da sofy28 » 29 settembre 2011, 15:31
Ok questo pezzo fa pena. Mi è venuto malissimo, lo so. Non vomitatemi addosso.
I ricordi sgorgarono come un fiume in piena.
Will.
Sam sentì gli occhi pizzicare e si alzò di scatto, ignorando gli altri ragazzi. Si allontanò dal tavolo quasi di corsa, mentre diverse voci la chiamavano.
- Lasciate stare – disse Matt – Ho detto una stupidaggine.
Entrò nel bagno quasi di corsa, pregando che fosse vuoto.
Lo era.
Si abbandonò sul sostegno di marmo che circondava i lavandini, evitando di guardarsi allo specchio.
Will. Will.
- Mi chiamo William Thacher, ma puoi chiamarmi Will. Tu sei Samantha?
- Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. – singhiozzò – Mi dispiace così tanto.
Il viso di Alec galleggiò nella sua mente. Occhi blu, capelli neri, tratti delicati, sopracciglia alte e sottili... Il viso cambiò leggermente, gli occhi si scurirono, i tratti divennero leggermente più duri e le labbra più piene.
Will.
- No. – sussurrò senza fiato.
Lottò contro le lacrime. Sapeva, come aveva sempre saputo, che se si fosse lasciata andare, se fosse scoppiata a piangere, non avrebbe più smesso.
La nostra è una famiglia passionale, ripeteva sempre sua zia, ed era vero. Intendeva dire che la loro famiglia era sempre stata intricata, con molti problemi, inganni e intrighi.
La nostra è una famiglia di pazze, diceva sempre suo fratello, e anche quello era vero. Tutte le donne della sua famiglia tendevano ad abbandonarsi alle emozioni, a farsi travolgere, a perdere il senno o la voglia di vivere. La zia di Sam, la sorella di suo padre, era sprofondata nel dolore quando suo marito era morto senza riuscire a vedere il figlio appena nato. Un anno dopo la nascita del bambino era morta di dolore. La nonna di Sam, quando il figlio prediletto era morto, seguito dal marito, era uscita di testa, rimanendo chiusa in una stanza per diverso tempo. Alla fine si era un po' ripresa, ma era sempre rimasta un po' schizzata.
Sam cercava di non pensare a Will, al suo viso, ai suoi commenti e al tempo passato con lui. Cercò di scacciare i ricordi, ripetendosi le parole di sua zia. La sua voce roca salmodiava, fiacca e debole, le parole confortanti della donna.
Samantha, la tua è una famiglia importante. Fai parte di una delle più antiche dinastie di Nephilim presenti al mondo. Perciò devi essere calma e razionale, e ragionare logicamente. Di solito a quel punto la donna sollevava il mento, raddrizzava la schiena e si esibiva in un sorriso signorile. Dritta e fiera, e via quell'espressione dalla faccia. Ricorda che un sorriso vale oro. Se sorridi, gli altri non riusciranno a capire cosa pensi; se stai soffrendo, se stai ragionando o se stai per scattare.
Fece un sorriso amarissimo al suo riflesso, riprendendosi lentamente. Riusciva sempre a risalire l'abisso del dolore. Ci riusciva. Aveva imparato a riemergere, a trattenersi, a non pensare, a scacciare l'agonia. Così risaliva sempre, a fatica, lentamente, pallida e sudata, ma risalendo.
Tuttavia non non riuscì a trattenere una lacrima, che scivolò sulla sua guancia lasciando un solco salato.
Will mi dispiace. Will, torna da me.
Shino Myano si guardò intorno con fare circospetto. L'Hell's era pieno di demoni, e lo sapeva bene.
Gliel'aveva detto il ragazzo biondo, quello con quegli occhi blu ipnotici, e Shino si era fidata... fino ad un certo punto. Era risaputo che i Cacciatori di Midnight fossero abili quanto bastardi, e questo Shino l'aveva provato in prima persona. Non che fosse sicura che il ragazzo biondo fosse un Cacciatore di Midnight, non c'era modo di distinguerli dai normali Nephilim, ma sapeva dove si trovava l'Hell's, e quello era un motivo sufficiente per dubitare della sua parola. I Cacciatori affidabili non passano il loro tempo in una bettola piena zeppa di demoni e Nascosti fuori legge.
Un ragazzo con i capelli castani e occhi scuri fece breccia fra i suoi pensieri, facendola tornare sulla terra ferma. Le sorrise e disse – Ciao, carina.
Shino lo fulminò con lo sguardo, con scarsi risultati. Sapeva di essere, minacciosa, non con i suoi dolci lineamenti semi-orientali, i capelli castano dorati e gli occhi verde scuro, ma ci poteva sempre provare.
Il ragazzo ridacchiò divertito, ma si allontanò ancheggiando, forse cercando qualche ragazza da conquistare che non avesse i nervi a fior di pelle come lei.
Shino ritornò alle sue riflessioni. Non sapeva bene se lei era lì. Forse si, o forse no. Lo sperava, perchè se non l'avesse trovata lì, non avrebbe saputo dove andare a cercarla. Non conosceva New York e parlava a malapena l'inglese.
Aveva solo un nome: Sam. Mille Nephilim si sarebbero potuti chiamare così, ma lei ne cercava una in particolare. Faceva parte dei Cacciatori di Midnight e aveva degli occhi spaventosi; fucsia intenso con due cerchi rossi come l'Inferno.
Shino scosse la testa. Si faceva sempre condizionare dalle credenze occidentali; il Diavolo, l'Inferno, Dio, il Paradiso...
Si mosse esitante fra la gente. Tutti, Nephilim, Figli della Notte, della Luna, di Lilith e delle fate, erano vestiti in modo elegante e particolare, sexy e casual. Lei indossava semplicemente un paio di jeans a vita bassa e un maglione rosso con un leggero scollo. Sembrava una bambina di dieci anni.
