicità di essere nuovamente in grado di alzarsi in piedi.
Senza fatica, si lanciò giù dalle scale, cercando di guadagnare tempo sul suo avversario, nel disperato tentativo di fuggire da quella torre ormai a pezzi.
Attraversò come una scheggia impazzita il pianerottolo del primo piano e, in assenza di Brisingr, afferrò un candelabro d’argento per difendersi.
Stava ritornando sulle scale, quando Titax ricomparve per l’ennesima volta, con sguardo assassino e lampeggiante.
“Scappi, codardo?” gli ringhiò, prima di lanciarglisi contro.
Eragon fece roteare il candelabro e lo proiettò contro il bruco-uccello, a mo’ di fionda, gridando. Il candelabro si abbatté contro Titax con uno schiocco portentoso.
La candela si spezzò a metà. I due monconi caddero rotolando sul pavimento.
Titax, quasi per nulla colpito dall’urto con il candeliere, lo aggredì di nuovo, con maggior furia, se possibile. Lo morse ad una spalla abbastanza da fargli sgorgare sangue, prima che Eragon riuscisse a strapparselo di dosso e a lanciarlo nuovamente contro il muro, seppur ferendosi le mani con i suoi artigli affilati.
Il Cavaliere si gettò giù dalle scale a rotta di collo, saltando tre gradini per volta.
Titax lo inseguì, ringhiando e stridendo a più non posso.
“Scappi, codardo?” ringhiò per la seconda volta, afferrandogli i capelli e tirando con tutte le sue forze.
Eragon gridò dal dolore e tentò di toglierselo di dosso.
Ormai, riusciva a vedere la porta. Ma come raggiungerla se Titax stava cercando in tutti i modi di strappargli la testa dal collo?
In qualche modo, riuscì a trovarsi tra le mani una delle ali del bruco-uccello.
E, improvvisamente, seppe cosa doveva fare.
Usando entrambe le mani, spezzò in tre punti diversi l’osso di Titax, spingendo con tutte le sue forze. I tre schiocchi furono agghiaccianti, ma ancor di più lo fu il grido di dolore straziante che lanciò il bruco-uccello. Lasciando immediatamente la presa sui capelli di Eragon, cadde all’indietro sulle scale, emettendo stridii da fare stringere il cuore.
Il Cavaliere, incurante, saltò in un colpo solo tutti i gradini che lo separavano dalla porta e si lanciò contro di essa, certo di essere ad un passo dalla salvezza.
Con la forza con cui si era scaraventato contro lo stipite, la soglia avrebbe dovuto divellersi.
Eragon capì subito che c’era qualcosa che non andava quando, contro tutte le regole della fisica, fu respinto dalla porta e rimbalzò contro la parete opposta.
Agghiacciato, giunse alla terribile conclusione in meno di mezzo secondo.
La porta della torre di Osilon era stata chiusa con un incantesimo.

**********

BOSCHI DELLA DU WELDENVARDEN
- Hanno chiuso la porta –
Arya non riuscì a trattenere le lacrime quando ritornò alla realtà. La mano le scivolò dal ciondolo, inerte, e andò a posarsi contro la criniera del suo cavallo. – L’hanno intrappolato –
Lord Ulthian, sul cavallo accanto a lei, la guardò, atterrito. – Eragon sta… -
Arya scosse la testa, debolmente. – No. Non morirà – ringhiò quasi, sputando le parole con forza.
Eragon NON sarebbe morto. Punto e basta.
- Quanto manca ad Osilon? – domandò, spalancando ben bene gli occhi sulla strada davanti a lei.
Lord Ulthian sospirò. – Meno di un’ora –
Arya si spostò i capelli dietro alle orecchie con un gesto bellicoso.
- Dobbiamo farcela in mezz’ora. Muoviamoci! –

