[MAI TERMINATA] SHADOWS

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Re: RE: SHADOWS

da duvrangrgata » 24 settembre 2011, 19:34

barbamanta ha scritto:regalino!!!!!!!!!piccola anteprima!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!




[spoiler]Un giovane uomo,completamente nascosto dal suo mantello,saltò giù da cavallo,con i capelli neri scompigliati dalla corsa.
I suoi stivali scricchiolarono,calpestando il suolo,mentre si avvicinava guardingo alla locanda da cui,in quel preciso momento,uscì un uomo di media altezza,dai capelli ricci e leggermente ondulati e la pelle cerea.
Era vestito con suntuosi abiti da nobile. E si comportava da nobile,con postura eretta e fiera,in contrasto con la lurida locanda da cui era uscito.
Il cavaliere lo salutò con un lieve cenno del capo e l’uomo,sulla quarantina,ricambiò con un sorriso appena accennato,aggrottando un poco le sopracciglia.
Probabilmente sarebbe potuto essere un uomo molto attraente,se non fosse stato per l’aria cinica e troppo consapevole del suo volto spigoloso.
Il tono della sua voce,quando parlò,sembrò estremamente annoiato:- Edward,ragazzo mio. Cosa vi porta in questa minuscola città?
Il giovane parve valutare attentamente le parole del nobile di fronte a lui:- Mio padre,lord Benjamin.
Il lord fu particolarmente compiaciuto di questa informazione:- Bene,bene. E come sta il buon vecchio conte?Non vedo vostro padre da troppo tempo ormai.
Il cavaliere divenne perplesso:- Sta particolarmente bene,se mi è concesso. Sono qui,per l’appunto,solo di passaggio. Per riposare dopo una lunga notte a cavallo. In realtà sono diretto poco più a nord,a Glasgow. Il conte ha deciso di prendersi una lunga pausa e trasferirsi nella sua vecchia proprietà.
Lord Benjamin annuì,come se se lo aspettasse,ed aggiunse:- Ma certo. Verrò a fargli visita se possibile.

[/spoiler]


ùùùùùùùùùù le cose si fanno preoccupanti.... postaaaaaaa
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RE: SHADOWS

da claudia97 » 25 settembre 2011, 9:06

strano... sbaglio o qst pezzetto è ambientato nel passato?
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 25 settembre 2011, 19:32

duvrangrgata ha scritto:
barbamanta ha scritto:regalino!!!!!!!!!piccola anteprima!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!




[spoiler]Un giovane uomo,completamente nascosto dal suo mantello,saltò giù da cavallo,con i capelli neri scompigliati dalla corsa.
I suoi stivali scricchiolarono,calpestando il suolo,mentre si avvicinava guardingo alla locanda da cui,in quel preciso momento,uscì un uomo di media altezza,dai capelli ricci e leggermente ondulati e la pelle cerea.
Era vestito con suntuosi abiti da nobile. E si comportava da nobile,con postura eretta e fiera,in contrasto con la lurida locanda da cui era uscito.
Il cavaliere lo salutò con un lieve cenno del capo e l’uomo,sulla quarantina,ricambiò con un sorriso appena accennato,aggrottando un poco le sopracciglia.
Probabilmente sarebbe potuto essere un uomo molto attraente,se non fosse stato per l’aria cinica e troppo consapevole del suo volto spigoloso.
Il tono della sua voce,quando parlò,sembrò estremamente annoiato:- Edward,ragazzo mio. Cosa vi porta in questa minuscola città?
Il giovane parve valutare attentamente le parole del nobile di fronte a lui:- Mio padre,lord Benjamin.
Il lord fu particolarmente compiaciuto di questa informazione:- Bene,bene. E come sta il buon vecchio conte?Non vedo vostro padre da troppo tempo ormai.
Il cavaliere divenne perplesso:- Sta particolarmente bene,se mi è concesso. Sono qui,per l’appunto,solo di passaggio. Per riposare dopo una lunga notte a cavallo. In realtà sono diretto poco più a nord,a Glasgow. Il conte ha deciso di prendersi una lunga pausa e trasferirsi nella sua vecchia proprietà.
Lord Benjamin annuì,come se se lo aspettasse,ed aggiunse:- Ma certo. Verrò a fargli visita se possibile.

[/spoiler]


ùùùùùùùùùù le cose si fanno preoccupanti.... postaaaaaaa

non ancora...ma presto si....

Aggiunto dopo 40 secondi:

claudia97 ha scritto:strano... sbaglio o qst pezzetto è ambientato nel passato?

chissa...lo vedrai quando finiro il capitolo... :sleep:

Aggiunto dopo 56 minuti:

capitoloooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
un po cortino,ma e solo introduttivo...la prima parte del capitolo 10...o se volete del capitolo uno della seconda parte del libro..








CAPTOLO 10-parte 1

L’aria mi volava intorno gonfiando il mio essere. Com’era possibile?Credevo di far parte del vento. Vedevo la vita e i giorni scorrermi attraverso senza scalfirmi.
Cos’ero?Non lo sapevo. Non ricordavo di averlo mai saputo. Io ero vento.
Mi spostavo leggera e senza materia. Niente per me aveva più importanza.
Io non ero più io.
Il mondo non era più il mondo.
Non ricordavo di averlo mai visto in quel modo.
Ugualmente,però,non ricordavo di averlo mai vissuto in altre sembianze oltre al vento che componevo.
Eppure,mi sentivo fuori luogo. Come se non appartenessi a quella vita. Come se non la vivessi io. Come fossi stata solo uno spettatore.
Ma ero lì!
E il mondo continuava,con o senza di me.
Però io c’ero!Solo che non mi vedevo.
Il tempo continuò a scorrere inconsapevole di me per secoli. Per millenni. O forse non scorreva affatto.
Difficile dirlo intrappolata nel vento.
Quando ormai la monotonia delle mie percezioni mi lasciò indifferente,senza più impressionarmi,quello che sentivo naufragò con me.
Sentivo quello che in teoria avrei dovuto vedere.
Gli zoccoli di un cavallo schiacciarono la ghiaia del terreno,alzando una polvere soffocante dietro di sé.
L’animale tremava per lo sforzo della corsa e la strada si incendiava al suo passaggio.
Il cavaliere spronò il cavallo a correre più veloce,come se fossero inseguiti dal demonio,mentre il giorno calava lentamente di fronte a lui.
Il bosco assopito durante il giorno si risvegliava,lasciandosi abbracciare dalla notte.
La luna cominciò il suo viaggio nel cielo al posto del sole e piccole case sorsero lentamente fra gli alberi,lasciando poi il posto a piccole fattorie,a grandi fattorie … e infine alla città.
Un piccolo chiarore illuminò leggermente il cielo.
Il cavaliere aveva cavalcato tutta la notte,sotto le stelle.
Il cavallo rallentò ansimando,fino a fermarsi di fronte a una locanda mezza diroccata.
Un giovane uomo,completamente nascosto dal suo mantello,saltò giù da cavallo,con i capelli neri scompigliati dalla corsa.
I suoi stivali scricchiolarono,calpestando il suolo,mentre si avvicinava guardingo alla locanda da cui,in quel preciso momento,uscì un uomo di media altezza,dai capelli ricci e leggermente ondulati e la pelle cerea.
Era vestito con suntuosi abiti da nobile. E si comportava da nobile,con postura eretta e fiera,in contrasto con la lurida locanda da cui era uscito.
Il cavaliere lo salutò con un lieve cenno del capo e l’uomo,sulla quarantina,ricambiò con un sorriso appena accennato,aggrottando un poco le sopracciglia.
Probabilmente sarebbe potuto essere un uomo molto attraente,se non fosse stato per l’aria cinica e troppo consapevole del suo volto spigoloso.
Il tono della sua voce,quando parlò,sembrò estremamente annoiato:- Edward,ragazzo mio. Cosa vi porta in questa minuscola città?
Il giovane parve valutare attentamente le parole del nobile di fronte a lui:- Mio padre,lord Benjamin.
Il lord fu particolarmente compiaciuto di questa informazione:- Bene,bene. E come sta il buon vecchio conte?Non vedo vostro padre da troppo tempo ormai.
Il cavaliere divenne perplesso:- Sta particolarmente bene,se mi è concesso. Sono qui,per l’appunto,solo di passaggio. Per riposare dopo una lunga notte a cavallo. In realtà sono diretto poco più a nord,a Glasgow. Il conte ha deciso di prendersi una lunga pausa e trasferirsi nella sua vecchia proprietà.
Lord Benjamin annuì,come se se lo aspettasse,ed aggiunse:- Ma certo. Verrò a fargli visita se possibile.
Edward annuì con aria distratta e si rivolse al nobile:-Signore,mi farebbe veramente piacere intrattenermi con voi,ma,purtroppo,sono molto stanco e vorrei riposare prima di riprendere il mio viaggio verso la Scozia.
Il villaggio si stava lentamente svegliando dal suo torpore mattutino.
Una donna grassoccia e dalle guance rosse,con un grembiule sui vestiti da poco stampo,uscì dalla locanda,spazzando il portico.
Un contadino dai denti storti e ingialliti e gli occhi arrossati conduceva un mulo caricato di sacchi per le vie strette e polverose.
Una giovane ragazzina,con la testa ricoperta da una cuffietta bianca e un semplice vestitino pulito rosa,il naso arrossato dal freddo del mattino,si dirigeva sorridente verso il pozzo con un secchio tra le piccole mani,canticchiando una canzoncina popolare.
Lord Benjamin sorrise,ma il cinismo non abbandonò i suoi occhi:-Certo. Salutatemi Lady Esme e ditele da parte mia che è la dama più bella d’Inghilterra. Salutatemi anche Emmett e la piccola Alice. Quanti anni ha adesso?Cinque?Sei?Dite al conte che verrò presto a fargli visita.
Il Lord si avvicinò ad un cavallo dal manto scuro e vi balzò in sella. L’animale si agitò leggermente,ma in breve fu riportato in ordine.
Il suo padrone tornò a guardare il giovane figlio del suo amico:-E’ stato davvero un piacere vedervi Edward. Addio.
Detto questo,spronò il suo cavallo,che si impennò e cominciò la sua corsa,scomparendo in breve dalla visuale.
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RE: SHADOWS

da SarAryA » 27 settembre 2011, 14:54

ok credo di essere un pochino confusa.... :)

bello comunque!!! brava come sempre ;)
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Re: RE: SHADOWS

da barbamanta » 28 settembre 2011, 13:00

SarAryA ha scritto:ok credo di essere un pochino confusa.... :)

bello comunque!!! brava come sempre ;)

grazie!!!
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 5 ottobre 2011, 13:19