Tutto accadde velocemente. Troppo velocemente.
Un vampiro, con capelli per metà biondi e per meta di un banale castano, la puntava con occhi scintillanti. Sembrava non essere del pieno delle sue facoltà, probabilmente aveva esagerato con i Bloody Mary. Capì subito che il ragazzo con gli occhi blu aveva ragione: l'Hell's portava solo guai a brave ragazze come lei. Lì non c'erano regole, tranne divertirsi e tenere nascosta l'esistenza del locale.
Il vampiro le venne proprio addosso, i denti lucenti sotto le luci stroboscopiche.
Shino si preparò, tenendo la testa voltata dall'altra parte, facendo finta di niente.
- Ciao, mondana – le sussurrò sul collo – Che ci fai in questo postaccio? Sei qui con il tuo padrone?
Mi ha scambiato per un succubo umano! pensò Shino offesa.
- No, succhiasangue – rispose estraendo un pugnale, nero per le rune disegnate con lo stilo – Sono sola. Tutta per te. Balliamo?
Il vampiro fece una faccia sorpresa, ma poi sorrise pericolosamente e le serrò le mani sulla gola. Shino scalciò e saltò all'indietro. La folla si era ritirata vicino alle pareti, decisa a godersi la rissa senza intralciarla.
- Ehi, voi – disse una voce nasale – Ehi, voi! Non è il caso di accapigliarsi. Tranquilli, ragazzi.
Un altro ragazzo, di circa venticinque anni, si era avvicinato al vampiro. Aveva un aria da studioso, con i capelli rossi e un paio di occhialetti rotondi appoggiati sul naso.
Shino si raddrizzò, allargò leggermente le gambe, piegò la schiena e aspettò. Se il rosso fosse riuscito a convincere il vampiro a non combattere, per lei sarebbe andata più che bene. Peccato che non ci credesse molto.
- Via di qui, mezzo angelo – ringhiò infatti il vampiro – Non abbiamo bisogno dei tuoi predicozzi. E non mi interessa cosa dice Midnight – lo precedette.
- Si, lasciali ad accapigliarsi, Humurtis – intervenne un altro ragazzo. Era più giovane del rosso, ma sembrava molto più forte e sicuro di se. Aveva i capelli neri e gli occhi scuri, brillanti, maliziosi e pericolosi.
Humurtis. Accidenti, avere un nome del genere equivale ad una condanna a morte!
Non ascolterò i tuoi ordini, Dimitri – rispose impettito il tizio chiamato Humurtis – Neutralità - Lo ricordi?
- Appunto. Noi non seguiamo ne l'una ne l'altra parte, angioletto. Lascia che se la sbroglino da soli.
Il ragazzo gli voltò le spalle e cominciò a incamminarsi verso l'uscita. Il rosso strinse i pugni vicino ai fianchi. Il suo viso era paonazzo, e Shino capì che non si sarebbe trattenuto. Non aveva capito perchè l'altro l'avesse chiamato angelo, ne quale fosse precisamente il problema fra di loro, ma aveva percepito che quel ragazzo dentro di se aveva una grande forza, e aveva deciso di utilizzarla.
- Lasrach – sussurrò, e una palla di fuoco dorato comparve nel palmo della sua mano – Cuil, lasrach, cuil agus shoot.
Il fuoco si staccò dalla sua mano e schizzò contro l'altro ragazzo che si voltò con velocità inumana, alzò la mano e disse – Nehaj – il fuoco di fermò di fronte al suo palmo. Il ragazzo fece un gesto strano, come per scacciare una mosca e disse – Prek.
Il fuoco si dissolse.
Il rosso urlo con furia – Dhóiteán, rí na hítimí uile, teacht i mo láthair agus an deamhan impure phionósú!
Una vampa di fuoco alta due metri si sprigionò dalle dita dell'ragazzo, gli volteggiò intorno, lo abbraccio quasi con la sua potenza e poi si scagliò contro il ragazzo moro. Lui sembrò sorpreso, quasi spaventato, ma strinse i denti e pronuncio poche parole in una lingua straniera, così piano che Shino non riuscì neanche a udirle.
Una barriera nera, dura e compatta si mise fra il fuoco e il suo bersaglio. Tuttavia quando le fiamme rosse e gialle sbatterono contro la parete la spezzarono con facilità, e nell'aria si udì un rumore come di vetri infranti.
Shino crollò sulle gambe, spaventata e incredula. Chi erano quegli essere capaci di evocare magia così potenti e devastanti? Erano stregoni? Shino non lo sapeva, ma serrò gli occhi, cercando di fingere che niente stesse succedendo davvero. Finse di essere ancora a Kyoto, a casa di sua nonna, e di stare giocando nel giardino.
Ma non potè ignorare i rumori. Grida di stupore e un urlo, lungo e prolungato, di trionfo. Poi voci, forti e arrabbiate, che scandivano a fatica e con voce gutturale parole in inglese. Shino si sforzò di capire.
- Tu mezzo angelo, devi morire. Che n'è dell'Equilibrio? Dimitri morto è per noi un insulto. Da svidniya.
E ringhi, ancora e ancora. Rumore di corpi che si scontravano, di altre magie evocate, di grida di stupore e disgusto e urla di dolore.
- Basta.
Quella voce. Quella voce.
- Basta
Quella voce.
Ultima modifica di
sofy28 il 5 ottobre 2011, 11:56, modificato 1 volta in totale.
Andavo a guardare le stelle sul tetto di casa. Mia madre mi rimproverava sempre dicendo che prima o poi sarei caduto e nel migliore dei casi mi sarei rotto una gamba, ma a me non importava. Neanche a Thomas importava.
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