**********

OSILON
Eragon non stette molto a pensare.
Come un boomerang, si lanciò nuovamente sulle scale, ma stavolta nel verso opposto.
Se non poteva uscire dal basso, si sarebbe gettato dall’alto della torre. Tutto, pur di andarsene da lì.
Scavalcò con un balzo Titax, ancora intento a cullarsi le ossa rotte, e corse verso l’apice della torre, instancabile. Superò in fretta il primo pianerottolo, evitò i gradini divelti dalla forza di Titax al secondo piano e giunse finalmente a metà strada tra il secondo e il terzo livello.
Fu allora che sentì Titax ringhiare dal basso. In breve, udì anche i rumori della sua goffa corsa verso l’alto, per lanciarsi nuovamente all’attacco contro di lui.
Accelerò, senza prestare attenzione a dove posava i piedi.
Solamente quando emerse dalle scale buie e fumose nel tetto bagnato e scivoloso smise di correre.
Agitato, in preda all’ansia, si diresse verso i bassi parapetti della torre e guardò in basso, in cerca di qualche scala o qualche strategia per scendere a pianterreno.
Le pareti del torrione erano lisce e senza appigli. Perfette per una discesa veloce, pensò con sarcasmo, ma anche piuttosto pericolose.
“O mi faccio spuntare subito un paio di ali” rifletté Eragon “oppure mi butto e spero di atterrare nella neve”
In assenza di tempo, decise su due piedi di optare per la seconda alternativa.
Fece il giro del tetto, cercando il posto migliore per buttarsi.
Gli sembrò di vedere una chiazza di neve sporca sul lato ovest.
“Saphira, sappi che ti ho voluto bene” disse, mettendosi in piedi sul parapetto e deglutendo.
Guardare dall’alto al basso senza essere sorretto dal rassicurante dorso di Saphira era inquietante.
“Che diamine stai facendo?” ringhiò la dragonessa, spaventata.
“Scappo” rispose Eragon, semplicemente, prima di chiudere ogni comunicazione con lei.
Prese un profondo respiro.
Forse l’ideale era cercare di attenuare la caduta con un incantesimo. In realtà, la logica comune gli avrebbe consigliato di usare la magia per scendere dalla torre come aveva fatto ottant’anni prima per trasportare se stesso e Sloan giù dall’Helgrind, ma il ricordo di come si fosse ridotto dopo quel tentativo non lo invogliava a provarci un’altra volta.
Stava cercando le parole giuste per attenuare la caduta libera, quando un ringhio soffocato gli gelò il respiro.
Si girò, terrorizzato, pronto a ricevere la spinta necessaria a scivolare dal parapetto e a precipitare.
Ma non vide nulla, escluso il pavimento bagnato del tetto della torre.
Sconcertato, alzò lo sguardo.
- NO! –
L’urlo gli uscì dal petto prima che potesse fermarlo.
Titax era appena uscito a tutta velocità dal vano delle scale e si stava lanciando come una freccia impazzita non contro di lui, bensì addosso a quello che, fin dall’inizio, era stato il suo obiettivo principale.
La lanterna senza fiamma.
Ed Eragon capì che era lui l’unico in grado di bloccarlo.
Tutto sembrò svolgersi al rallentatore. I suoi passi sul pavimento scivoloso, il suo grido irato, le sue mani che afferravano il bruco-uccello, i suoi artigli e la sua forza disumana che li scaraventavano lontani, contro il parapetto opposto.
Eragon e Titax si ritrovarono, senza nemmeno sapere come, in bilico tra la vita e la morte.
- Muori, mostro! –
Anche il suo grido sembrò dipanarsi nell’aria al rallentatore. Eragon percepì solamente il graffio lasciatogli da Titax sulla guancia e il rumore delle ossa dell’altra ala che si spezzavano sotto la forza delle sue mani.
Titax lottava furiosamente per farlo cadere, Eragon faceva la stesso.
Quasi non udì i ringhi del bruco-uccello, tanto era concentrato a mantenere l’equilibrio.
E poi, sentì il sibilo alle spalle.
E vide la freccia dal pennaggio bianco irrompere nel suo campo visivo.
E udì il gorgoglio soffocato di Titax.
E percepì l’improvviso odore di morte.
E seppe che il corpo straziato che stringeva tra le mani era ormai in un posto da cui nessuno avrebbe potuto salvarlo.
Gli occhi azzurri di Titax rotearono all’indietro.
Sconcertato dall’aiuto improvviso, Eragon si guardò intorno.
Forse Titax era sconfitto per sempre. Forse era DAVVERO morto.
Eppure, l’ultima azione del bruco-uccello doveva ancora compiersi.
Con le ultime forze restategli, Titax si aggrappò al braccio di Eragon, e tirò.
Eragon sentì il suo appiglio mancargli sotto i piedi.
Udì l’aria nelle orecchie.
E poi, tutto si fece nero.