Avverto che chiudo temporaneamente questa ff....non sono nelle giuste condizioni mentali per continuare a scrivire...verrebbe solo uno schifo....mi dispiace...soffro tanto a non scrivere...ma non ce la faccio...non in questo momento...e non per la scuola ma per problemi che riguardano solo me....vi avvertiro con un mp...se volete...quando ricominciero a postare...il prima possibile spero...
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RE: SHADOWS

da sofy28 » 5 ottobre 2011, 20:29

... posso capirlo, ma non sono d'accordo. Se ricordi, anch'io volevo chiudere la ff di Inheritance, ma tu mi hai detto di continuare. Secondo me dovresti continuare. Magari posterai poco, i post non saranno bellissimi e li dovrai modificare, ma noi fan saremo sempre con te. Non arrenderti!!!
Andavo a guardare le stelle sul tetto di casa. Mia madre mi rimproverava sempre dicendo che prima o poi sarei caduto e nel migliore dei casi mi sarei rotto una gamba, ma a me non importava. Neanche a Thomas importava. http://www.eragonitalia.it/postt15626
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Re: RE: SHADOWS

da barbamanta » 6 ottobre 2011, 13:22

sofy28 ha scritto:... posso capirlo, ma non sono d'accordo. Se ricordi, anch'io volevo chiudere la ff di Inheritance, ma tu mi hai detto di continuare. Secondo me dovresti continuare. Magari posterai poco, i post non saranno bellissimi e li dovrai modificare, ma noi fan saremo sempre con te. Non arrenderti!!!

grazie.....io ci provero...lo prometto...
cerchero di scrivere il meglio possibile...ma non sara assolutamente come ho scritto fino ad ora...almeno per qualche settimana...ho i nervi a pezzi....spero solo di non fare troppo schifo... :(
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 17 ottobre 2011, 13:22

siccome ho davvero bisogno di una pausa e rileggendo i vecchi capitoli ho visto che hanno bisogno di una ripulitina,ho deciso di riscrivere i primi nove capitoli...