PS: grazie a tutti quelli che hanno commentato il capitolo precedente e che non ho ringraziato personalmente! :D

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RE: Dopo Inheritance...

da DaubleGrock » 12 maggio 2013, 23:11

Noooo Eragon non può essere morto :cry: :cry: :cry: :cry:
Cosa dirà Arya? Almeno Titax è morto :arms: :arms: :arms: :arms:
Spero che Eragon sia stato salvato, forse da Murthag o da Saphira
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 13 maggio 2013, 13:17

DaubleGrock ha scritto:Noooo Eragon non può essere morto :cry: :cry: :cry: :cry:
Cosa dirà Arya? Almeno Titax è morto :arms: :arms: :arms: :arms:
Spero che Eragon sia stato salvato, forse da Murthag o da Saphira


Giààà :D Titax è morto, alèèè :D mi scoccia ammetterlo, ma mi ero stufata di 'sto cavolo di brutto animale nero geneticamente modificato :sleep:
Comunque, se avete idea del mio livello abnormale di romanticismo allo stato puro, saprete se Eragon è morto oppure ha ancora qualche biglia nel sacchetto :innamorato:

Grazie mille per aver commentato! :)

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PS: 1000 messaggi, contando questo... :D mi sembra un gran bel traguardo :D
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RE: Dopo Inheritance...

da Saphira00 » 13 maggio 2013, 13:23

[smilie=yahoo.gif] titax è morto!!!!!!!!! Perché è morto vero??!! :arrabbiato: però spero che Eragon sia solo svenuto! :angel:
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RE: Dopo Inheritance...

da elly-94 » 13 maggio 2013, 15:49

W-O-W.
cioè questo capitolo era, allucinate. -in senso buon, vè-
ho praticamente trattenuto il fiato per tutto il duello fra eragon e titax; menomale che leggo in fretta e che ogni tanto c'erano altri POV o sarei andata in asfissia, credo XD

sul serio, comunque, questo capitolo è una figata megagalattica, tra cora che ha fatto una ri-entrata in scena di quelle col botto -che tanto titax l'hanno accoppato lei e murtagh-e arya che tra un po' abbandona il cavallo per passare alla moto da corsa.

sei bravissima, stai scrivendo un capolavoro e i personaggi sono perfetti. sempre.
e soprattutto, grazie. er ogni volta che eragon fa qualche coglionata. non sopporto quando lo fanno diventare nostro signore dio onnipotente.
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Re: RE: Dopo Inheritance...

da DaubleGrock » 13 maggio 2013, 18:11

Aiedail98 ha scritto:
DaubleGrock ha scritto:Noooo Eragon non può essere morto :cry: :cry: :cry: :cry:
Cosa dirà Arya? Almeno Titax è morto :arms: :arms: :arms: :arms:
Spero che Eragon sia stato salvato, forse da Murthag o da Saphira


Giààà :D Titax è morto, alèèè :D mi scoccia ammetterlo, ma mi ero stufata di 'sto cavolo di brutto animale nero geneticamente modificato :sleep:
Comunque, se avete idea del mio livello abnormale di romanticismo allo stato puro, saprete se Eragon è morto oppure ha ancora qualche biglia nel sacchetto :innamorato:

Grazie mille per aver commentato! :)

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PS: 1000 messaggi, contando questo... :D mi sembra un gran bel traguardo :D


Allora devo solo sperare che il tuo livello "abnormale di romanticismo allo stato puro" faccia in modo che Eragon sia vivo. Ma se è vivo chi lo ha salvato? Murthag con un incantesimo? Ma lui era debole, non è che è morto lui ora?
Si lo so non farci caso sono sempre molto "positiva" :P :P
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RE: Dopo Inheritance...

da Aiedail98 » 13 maggio 2013, 19:51

Grazie mille, Elly! :D
[spoiler] Accidenti, hai capito subito al volo tutta la sorpresa del prossimo capitolo... :sospettoso: devo essere meno prevedibile [/spoiler]

Doubleglock (o come cavolo ci scrive :arrossito: non è che posso chiamarti solo Double? O solo Glock? :ehehe: ), aspetta con pazienza e capirai nel prossimo capitolo :D
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