Capitolo 1-When the life beginns
Mi svegliai di soprassalto,la fronte imperlata da un sottile velo di sudore. Lo stesso incubo,ancora. E così sarebbe stato per tutto il resto della mia vita. Sempre se la mia si potesse ancora considerare vita … io ero morta ormai … ero solo un’ombra,che finge di vivere,aspettando che il mio dolore si trasformi in pazzia,rodendomi dentro.
Con gesto involontario mi guardai intorno. Stessa stanza … nuova casa … nuova città … Nuovo inizio.
Odiavo il nuovo posto,lo detestavo con tutta me stessa. Ma non avrei potuto sopravvivere ancora un solo giorno di più a Miami.Io e Michael avevamo un disperato bisogno di cambiare aria … di dimenticare. Ed ecco che mi trovavo a Forks,una città che disprezzavo,ma di cui avevo bisogno come dell’aria che respiravo. Era così diversa da Miami,così lontana … così sperduta dalla civiltà … Sì,mi avrebbe aiutata a non ricordare più.
Sospirai e mi alzai a sedere sul letto,con lo sguardo ancora impastato dal sonno. Un sottile velo di luce bluastra attraversava la finestra attraverso gli spessi vetri posandosi con mille luccichii di polverine sugli scaffali dell’enorme libreria. Era l’unica nota stonante in tutta la camera … l’unico mobilio che si innalzava come un sepolcro sacro fra i recessi dell’anima di una ragazza che ormai non esisteva più. Perché io non esistevo più … ero niente … NIENTE.
Il resto della stanza era semi vuoto … annegava in un mare di dolore. C’era da chiedersi come facesse una 17enne a sopravvivere così … nessuno può sopravvivere così … solo. Quella stanza così triste,sarebbe potuta apparire soffocante a tutte le persone che l’avessero vista … una trappola … una prigione in cui rinchiudersi da soli per distruggersi lentamente,nei tormenti,nei ricordi che ti rodono l’anima fino a sbriciolarla.
Ma io adoravo la mia stanza. La mia stanza ero io. Rinunciando ad essa avrei rinunciato a me stessa,perché quella stanza era il mio specchio.
Per questo avevo voluto che la mia nuova stanza fosse identica a quella in cui vivevo prima.
Sospirai un’ultima volta ed infine mi decisi ad alzarmi. Il pavimento era gelato e brividi mi percorrevano a intervalli regolari. Mi decisi a muovermi. “Prima inizia questa giornata e prima finisce”,pensai. Aprii il primo cassetto dell’armadietto bianco alla testa del letto e ne tirai fuori dei fusò grigi e una maglia nera con le maniche lunghe abbassate e le spalline bianche. Come primo giorno di scuola poteva andare bene. Presi i vestiti sotto braccio e mi incamminai in bagno. A metà strada vidi mio fratello in boxer che mi veniva incontro. Non mi sorpresi,quando hai un fratello maggiore certe cose non ti fanno tanta impressione. Michael mi somigliava molto,stessi occhi grigi ghiaccio,stessi capelli neri come la pece più scura … stessa aria sperduta,ma dura e resistente di chi ha sofferto,ma ha sempre trovato la forza di combattere per ciò in cui credeva. Di chi cadendo ha sempre trovato la forza di rialzarsi.
Mi rivolse un sorriso stirato:quando mamma e papà erano morti 3 anni prima avevo solo 14 anni,mentre Michael ne aveva 19,così da allora lui aveva preso il mio affidamento.
Mike si avvicinò e con occhi tristi mi sussurrò:”Giorno Grace. Pronta per il tuo primo giorno di scuola?”
Gli risposi senza guardarlo negli occhi,odiavo guardarlo in faccia,non lo guardavo mai in faccia:-Neanche un po’. Anche perché per tutti gli altri il primo giorno di scuola è stato più di 4 mesi fa …
Un leggero pizzico di amarezza appena percettibile aveva incrinato la mia voce verso la fine della frase. Mike doveva essersene accorto perché sospirò in modo quasi impercettibile,ma non abbastanza da non farsi sentire da me. Si spostò e continuò lungo il corridoio verso la sua camera,lasciandomi sola di fronte alla porta del bagno. In un primo momento esitai,ma mi decisi ad entrare e prepararmi per il nuovo giorno.
Mi spogliai lentamente come per ritardare il più possibile l’inevitabile. Mi avvicinai alla vasca e la riempii di acqua bollente e bagno-schiuma alla vaniglia.
Una volta che fu pronta mi lasciai sprofondare lentamente nell’acqua che mi circondava annullando ogni mio pensiero,ogni mio desiderio,chiudendomi e allontanandomi da un mondo di dolore e sofferenze. Non pensai più a niente.
Non sapevo per quanto tempo ero rimasta in quello stato,ma una consapevolezza della realtà mi colse all’improvviso,sferzante,dolorosa e dannatamente reale. La sorpresa mi colse alla sprovvista e le mie membra reagirono altrimenti,trascinandomi nell’acqua che mi sommerse completamente. Con uno scatto di muscoli e nervi feci forza con le mani sui bordi della vasca cercando disperatamente di rialzarmi e quando ci riuscii una tosse convulsa mi investì mentre cercavo di far entrare più aria possibile nei polmoni in cui l’acqua era entrata poco prima soffocandomi e bruciandomi la gola che chiedeva ,pretendeva, l’ossigeno che le mancava.
Un tono di amarezza si impossessò dei miei pensieri. “A quanto pare anche nel mio animo più profondo c’è un briciolo di desiderio di vita”,mi dissi.
Scuotendo la testa uscii dalla vasca e mi avvolsi nell’asciugamano. Con i capelli che ancora gocciolavano sulle lastre bianche e verde oliva del pavimento luccicante mi trascinai fino allo specchio sopra il lavandino. Odiavo vedere il mio riflesso,in esso vedevo tutto il mio dolore. In esso vedevo me stessa,e questo mi spaventava. Quando vedi qualcuno che ti capisce più di quanto tu capisca te stessa,hai paura e cerchi di allontanarti,creandoti una maschera. Ma in quel caso era diverso,io avevo paura non di non essere ciò che gli altri si aspettavano che fossi,io temevo me stesa.
Vidi ciò che vedevo sempre,ogni volta … la stessa immagine,la stessa sofferenza. Niente di nuovo. Con gli occhi lucidi mi scostai dal riflesso e cominciai a vestirmi. Mi asciugai accuratamente i lunghi capelli neri corvini,lasciandomeli poi cadere dolcemente dietro la schiena.
Distrattamente posai lo sguardo sull’orologio da polso che mi ero rinfilata dopo il bagno. 7.50. “Porca miseria!”,pensai.”Sono in un ritardo allucinante”. Sistemai frettolosamente il bagno e schizzai letteralmente fuori dalla porta,correndo in cucina e avventandomi sulla prima fetta di toast che trovai sul tavolo. Mike aveva pensato proprio a tutto …
Lo ringraziai mentalmente e in tre secondi impacchettai lo zaino. Indossai delle scarpe nere con tacco 9(l’altezza non era mai stata il mio forte) e a mala pena mi accorsi del bigliettino sulla porta:
Se lo stai leggendo sei in ritardo. Scusa se me ne sono andato così,ma dovevo andare a lavoro. Buon primo giorno di scuola. Mike.
Sorrisi mio malgrado e ancora con le labbra così incurvate entrai in garage. Tirai fuori dalla tasca le chiavi della macchina e aspettai che si illuminassero i fari della Porsche. Era da tanto,troppo tempo che non la guidavo. Volevo ricominciare da capo. Tornare ad essere Gracy,la ragazzina con una tremenda voglia di vivere. Ma sapevo bene anche io che questo non sarebbe mai successo:la vecchia Grace era morta e sepolta.
E i morti non tornano in vita.
Mai.
Mai è un tempo estremamente lungo.
Con la mente svuotata da qualsiasi pensiero aprii la portiera del guidatore e una volta salita in macchina cominciai a sfrecciare a 180km/h per dimenticare,per non soffrire più,sperando che la velocità allontanasse i pensieri che affollavano la mia mente distruggendo la mia felicità.
Avevo bisogno di questo:di essere felice. Avevo un disperato bisogno di essere felice. Ma non ci riuscivo,né mai ci sarei riuscita.
Io non avevo il diritto di essere felice.
Lo avevo capito da tempo ormai.
……………………………………………………….
Ero fermo nascosto nell’ombra dietro il portone d’ingresso e accertandomi che nessuno mi vedesse osservavo insospettito le miriadi di ragazzi che lanciavano gridolini acuti e ciarlavano inutilmente di pettegolezzi freschi freschi sulla nuova. Nessuno l’aveva ancora vista,non era ancora arrivata.
Non capivo perché aveva deciso di trasferirsi in una città simile … io avrei dato tutto,tutto,per andarmene da qui. Mi guardai un’ultima volta intorno e infine decisi,con una smorfia di disgusto,che non mi andava di tollerare tutte le mosse infantili che avrebbero fatto i liceali per attirare l’attenzione della “Misteriosa”.
Mentalmente le augurai buona fortuna e con indifferenza mi appoggiai al muro alto e aspettai che il giardino si svuotasse degli ultimi curiosi per poi potermene andare per i fatti miei.
Dopo che anche l’ultimo ragazzino se ne fu andato a lezione,tirai fuori dalla tasca del giubbotto il pacchetto di sigarette e ne accesi una,scendendo a testa bassa i gradini di pietra di fronte alla scuola. Ero ancora sull’ultimo gradino quando qualcuno mi piombò addosso,facendomi perdere l’equilibrio:il piede mi scivolò dall’ultimo gradino facendomi cadere insieme al carico che mi aveva fatto inciampare. Istintivamente strinsi forte a me il corpo tremante della ragazza come per difenderla dal dolore e chiudendo gli occhi aspettai il botto che non tardò ad arrivare.
Non sentii dolore. Non posso sentire dolore.
Riaprii le palpebre ed osservai il mio piccolo fagotto. Non era nessuno che conoscessi. Non l’avevo mai vista. Doveva essere la nuova.
Non la vedevo bene in faccia perché il suo viso era completamente nascosto sul mio petto gelido. Nella caduta mi era finita sopra. L’unico particolare di lei che scorgevo bene erano i lunghi capelli neri,che fluttuavano alla brezza più leggera,liscissimi come se fossero stati stillati dalle mani del più abile artigiano di tutti i tempi,goccia dopo goccia,filo dopo filo. Teneva gli occhi chiusi,come se temesse che non fosse ancora finita.
Quando finalmente capì che era finita sul morbido,riaprì le palpebre che fecero da finestre a due occhi straordinari. Occhi che non avevo mai visto sul viso di una persona. Due occhi grigio chiaro. Due occhi che affogavano in un mare di dolcezza e contemporaneamente durezza. Due occhi che se avessero voluto avrebbero potuto spaventarti per la loro profondità,la loro vita silenziosa. Perché è proprio così … gli occhi sono la nostra identità,gli occhi di qualsiasi persona non saranno mai uguali a quelli di un’altra. Perché gli occhi di qualcuno si costruiscono nel tempo,forgiati dall’essere stesso.
Perché i suoi occhi si erano costruiti su mattoni di dolore.
Sembrava spaesata,ma non spaventata. Avevo la sensazione che impressionarla o spaventarla non fosse una mossa tanto semplice.
Lei mi guardò con incertezza,come se non sapesse cosa fare,ma poi si decise e disse:-Io … mi … mi dispiace. Non volevo. Non stavo guardando dove andavo,ero in ritardo. Scusa.
Le sussurrò appena queste parole,poi aiutandosi con i palmi delle mani si rialzò.
La imitai limitandomi a dire:-No,non è colpa tua. Neppure io stavo attento … non ti ho vista arrivare.
“Come se bastasse questo per farmi del male ...”pensai divertito. Cercai di incontrare il suo sguardo chiaro un’altra volta,ma lei sembrava evitarlo. Non mi importava. Continuai comunque a guardarla insistentemente,pensando tra me e me”Idiota!Smetti di guardarla!Ora penserà che sei un maniaco!Voltati e vattene”
Ma i miei pensieri erano in totale disaccordo con i miei occhi che continuavano a guardarla.
E lei continuava a non guardarmi,tenendo la testa bassa.
Inaspettatamente,senza preavviso,alzò la testa di scatto,guardandomi dritto in faccia. E vedendo che la fissavo le sue guance le si tinsero di rosso. Ma non un semplice rosso,come quello che mette in imbarazzo le persone che arrossiscono. Un rosso diverso,intenso,divorante. Un rosso che ti faceva sentire sui carboni ardenti solo a guardarlo.
Ma quel rosso fu l’ultimo dei miei pensieri:non avevo ancora visto il suo viso nella sua interezza,e quando alzò la testa rimasi impietrito di fronte a tanta bellezza.
Dire che era bella era un insulto. Era un angelo caduto dal cielo,un angelo che aveva sofferto,glielo si leggeva nello sguardo. Una angelo esile,piccolo,delicato. Un angelo che aveva bisogno di protezione,ma di protezione non ne aveva avuta.
Ma nella sua piccolezza,sembrava celare una forza d’animo sconvolgente,racchiusa sotto il profilo lisco e pallidissimo del viso sottile,dietro la chiarezza dello sguardo agghiacciante quasi,nel profondo dei capelli neri corvini lunghi fino alla vita che,portati dal vento,danzavano intorno al suo volto.
Nonostante tanta fragilità fosse trasparente,il suo essere intero celava alla perfezione ciò che pensava. Il suo volto restava una maschera di pietra,scolpita nella roccia da antichi scultori. I suoi occhi restavano fermi e gelidi,sferzanti gocce di torrente d’autunno.
La sua voce mi arrivò acida alle orecchie,come se mi stesse canzonando:-E tu che ci fai qui fuori?Pensavo che la lezione fosse già iniziata …
Sì,mi stava definitivamente prendendo in giro.
Non le risposi.
Il sorrisetto ironico sulle sue labbra svanì. Adesso sembrava ancora più piccola.
Non riuscivo a capire quanti anni avesse. Sembrava così piccola eppure così matura contemporaneamente. Decisi di chiederglielo:-Quanti anni hai?Sembri solo una bambina …
Pensai che non mi avrebbe risposto.
Invece lo fece:-17. Tu?
Sorrisi fra me e me:era davvero una bambina allora.
Con lo stesso sorriso risposi:-Sono più grande. Poco ma sicuro. Ho 20 anni. E per tua informazione non studio qui,non potrebbe importarmene di meno se la lezione è già iniziata oppure no. Mi andava solo di vedere che faccia avesse la nuova arrivata. Mademoiselle …
Simulai un inchino e girai i tacchi per andarmene.
Ma lei mi fermò,biascicando un”aspetta”.
Mi voltai.
Aspettai che continuasse:-Già che ci sei puoi dirmi anche il tuo nome. Ormai la prima ora l’ho saltata,aspetto che inizi la seconda …
Mi sorpresi,non pensavo mi avrebbe chiesto questo. Tutto ma non questo. Possibile che non avesse ancora saputo nulla?I pettegolezzi che giravano su di me e sul mio passato erano abbondanti come quelli che in questo momento giravano su di lei,con la sola differenza che prima poi si sarebbero stancati di torturarla,mentre per me era diverso:i pettegolezzi su di me giravano da tanto tempo ormai. Non sarebbe stato possibile fermarli. Ormai tutti sapevano chi ero … o meglio … cosa ero.
La guardai,infine risposi:- Cullen. Edward Cullen. Tu?
Mentivo spudoratamente. Sapevo già come si chiamava.
Ma volevo sentirmelo dire da lei.
Sorrise. Ma solo la sua bocca si incurvò,il suo sguardo rimase freddo:- Grace Kostner. Felice di averti incontrato allora … Edward Cullen.
Mentiva anche lei? Non lo sapevo.
…………………………………………
Chiusi gli occhi aspettando di sentire il dolore della caduta.
Non accadde.
Due forti braccia,gelide come il marmo,mi avevano stretta intorno alle spalle.
Chissà addosso a chi ero caduta …
Decisi di aprire gli occhi.
Vidi due pozzi neri,senza fondo,persi in un’epoca lontana. Vidi due pozzi freddi e calcolatori. Vidi due pozzi che erano due maschere di pietra. Due pozzi che erano pietra. Due pozzi che mi guardavano.
Mi persi in quei pozzi per non so quanto tempo,ma all’improvviso mi risvegliai,come da un incanto. Sbattei gli occhi con forza e balbettai:- Io … mi … mi dispiace. Non volevo. Non stavo guardando dove andavo,ero in ritardo. Scusa.
Posai entrambe le mani sul suo petto per aiutarmi ad alzarmi.
Mio Dio quanto era freddo!
Nonostante la stoffa della maglia mascherasse un po’ quel gelo,esso comunque restava e saliva come un alito leggero di vento stordendomi.
Mi rimisi in piedi e abbassai lo sguardo.
Si alzò anche lui a sua volta e sussurrò:- No,non è colpa tua. Neppure io stavo attento … Non ti ho vista arrivare.
Sentivo che lui mi fissava. Non sapevo perché mi fissasse così,ma mi dava noia,mi turbava.
Non mi piaceva essere al centro dell’attenzione,volevo soltanto essere lasciata tranquilla.
Ma lui continuava a guardarmi. Perché continuava a guardarmi?Non vedeva il mio disagio?
Decisi di affrontarlo. Alzai la tesa di scatto e lo fissai a mia volta.
Avrei preferito non farlo. Lo vidi come se fosse una visione. Come se stessi sognando. Non avevo mai visto un ragazzo come lui … MAI …
Era … diverso … da tutte le persone con cui avevo mai avuto a che fare. Aveva i capelli neri corvini,come i miei,un po’ troppo lunghi forse. Gli occhi erano neri e se possibile addirittura più scuri dei capelli. Sembravano così seri e consapevoli.
I lineamenti erano perfetti,le forme dritte. La pelle bianchissima e il viso squadrato e dai lineamenti sicuri e lisci,se non fosse stato per una lunga cicatrice che gli solcava il viso,partendo da poco sopra il sopracciglio sinistro,andando poi a tagliare la palpebra e la guancia fino a terminare sull’angolo della bocca. Ma questo lo rendeva solo più maturo,come qualcuno che ne ha passate tante.
In poche parole era bellissimo.
Ciò che però mi terrorizzava era la forma di quella cicatrice:una croce.
Era giovane,ma sembrava più grande di me,o forse era solo la sua aria sicura e indipendente a farlo sembrare tale.
Mi accorsi che mi fissava ancora. Sembrava imbambolato,come se anche lui avesse appena visto un sogno …
Un velo di isteria si impossessò di me e con tono amaro gli dissi,provocandolo:- E tu che ci fai qui fuori?Pensavo che la lezione fosse già iniziata …
Non si degnò di rispondermi.
E il sorrisetto ironico sparì dalle mie labbra. Lo avevo offeso probabilmente. Perché poi?Non mi aveva fatto niente di male.
Anzi!
Mi vergognavo di quello che gli avevo detto e mi sentivo in colpa. Che cosa mi importava poi se lui saltava la lezione,erano affari suoi,no?E poi probabilmente non studiava nemmeno lì,sembrava più grande di un ragazzo del liceo …
La sua voce mi riscosse dai miei pensieri dove mi maledicevo per aver parlato tanto in fretta:- Quanti anni hai?Sembri solo una bambina …
“A sì?Sarei una bambina ora?Non è che sei molto più grande di me sai?”
Pensai di non rispondere,ma alla fine lo feci:- 17. Tu?
“Grissino perché glielo hai chiesto?”mi maledissi,ma ormai il danno era fatto.
Lo vidi sorridere malizioso e con fare superiore disse:- Sono più grande. Poco ma sicuro. Ho 20 anni. E per tua informazione non studio qui,non potrebbe importarmene di meno se la lezione è già iniziata oppure no. Mi andava solo di vedere che faccia avesse la nuova arrivata. Mademoiselle …
Simulò un inchino trattenendo a mala pena una risatina ironica e si voltò per andarsene. Istintivamente allungai una mano per fermarlo,ma mi bloccai a mezz’aria:non ne avevo il coraggio.
Così mi limitai a chiamarlo:- Aspetta!
Sussurrai in tono impercettibile,ma sicura che avrebbe sentito.
Infatti si girò a guardarmi,ancore con quel maledetto sorrisino stampato in faccia. Mi dava su i nervi quando lo vedevo sorridere. Perché poi?Non smetteva un attimo di incurvare le labbra mostrando una fila di denti bianchissimi da copertina.
Inizialmente esitai,ma poi gli dissi prendendo coraggio:- Già che ci sei puoi dirmi anche il tuo nome. Ormai la prima ora l’ho saltata,aspetto che inizi la seconda …
Temei che non avrebbe risposto,ma con mio grande piacere mi sbagliavo. Dopo che mi ebbe fissato per non so quanto tempo disse:- Cullen. Edward Cullen. Tu?
Sorrisi,o almeno ci provai:- Grace Kostner. Felice di averti incontrato allora … Edward Cullen.
Con mia grande sorpresa mi resi conto di essere stata sincera:ero davvero felice di averlo incontrato.
Un imbarazzante silenzio scese fra di noi. Cercai qualcosa per spezzarlo,ma non ci riuscii.
Così mi limitai ad abbassare lo sguardo:sfortunatamente un’altra mia dote era la timidezza assoluta,che nemmeno un macigno riusciva a buttare giù. Quando non fingevo sotto la mia maschera di indifferenza e durezza,diventavo fragile sotto gli occhi di tutti. Sotto i miei prima di tutto.
Mi sentii di nuovo a disagio.
Ma perché … perché non potevo essere abbastanza forte da poter parlare,da non aver più paura?
E perché quella maledetta campanella della seconda ora non suonava? Perché non potevo semplicemente scappare dal suo sguardo di fuoco?
Stavo ancora pensando a quanto ero debole quanto lo sentii sussurrare:- Ecco … io … Io devo andare. Alla prossima allora … ehm … Grace …
Possibile che i santi del paradiso mi avessero sentito e avessero deciso di accontentare le mie preghiere una volta tanto?
No,probabilmente no. Perché nonostante avessi desiderato che se ne andasse,quando voltò le spalle e scomparve dietro l’angolo,un senso di vuoto mi invase. Ero stata bene con lui … nonostante non lo conoscessi. Non avrei voluto affrontare da sola il mio”primo”giorno di scuola media.
Perché,tecnicamente,era così:io avevo sempre studiato a casa,non ero mai stata in una vera scuola pubblica,e quella per me era una totale novità.
Mi sedetti sugli scalini di pietra e aspettai con il fiato in gola il momento di entrare.
Per descrivermi? Una sola parola:terrorizzata.
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 28 ottobre 2011, 13:27

CAPITOLO 2-First day in High School


Continuai a camminare fino al limite del bosco.
Cosa mi era saltato in testa?Avevo rischiato troppo … perché poi?
Una volta che gli alberi formarono un muro dietro le mie spalle,cominciai a correre. Corsi fino al mio limite. Corsi fino a quando i miei piedi non cominciarono a sanguinare. Fino a quando i rami non si spezzarono sotto le mie mani. Corsi in mezzo al bosco. Corsi fra gli alberi. Fino a che l’ossigeno smise di arrivare ai miei polmoni.
Ma continuai a correre. Correre mi ricordava volare;stesso vento che ti sferza il viso e ti scompiglia i capelli. Stessa libertà.
Bisogno di vita. Di odio.
Di aria.
Delle gocce mi sfiorarono il viso:pioveva.
Le gocce si fecero di più,più insistenti,più veloci … più dolorose. Ogni goccia era fuoco sul mio viso,sui miei occhi,sui miei capelli … sulla mia anima.
Conoscevo la strada che stavo percorrendo. La conoscevo a memoria. La conoscevo a memoria nonostante non la percorressi da anni. Tanti anni.
Ma ciò che non sapevo era perché stavo andando là. Perché stavo tornando a soffrire?
Mi fermai all’improvviso. Davanti a me si innalzava il Salice. Ai suoi piedi la croce di marmo.
"Marmo come il mio cuore",pensai. Non avevo il coraggio di andare fino al lago … non avrei sopportato il dolore.
Caddi in ginocchio su quelle radici e mi presi il viso fra le mani.
Non piansi. Io non piango. Io non vivo nemmeno.
Una fitta al cuore mi colpì. A quel cuore che taceva da tempo ormai.
Rimasi lì,in ginocchio,per non so quanto tempo. Quando la lucidità ritornò sovrana della mia mente mi rialzai. Ciondolai nel bosco,trascinando i miei piedi per percorrere all’inverso la strada su cui avevo corso per arrivare lì dove mi trovavo ora. Quando riuscii a lasciarmi dietro gli ultimi tronchi alzai lo sguardo verso il cielo:non pioveva più,ma ormai era pomeriggio inoltrato. La scuola doveva essere finita.
E lei se ne era andata. Chissà come se l’era cavata in mezzo a tutti quei sciacalli del liceo …
“Ma che t’importa?Lei non è nessuno!NESSUNO!”
Io non ero nessuno … io le avrei rovinato l’esistenza come l’avevo rovinata a me stesso e l’avrei portata alla rovina,anche lei. Ma perché doveva essere tutto così difficile?
Sospirai.”Vecchio mio calmati,stai dando i numeri …”mi dissi con amarezza”Devo esserle sembrato davvero maleducato ad andarmene in quel modo. Non importa:rimedierò … infondo non ho altro da fare in questa stupida eternità …”
Forse fu in quel momento che decisi che in un modo o nell’altro ‘avrei rivista … e questo fu il mio primo grande errore:uno dei più stupidi per l’esattezza. Ma non potevo farci niente … mi capitava spesso che la mia ragione non andasse di pari passo con il mio istinto.
Mi guardai intorno un’ultima volta,poi mi incamminai verso casa.
……………………………………………………………
Quando quella maledetta campanella suonò pensai bene di fare forca:il panico mi scorreva ancora nelle vene. Chissà perché ero così agitata ora che se ne era andato … certo,anche prima ero agitata,ma non così tanto!
Ordinai ai miei piedi di muoversi e,dopo aver rindossato la mia maschera personale,varcai il portone e mi diressi verso la segreteria di fronte. Una ragazzina mi accolse con un sorriso radioso. “Stupido sorriso!Smetti di sorridere!”Contrariamente ai miei pensieri poco gentili,lei continuò a sorridere. Aveva capelli castani lunghi fino alle spalle,ricci come molle,e due giganteschi occhi azzurri ridenti che davano una luce particolare al suo viso ampio e abbronzato. Mi sembrava troppo giovane per lavorare lì:dimostrava sì e no la mia stessa età!
Raccolsi tutta la mia buona forza di volontà e sussurrai:-Scusi,lei lavora qui?Ecco,io sarei …!
Non mi lasciò nemmeno terminare la frase che il suo sorriso,se possibile,si allargò,e trillò con voce acuta:-No No No! Qui lavora la mia mammina!Io le tengo la sedia al calduccio finché non torna!Io studio qui!Sono al terzo anno!Tu sei la nuova vero?Che bello sono la prima a vederti!Sì lo so che sei un’ora in ritardo!Hanno avvertito la mamma che saresti entrata dopo!Un certo Mark,Mike … o come si chiama!Che bello che ora sei qui!Sono sicura che diventeremo grandi amiche!Anche tu sei al terzo anno vero …
Mio Dio quanto parlava!Involontariamente sorrisi:mi divertiva!Era simpatica!E contagiosa!Senza preavviso scoppiai a ridere:una risata casta,sincera … non era cominciato tanto male il primo giorno di scuola in fondo!
Quando mi sentì ridere la ragazza interruppe il suo monologo e con aria vagamente colpevole disse,affranta:-Io … perdonami,ti avrò annoiato!A volte non riesco a controllare la mia lingua … Io sono Lilian Smith,per gli amici Lily. Se hai bisogno di qualsiasi cosa,chiedimi pure!
Con un ultimo sorriso si allontanò lanciandomi ogni tanto occhiatine fugaci. Subito si presentò una donna che doveva essere la mamma di Lilian:le somigliava in maniera impressionante!Stessi occhi color cielo,stessi ricci-molla,stesso viso ampio e abbronzato …
Mi sorrise raggiante:a quanto pareva,l’euforia era una dote di famiglia.
Anche la voce fu trillante come quella della figlia quando parlò:-Ciao!Benvenuta signorina Kostner!Questo è il suo orario;ecco una cartina della scuola e il suo numero d’armadietto. Spero che si trovi a suo agio.
Mi consegnò due fogli con l’orario e la cartina dove era segnato in rosso l’armadietto e sorridendomi ancora aggiunse:-Chiedo scusa se mia figlia è stata troppo invadente …
Sorrisi a mia volta,gentile:-No non si preoccupi,nessun disturbo.
Dopo aver osservato dubbiosa la cartina e il foglietto degli orari,andai a perdermi per i corridoi della scuola. Perdermi nel vero senso della parola:non ho mai avuto uno spiccato senso d’orientamento … “Accidenti ma perché non sto mai zitta!Proprio come previsto mi sono persa!Eppure ho sentito dire più volte che se ti gufi qualcosa poi si avvera!”Imboccai l’ennesimo corridoio.
Un luccichio spuntò sul mio viso:a quanto pareva i Santi erano davvero dalla mia parte! Di fronte a me c’era quella ragazzina:Lilian. Ragazzina,tecnicamente era più alta di me,ma questa non era una novità,molte mie coetanee erano più alte di me …
Non mi ero accorta di cosa indossasse:una canotta fucsia con su scritto THE BEST;una giacchina rosa confetto e un tutù dello stesso colore della giacca … chi è che indossa a scuola un tutù rosa?
Sorrisi cordiale e riconoscente di averla incontrata.
-Salve!Mi chiamo Julia Evans!Lily mi ha parlato di te!
Sobbalzai:non mi ero accorta che era in compagnia distratta come ero … Titubante alzai lo sguardo:la tizia che aveva parlato era alta almeno 2m,molto più alta di me. Aveva capelli lunghissimi,fino ai fianchi,di un biondo pallido. Un ciuffetto le ricadeva scompigliato sui caldi occhi marroni. Aveva l’aria della tipica ragazza che qualsiasi genitore avrebbe voluto avere.
Il mio cuore fece un tuffo da lì dentro dove si trovava:genitori … io non li avevo dei genitori,e mai più li avrei avuti.
Divenni una maschera di pietra,e i miei occhi si trasformarono in ghiaccio. Julia aggrottò la fronte,come preoccupata dalla mia reazione. Non era colpa sua,non era colpa di nessuno,oltre che mia,solo che è meglio mostrarsi scortesi che deboli o fragili,questa lezione l’avevo imparata da tempo.
Feci un bel respiro e tentai di sorridere. Probabilmente non ci riuscii,perché Lily non trattenne e nemmeno tentò di trattenere una risata,mentre Julia fece una smorfia di disappunto. Chiusi gli occhi imponendomi di non passare in una crisi isterica e di tranquillizzare i battiti del mio cuore.
Alzai lo sguardo sulla spilungona e con tono colpevole mi presentai:-Ciao,sono felice di incontrarti!
Sorrisi,ottenendo stavolta un risultato migliore,e le tesi la mano. Lei la guardò con cipiglio,poi alzò lo sguardo su di me e disse impacciata:-A dire il vero non mi sembravi tanto felice …
Deglutii a vuoto,abbassando la mano e contemporaneamente lo sguardo.
Lei interpretò male il mio gesto e cominciò a farneticare:-I_io …,m _ mi spiace!Non volevo!Solo che mi era sembrato,cioè … io
Sembrava sull’orlo delle lacrime,così mi affrettai a dire:-No!Non è colpa tua!Sono davvero felice di conoscerti!Ma … è una lunga storia …
Sulla fine la mia voce si incrinò leggermente.
Gli occhi da cerbiatto le si riempirono di tristezza,e Lily intervenne prontamente:-Su!Su!Dobbiamo andare a lezione!Tu che lezione hai Grace?Posso chiamarti per nome vero?Che bello!Sono sicura che diventeremo grandi amiche!
Sorrisi ammiccando. Tirai fuori dalla tasca il foglietto con gli orari e dopo un’occhiata dissi:-Letteratura.
Le labbra di Lily si incurvarono in un broncetto carinissimo:-No!Non sei con noi!
Le feci una linguaccia:-Sopravvivrai! Sentite,non è che mi accompagnereste a lezione?Mi sono già persa una volta,non vorrei succedesse ancora …
Arrossii leggermente,ma quando loro scoppiarono a ridere divenni decisamente rosso peperone. Si posizionarono ai miei lati e mi presero per mano sempre continuando a ridere,trascinandomi chissà dove. Dovevo sembrare loro una bambina:ero sempre stata bassa e molto esile,inoltre dimostravo meno anni di quanti ne avevo.
Scoppiai a ridere pure io quando vivi cosa indossava Julia!In pieno inverno indossava una canottiera rosa,jeans corti e una giacchina blu scuro senza maniche lunga fino al ginocchio. Almeno non indossava un tutù pure lei …
I corridoi erano pieni di ragazzi,che non appena passavo si voltavano a guardarmi. Non mi piaceva. Mi dava noia. Non volevo essere il nuovo giocattolino,sotto lo sguardo di tutta la scuola. Più camminavo e più l’ansia cresceva in me,tanto che quasi non mi accorsi che ci eravamo fermate,essendo ormai sull’orlo di una crisi di panico. Julia si accorse del mio terrore e,sorridendomi incoraggiante,mi sospinse verso la porta aperta,mimando un ”andrà tutto OK”,dimenticandosi però di aggiungere “per noi,non per te”.
Sospirai quasi impercettibilmente ed entrai in aula.
Non l’avessi mai fatto!
Non appena i miei piedi varcarono la soglia della porta,un silenzio tombale scese su 22 alunni esclusa me.
22 paia di occhi mi fissarono esclusa me.
22 bocche si aprirono esclusa me.
Un solo cuore(il mio)rischiò un collasso.
Automaticamente mi voltai per scappare di lì. E probabilmente ci sarei riuscita se disgraziatamente non fossi andata a sbattere contro qualcuno che era dietro di me. Alzai lo sguardo e vidi due occhi color mare fissarmi divertiti. Era alto,molto alto,e magro. Aveva una cascata di capelli biondi e ricci. Doveva avere all’incirca 24-25 anni …
Mi ero imbambolata e a mala pena sentivo gli sghignazzi della classe.
-Le dispiacerebbe andare a sedere così posso cominciare la lezione,signorina …?
Arrossii e la mia carnagione chiara non mi aiutò a mascherare il rossore.
-Kostner …
Balbettai incerta andandomi a sedere nell’unico posto libero:vicino alla finestra per mia fortuna,in prima fila per mia sfortuna.
Mi voltai alla mia destra,osservando la ragazza che mi stava accanto:aveva capelli nerissimi dal taglio molto corto e occhi neri. Sembrava molto piccola,quanto me forse. Sorrideva in continuazione,e mi ricordava Lily per questo.
All’improvviso si voltò verso di me,ma non sembrava guardarmi,piuttosto era come se si fosse imbambolata.
Si svegliò dalla trance di soprassalto e mi sorrise:-Alice Cullen,piacere di conoscerti!
“Cullen … Cullen … Edward Cullen …” Non poteva essere una coincidenza.
Mascherando la mia sorpresa dissi:-Piacere. Sono Grace. Hai detto Cullen?Mi chiedevo … conosci per caso un certo Edward Cullen?
Sperai che il tono della mia voce sembrasse abbastanza indifferente e spensierato.
Il suo sorriso si allargò e mi sembrò di vedere un luccichio nei suoi occhi color liquirizia. Ma forse era solo una mia impressione.
Lanciò un’occhiata veloce al professore,che intanto aveva cominciato la lezione,e mi sussurrò:-Certo,è il mio fratellone!Perché?
Io arrossii e dissi a voce molto bassa:-Sai,l’ho incontrato di fronte alla scuola … ma lui non va al college?Voglio dire,non ha 20 anni?Dovrebbe andare al college …
Mi fermai di botto:-Io … scusa,non è affar mio … non volevo impicciarmi. Fa niente,come non detto.
Abbassai lo sguardo dandomi della stupida in tutte le lingue che conoscevo.
Alice Cullen ridacchiò e disse:-No no!Nessun problema!Mio fratello va a Darthmouth e quindi per salutare mamma e papà ogni tanto si prende una settimana libera di vacanza.
Sull’ultimo la sua voce si affievolì. Non feci in tempo a capire cosa fosse successo,perché il professore ci richiamò.
Ed infine il primo giorno finì.
Ero libera!
Se il primo giorno ne ero uscita tanto stressata,come avrei fatto a sopportare fino alla fine dell’anno?
Uscii fuori e presi una boccata d’aria fredda,respirando a pieni polmoni per schiarirmi le idee. Ho sempre sofferto di claustrofobia,altro motivo per cui la mia camera è tanto spaziosa e quasi vuota e la mia Porsche è una decapottabile.
Con la coda dell’occhio vidi Lily e Julia avvicinarsi.
Sospirai.
Non avevo voglia di parlare. Preferivo stare in silenzio. Il suono della mia voce mi dava noia certe volte,quando mi sentivo più triste e sola del solito.
Le due pazze da legare mi sorrisero e Lily mi saltò letteralmente addosso,stritolandomi in un abbraccio soffocante.
Sorrisi:possibile che riuscisse sempre a rendermi il buon umore anche quando avevo un diavolo per capello?Peccato che nel mio caso l’attacco di buon umore duri così poco. In breve l’ombra tornò sul mio sguardo e sul mio cuore.
Julia se ne accorse. Mi abbracciò,ma non nella maniera euforica di Lily,era più una specie di abbraccio materno e consolante. Ero più che sicura che avesse capito che c’era qualcosa che non andava;che mi faceva soffrire.
Improvvisamente la sentii irrigidirsi,guardando qualcosa dietro di me. Mi voltai lentamente e vidi una ragazza altissima.
Aveva capelli corti dietro e lunghi davanti,con una frangetta.
Mi sorprese il modo in cui era vestita,o meglio … NON era vestita:indossava una maglietta nera con un teschio,scollata in un modo che dovrebbe essere vietato dalla legge. Sopra una felpa con la zip aperta e il cappuccio abbassato. Anche la minigonna era nera,e dire che era un capo d’abbigliamento era quasi un insulto.
Infine indossava degli stivali vertiginosi,alti fin sopra il ginocchio,con un numero di tacco che non sapevo nemmeno esistesse.
Ciondolava:doveva essere ubriaca.
La sconosciuta se ne andò a grandi passi e Julia la seguì. Osservai le due sagome finché non scomparvero dalla mia vista. Sentii la mano di Lily posarsi sul mio braccio. Mi voltai.
Lei sorrise:-La ragazza di prima era Jane Evans,la gemella di Julia. Non si somigliano affatto vero?Il punto è che da quando è morta loro madre,Jane è diventata l’opposto di una brava ragazza. Julia si sente in dovere di badare a lei.
Per la prima volta il suo tono non era allegro o euforico,solo … compassionevole.
Non parlai. Cosa avrei potuto dire?
Sapevo che cosa poteva provare. Infondo,ero orfana.
Aprii la portiera della mia macchina ed entrai. Lily guardava la Porsche con sguardo sognante e bocca spalancata.
Le sorrisi:-Vuoi un passaggio?
-Magari!Ma non posso. Viene mio padre a prendermi. Quando posso passo del tempo a casa sua.
-Non sapevo che i tuoi fossero divorziati.
-Non è qualcosa di cui mi piace discutere di solito … mi rende triste. Mio padre è inglese. Mia mamma un’americana fatta e finita,troppo esuberante per lui. Il loro matrimonio è finito prima di cominciare. Hai fratelli o sorelle?Io due. I gemelli:Clair e Andrew. Hanno cinque anni.
Fece una linguaccia.
Sorrisi:-Sì,ho un fratello maggiore. Lui si occupa di me da quando sono morti i nostri genitori.
-Oh,mi spiace. Non lo sapevo. Senti per tirati su il morale,vengo a prenderti a casa tua domani pomeriggio e si va a mangiare un gelato!
-Ma …
-Niente ma. Vieni e basta!
Detto questo si dileguò.
Scossi la testa e misi in moto. La mia guida spericolata mi portò a casa in meno di 20 minuti.
Entrai. Non c’era nessuno. Michael non era ancora tornato.
Salii in camera mia e lascia cadere lo zaino per terra.
Andai verso la grande biblioteca e presi un libro che avevo già letto almeno un milione di volte:Dorian Gray.
Mi sedetti sulla poltroncina bianca a sinistra del letto e cominciai a leggere.

“Pioggia,molta pioggia. O forse lacrime.
-Mamma non te ne andare!
-Tesoro mio sii forte!
-No papà!
-Piccola non piangere.
-Aiuto!Vi prego non lasciateci soli!
Fiamme,fuoco,fumo. Non vedevo più niente.
Metallo a pezzi … macchine a pezzi.
Sangue. Rosso del sangue sulle mie mani.
Mi bruciava la fronte. Perché non veniva nessuno ad aiutarci?
No.
Non venivano perché non c’era più nessuno da salvare.
Ero sola.”


-Aaaaaaaaaaaaaa!
Dove ero?Mi guardai intorno:la mia camera.
Era un sogno. Lo stesso … ancora.
Le lacrime continuavano a scendere. Guardai per terra:Dorian Gray. Mi ero addormentata. Mi asciugai gli occhi con la manica.
Mi alzai e aprii il cassetto sotto il letto. Il violoncello era ancora lì.
Lo tirai fuori lentamente,quasi temendo che si rompesse. Mi sedetti sulla poltroncina e posai le dita della mano destra sulle corde.
Prima che l’archetto cominciasse la sua melodia,l’immagine del ragazzo passò per la mia mente. Non pensavo a lui da quando avevo parlato con sua sorella.
Chiusi gli occhi e lasciai che il suo ricordo guidasse i miei movimenti.
La musica invase la stanza.
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 31 ottobre 2011, 7:56

Chiudo questa ff per qualche mese...non perche non continuero a scrivere,ma perche i miei stanno divorziando e quindi sono sicura che il computer andra a mio padre e me ne regaleranno uno mio solo fra qualche mese,per il mio compleannol.....
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 14 novembre 2011, 14:25

grande non commenta piu nessuno!!Vabbe io continuo a scrivere e incrocio le dita!





CAPITOLO 3-Secrets and rumors


Il giorno dopo,quando arrivai a scuola,fu tutto molto più semplice. Ero ancora sotto lo sguardo di tutti,ma li ignoravo:se pensavo il più intensamente possibile che non erano diretti a me,allora mi rilassavo subito.
Uscii dalla macchina a testa bassa,con lo zaino in spalla. Stavo camminando così in mezzo al parcheggio con gli auricolari nelle orecchie,quando i miei occhi videro solo rosso:una macchina aveva frenato a 2cm da me.
Spalancai gli occhi e tolsi gli auricolari. Alzai lo sguardo terrorizzata e vidi una ragazza uscire trafelata dal posto del guidatore. Era di media statura,con capelli liscissimi color oro lunghi fino al mento. Gli occhi erano azzurri chiari,con sfumature verdi intorno alle iridi.
Indossava una maglia lunga color cobalto con le spalle scoperte. Al collo un ciondolo con un cuore d’oro.
Indossava fuseaux neri e sopra dei jeans corti. Sembrava essere appena uscita dal miglior negozio di abiti firmati di tutta Parigi. Doveva essere sfondata nei soldi,lo dimostrava anche la sua Ferrari rossa fiammante.
-Oh mio Dio!Mi dispiace!Sei spuntata fuori all’improvviso e io non ti ho vista!Mio Dio perdonami!
-No,non ti preoccupare. Sono ancora viva come vedi.
-Meno male!Ti avrei avuta sulla coscienza per tutta l’eternità!
Scherzò scoppiando a ridere:-Comunque … sono Giulia Goffredi. Sono italiana,ma i miei hanno trovato lavoro qui,e ci siamo trasferiti. Tu sei la nuova vero?Grace Costner?
Io annuii esitante:perché la riccona mi parlava come se fossimo vecchie amiche?Pensavo che tutte le riccone fossero snob con la puzza sotto il naso …
Lei mi sorrise gentile.
Definitivamente la giornata non era iniziata male.
La mattinata passò abbastanza tranquilla,e a mensa mi sedetti con Julia,Lily,Giulia e con i ragazzi di Julia e Giulia. Il primo si chiamava Daniel e vederlo accanto alla mia amica minava seriamente la mia capacità di trattenere le risate:Julia altissima e severa,lui un nanetto che le arrivava alla spalla,in continuo movimento,con i capelli castano chiaro e liscissimi in eterno movimento e occhi quasi gialli.
Il ragazzo di Giulia invece era uno di quei ragazzi dietro a cui era quasi impossibile non sbavare:Josh era alto quasi due metri,con muscoli che gli fasciavano tutto il corpo e riccioli biondi che gli incorniciavano il viso abbronzato. Peccato che i suoi occhi rovinassero tutta la sua immagine:neri,totalmente e incondizionatamente inespressivi.
Risultato?Non era il mio tipo.
Non feci caso a quello che dicevano,non mi è mai piaciuto parlare e nemmeno stare ad ascoltare i pettegolezzi.
Sorvolai con lo sguardo tutta la mensa,finché i miei occhi non si fermarono su una figurina che era appena entrata:Alice Cullen.
Sorrisi verso la sua direzione e le feci cenno di venirsi a sedere. Lei ricambiò il mio sorriso,ma proprio mentre stava per avvicinarsi i suoi occhi divennero vitrei e spenti come il giorno prima e il sorriso morì sulle sue labbra. Girò i tacchi e in breve fu fuori della mensa.
Aggrottai le sopracciglia e mi voltai,incontrando gli occhi severi di Julia,che mi fissava:-Conosci la Cullen?
Impallidii,la sua voce era tagliente come un rasoio.
E ora che dicevo?Optai per la verità,o almeno una parte di essa:-Ehm … non bene … seguiamo solo lo stesso corso di letteratura con il prof. Hale
Feci un sorriso stirato,sperando non insistesse sull’argomento.
Le mie speranze andarono in fumo quando disse:-Stalle alla larga. Lei e suo fratello non godono di buona fama qui a Forks …
Certo che doveva proprio odiarli per parlarne così … ma … aspetta un attimo!Suo fratello?Sapeva di Edward Cullen?
Avevo bisogno di saperlo!
Così chiesi con tono falsamente innocente e indifferente:-Hai detto per caso suo fratello?Conosci Edward Cullen?
Julia spalancò gli occhi:sembrava inorridita. Ma la voce fredda e insensibile che arrivò al mio cervello non fu la sua:-Aspetta! Lo hai incontrato?Che cosa ti ha detto?Grace,devi stargli alla larga!Lui è pericoloso!Non lo devi più vedere!
Non riuscivo a credere che quelle cose erano appena state pronunciate da Lily.
Una rabbia ceca mi salì dal più profondo del cuore:ma come si permettevano?Io decido da sola con chi mi fa bene stare e chi invece devo evitare!E poi,che avevano?Perché d’un tratto quella esplosione?
Incenerii i presenti con lo sguardo e con il tono più crudele e sarcastico che riuscii a trovare,sputai:-Ma che t’importa?Non ho bisogno di una tata e posso decidere da sola con chi stare. E poi,Edward Cullen è simpatico!E se io non voglio stargli alla larga,allora non gli sto alla larga!Chiaro?E se non riuscite ad accettarlo … Bé … non ci posso fare niente!
Furente mi alzai ed andai via.
Grande!La cretinata delle cretinate era appena stata compiuta dalla sottoscritta. Adesso gli amici sì che sarebbero andati a farsi friggere!
Uscii fuori in giardino e mi sedetti sotto un albero,cominciando a singhiozzare senza lacrime. Gli scossoni del mio corpo coprivano tutto il resto:non vedevo più niente,non sentivo più niente. Non vidi e non sentii nemmeno che qualcuno si era seduto accanto a me fino a quando due forti braccia marmoree mi strinsero forte. Poggiai la testa sul suo petto e lasciai che il mio pianto scoppiasse e le lacrime mi coprissero il volto.
Lentamente mi calmai. Il mio respiro tornò normale e smisi di tremare.
Mi voltai per guardarlo in viso:-Io … mi dispiace. Ti sarò sembrata una bambina isterica.
Abbassai lo sguardo:non avevo il coraggio di guardarlo in faccia,dopo la scenata di poco prima. Mi vergognavo da morire.
Portò la mano sotto al mio mento e lo sollevò facendomi incontrare il suo sguardo. I suoi occhi mi facevano paura:erano due pozzi neri,profondissimi,in cui se cadevi … non c’era più scampo,precipitavi in un buio di catene che ti faceva sua schiava.
Tentai di evitare il suo sguardo di fuoco,ma non me lo permise.
Sentivo gli occhi umidi.
No!Non potevo crederci!
Io,che non avevo mai pianto di fronte a nessuno,stavo per piangere per la seconda volta di fronte ad uno con cui avevo parlato massimo 2 volte.
Mi morsi la lingua fino a farla sanguinare e provai ad alzarmi,ma la sua mano mi teneva stretta per la vita e mi fece girare verso di lui facendomi sbattere sul suo petto freddo.
Adesso sì che avevo paura!
Alzai lo sguardo e incontrai di nuovo i suoi occhi e per la seconda volta mi sembrò di bruciare.
Sussurrai:-Ma che …?
Non mi fece finire la frase,mettendomi una mano sulla bocca e sibilò:-Sssshhh … che scemenze dici?Non sei affatto una bambina piccola!Si ha sempre un buon motivo per piangere!
Il suo fiato gelido mi alitò sul volto e io tremai di freddo. Lui se ne accorse perché si tolse la giacca e me la mise sulle spalle,mentre il suo sguardo si ammorbidiva:-Ti va di parlarne?Aiuta sai?
Disse con tono ironico.
Istintivamente mi raggomitolai fra le sue braccia:lì mi sentivo così protetta …
Chiusi gli occhi,ma,prima che iniziassi a raccontare,suonò la campanella.
"Dannazione!"
La stretta sul mio corpo si allentò ed io mi alzai.
Si alzò anche Edward aiutandosi con una mano e disse:-Sarà per un’altra volta …
Abbassai lo sguardo,ingoiando a vuoto.
Quando lo rialzai,lui non c’era più.
Mi guardai intorno spaesata,ma mi ripresi subito. Mi voltai e corsi dentro.
Il resto della giornata passò in fretta e mi ritrovai a casa prima ancora di accorgermene.
Salii le scale dirigendomi in bagno,ma non appena svoltai l’angolo Michael mi sbarrò la strada.
Si aprì in un sorriso smagliante:-Hey pulce!Tutto ok?
Sorrisi a mia volta e gli diedi un bacio leggero sulla guancia:-Ciao fratellone!Come va?
-L’ho chiesto prima io …
-Il solito. C’è qualcosa da mangiare?Muoio di fame …
Gli feci una linguaccia.
-Sembri di buon umore oggi.
-Chi lo sa?Forse sì,forse no …
Lo abbracciai e sghignazzando corsi in bagno. Dopo una doccia veloce indossai la prima cosa che mi capitò sotto mano e le mie inseparabili ballerine preferite.
Scesi in cucina e aprii il frigorifero,cercando qualcosa da mettere sotto ai denti,mentre ignoravo gli sghignazzi di Michael che seduto al tavolino di vetro beveva tranquillo il suo caffè.
Mi voltai a guardarlo con la bocca piena e dissi:-Non hai niente di meglio da fare che sfottermi?
-Non proprio …- mi sorrise sarcastico -Che hai intenzione di fare questo pomeriggio?Non piove …
-Non so … devo ancora …
Il suono del campanello mi interruppe
Andai verso il grande portone di spesso vetro scuro e lo aprii. Prima ancora che avessi modo di aprire completamente,un uragano di ricci castani mi travolse coinvolgendomi in un abbraccio asfissiante.
Lily?Che ci faceva Lily qui?Non avevamo litigato?
-Che bello!Finalmente!Allora hai già deciso dove si va o devo decidere io?Ma … che ci fai vestita così?Non è che hai deciso di riciclare i tuoi vestiti dell’anno scorso?Corri subito a cambiarti!Ti porto al cinema!Esce un nuovo film oggi!Che fai ancora qui?Vai a vestirti!
La guardai come se fosse una sottospecie di alieno verde viscido:che mi ero persa?
Lei sorrise e mi fece l’occhiolino:-Sbaglio o ieri ti avevo promesso di farti fare un giro?
Sentivo gli occhi lucidi,ma non volevo piangere … non potevo piangere.
E allora perché piangevo?
Scoppiai in lacrime per la seconda volta nello stesso giorno e l’abbracciai continuando a mormorare “mi dispiace … mi dispiace …” tra i singulti.
Lei mi strinse a se consolandomi e sussurrando:-No,era colpa mia … non avrei dovuto dirti quelle cose …
Mi tenne per le spalle e mi sorrise raggiante:era tornata la Lily di sempre.
Mi fece voltare e mi spinse verso le scale:-Su!A vestirti!Dov’è camera tua?
Mi tenne prigioniera per un’ora,prima di decidere che ero abbastanza presentabile.
Eravamo sulla soglia di casa mia,con la mano sulla maniglia,quando dissi a voce alta:-Esco con un’amica,non so quando torno.
La risposta di Mike giunse subito:-Divertiti!E non ti drogare!
Risi forte e risposi con un cenno allo sguardo interrogativo e perplesso di Lily.
Mi avviai in garage,ma il terremoto accanto a me mi tirò per un braccio,portandomi di fronte ad una minuscola mini gialla.
Feci una smorfia di disappunto,accompagnata dalla risata trillante di Lily.
Tentai di protestare,amavo la velocità e le macchine sportive ed eleganti,ma lei non volle sentire ragioni.
Mi divertii moltissimo,come non mi divertivo da un casino di tempo,passando dal cinema al parco e alla gelateria,e di nuovo cinema,negozi e pizzeria.
Stavo spazzando via la mia pizza,guardando sorridente Lily,che aveva ordinato la specialità della casa:Pizza Vulcano,la pizza più piccante di tutto lo stato di Washington,quando mi ricordai di una cosa importante:-Perché.
Non era una domanda.
Lei mi guardò interrogativa?
-Perché hai detto quelle cose su …
Lasciai il discorso in sospeso teatralmente.
Mi sembrò di vedere nei suoi occhi color cielo uno strano sprizzo di consapevolezza,ma probabilmente mi facevo solo delle seghe mentali.
Lei mi guardò in faccia e sorrise timida.
Lily timida?E da quando?
Prese un bel respiro e cominciò a parlare:-Senti,non sono il tipo di persona che passa tutto il suo tempo in mezzo ai pettegolezzi,ma qui non si tratta solo di pettegolezzo,qui c’è qualcosa in più. Edward Cullen mi da i brividi,e non solo per le storie che raccontano su di lui. So che esagerano sulla sua famiglia,ho conosciuto la signora Esme di persona e ti assicuro che è una persona straordinaria. Anche la figlia è simpatica,se non fosse per i momenti in cui sembra cadere in trance. Davvero strano.-Rabbrividì al pensiero- E fidati,se te lo dico io strano lo è di sicuro. Suo fratello è peggiore. Sembra spiritato. Non guarda mai negli occhi nessuno. Non parla quasi mai e sembra soffrire per qualcosa che nessuno può capire. E fin qui posso accettarle. Ma dicono che Edward Cullen abbia ucciso una donna qualche anno fa,Grace.-A questo punto la sua voce si fece nervosa.- La conoscevo solo di nome. Kate Denali. Un’amica di famiglia dei Cullen. La gente li ha visti litigare. E di brutto anche. Alcuni presenti sostengono che Cullen fosse sul punto di strangolarla e non metaforicamente. Sono entrati nel bosco e molte ore dopo lui ne è uscito da solo. E’ passata una settimana prima che trovassero il cadavere della ragazza,ma Cullen sosteneva di averla lasciata ancora in vita lì nel bosco. Non c’erano abbastanza prove contro di lui. Sembrava più che fosse stata sbranata da un animale,dicono. Pochi giorni dopo,di punto in bianco,è scomparso. Si è rifatto vivo dopo sei mesi. Sembrava sconvolto. Quando è tornato aveva quella strana cicatrice. Era intrattabile. Scattava per un nonnulla. E’ finito in galera per aver quasi staccato la faccia a pugni ad uno. Una volta l’ho fissato un po’ troppo a lungo. O,meglio,ho fissato la sua cicatrice. Quando si è accorto del mio sguardo,si è voltato imbestialito e mi ha quasi ringhiato contro!
Sull’ultima frase la sua voce si spezzò dalla paura e incrociò le braccia sul petto come per trattenersi.
Per tutto il tempo che aveva parlato,ero rimasta a sentire,senza fiatare,senza respirare quasi. Neppure adesso parlavo.
-Dì qualcosa …
Lily sembrava non essersi ancora ripresa.
-Non so che dire,perché a dire il vero non capisco. Non riesco a capire. A me era sembrato che fosse abbastanza simpatico. Un po’ arrogante forse. Ma non riesco a capire come può un ragazzo di 20 anni aver fatto così tante cose. Ucciso una persona per di più!Ho bisogno che mi spieghi. Ma starò attenta. Lo giuro. Cristo,non riesco ad immaginare quante cose orribili può forse aver fatto!Non riesco a crederci!
-Lo so. Scusami,non avrei dovuto farti preoccupare. E’ che anche se ci conosciamo da poco ti considero mia amica e non voglio che tu stia male. Non voglio che ti succeda niente. Parla pure con lui,se vuoi,ma fai attenzione.
-Sì tranquilla. Farò attenzione. Spero solo che tu ti sbagli.
Lei mi guardò il modo strano:-Lo spero anche io,Grace,lo spero anche io.
Il resto della serata passò abbastanza tranquillo fra risate e scherzi,e di domanda in domanda venni a sapere che Edward e Alice erano i figli del Dottor Cullen e di sua moglie,che faceva la restauratrice,e che avevano anche un fratello maggiore,Emmett,che adesso era all’ultimo anno a Darthmouth come il fratello minore,che era al secondo. Inoltre mi disse che girava voce che fra il prof. Jasper Hale e Alice Cullen ci fosse una storia,come quella che c’era fra Emmett Cullen e la sorellina del prof,Rosalie Hale. Ma d’altronde era così bello e giovane che non capivo dove fosse il problema. Auguri e figli maschi,no?
Emmett a quanto pareva era il più grande,di 24 anni,poi Edward ne aveva 20 e infine Alice ne aveva 17,come noi. Rosalie ne aveva 21,ed era al College insieme al suo ragazzo. Di solito i ragazzi Cullen restavano al campus e ogni tanto si prendevano una settimana per trovare i genitori. Questo però avrei dovuto saperlo,in fondo Alice Cullen me ne aveva parlato.
Presto mi ritrovai a casa,nel mio letto,sotto le mie coperte,e senza nemmeno accorgermene mi abbandonai fra le braccia di Morfeo.
…………………………………………………………………….
Stavo facendo un giro intorno alla scuola dove andavano mia sorella e lei quando la vidi. Ringraziai la mia noia che mi aveva permesso di saltare le lezioni mattutine del College e le andai incontro,senza far rumore,per non spaventarla.
La osservai,lì rannicchiata contro il tronco dell’albero,e mi accorsi che … piangeva
No!Lei non doveva piangere!
Mi sedetti dietro di lei e la strinsi a me fortissimo,anche se non così tanto da farle male.
I suoi singhiozzi divennero più frequenti e fiumi di lacrime mi bagnarono il colletto della camicia. Lei si strinse al mio petto e si lascio cullare mentre intorno a noi il freddo vento d’inverno piegava i rami nel suo passare maestoso e sferzava i volti arrossati degli umani.
La strinsi a me finché non si calmò,e la tenni stretta anche dopo,quando tentò di liberarsi con una frase che mi fece arrabbiare abbastanza da poter fare fuori qualcuno sul momento,uno qualsiasi,tranne lei. Come poteva anche solo immaginare si essere sembrata una bambina piccola e infantile?
La voltai quasi bruscamente,facendola sbattere contro di me.
Lei si irrigidì:-Ma che …?
L’avevo spaventata,si capiva dal tono della sua voce. Che coglione!
Non le feci terminare la frase e dissi quasi sibilando:-Ssshhh … ma che scemenze dici?Non sei affatto una bambina piccola,si ha sempre un buon motivo per piangere!
Lai tremò,per il freddo probabilmente,e io non l’aiutavo di certo con la mia temperatura corporea sotto zero.
Mi tolsi la giacca e gliela misi sulle spalle,dicendole con tono ironico:-Ti va di parlarne?Aiuta sai?
Lei si limitò a raggomitolarsi sul mio petto,e proprio mentre stava per parlare suonò la campanella.
La maledii in tutte le lingue che conoscevo e in tutti gli insulti che conoscevo,allentando nel frattempo la stretta sul suo corpo.
Lei si alzò e lo stesso feci anche io,dicendo:-Sarà per un’altra volta …
Abbassò lo sguardo … quando lo avrebbe rialzato,io non ci sarei stato più davanti a lei.
-Ehilà fratellino,si è perso il vizio di salutare?E poi dove ti eri cacciato oggi?
Emmett. Possibile che l’unico momento in cui non vuoi il tuo fratellone rompi scatole fra i piedi è anche l’unico momento in cui lui c’è?
Mi voltai fulminandolo con lo sguardo:-Emmett mi fai il gran favore di andare a farti friggere?
-Hey che sono queste parole!
Mamma ci beccava sempre,in un modo o nell’altro.
-Scusa mamma.
Nel frattempo stavo già salendo le scale a testa bassa,dirigendomi in camera mia
-Zio,zio!
Mi fermai in cima alle scale voltandomi a sorridere a mio nipote,il figlio di Emm e Rose. La cosa strana era che aveva 3 anni da 20 anni. Già,la nostra razza cresce a sbalzi. Potevamo ricoprire dieci anni in un giorno come sarebbero potuti passare 10 anni prima che invecchiassimo si un solo stupidissimo giorni. Eravamo noi a scegliere.
Presi in braccio EJ e gli scoccai un bacio sulla guancia.
Rose spuntò dietro di me e si riprese suo figlio sorridendo felice:almeno qualcuno era felice al posto mio.
La salutai e mi chiusi in camera abbandonandomi sul letto e accorgendomi all’improvviso di avere una forte emicrania.
Chiusi gli occhi e mi addormentai ancora vestito. Prima di cadere fra le braccia di Morfeo,mi permisi di ripensare ai suoi occhi da cerbiatta.
Il mio ultimo pensiero prima di cadere nel buoi fu:"non lasciarmi solo".
E lei non mi lasciò solo,come faceva sempre.
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 21 novembre 2011, 18:07

non commenta nessuno...ma io continuo a postare!!!!!!!!!!!!





CAPITOLO 4-Voices




Un raggio di sole trafisse la finestra.
Luce.
Tornò la luce.
Con lei nella mente mi ero addormentato e con lei mi stavo svegliando.
Viaggiai indietro nei secoli … a lei … ai suoi morbidi capelli di seta,raccolti in una treccia … ai suoi caldi occhi da cerbiatta … al suo cuore pulsante e vivo … al profumo della sua pelle di alabastro …
Senza accorgermene,cominciai a singhiozzare senza lacrime.
L’unica cosa che riuscivo a pensare era “Mi manchi”.
Perché era proprio così … mi mancava … troppo.
Mi alzai e decisi che avrei fatto un giro. Nel bosco magari,fino ad un salice ai piedi di un lago.
Rabbrividii,ma non di freddo.
Aprii la porta e mi ritrovai davanti Alice.
Non mi sorpresi … in casa nostra la parola privacy non esisteva. La guardai senza una particolare emozione e lei mise le mani sui fianchi.
Sorrisi sarcastico:-A cosa devo questo buon giorno?
-Non fare il pesce lesso Ed … Vai nel bosco oggi?
Naturalmente,l’uccellino le aveva spifferato tutto …
-Che me lo chiedi a fare?Tanto lo sai meglio di me che farò …
Dissi ironico alzando un sopracciglio.
-Senti Ed,fai quello che ti pare,ma ricorda che se soffri tu soffrono anche mamma e papà … non se lo meritano dopo tutto quello che hanno passato con te … Che senso ha andare. Solo per soffrire?
Mi guardò triste e prima di andarsene aggiunse:-Oggi mi dovresti accompagnare a scuola … Jazz non ha lezione ed Emm e Rosie sono occupati al momento …
Disse con una smorfia:la mia guida spericolata la terrorizzava.
Annuii con un cenno e scesi in salotto.
Il mio sguardo cadde sul pianoforte … non osai avvicinarmici.
Sospirai ed andai a svegliare EJ.
-Sveglia pulce!Si va all’asilo!
-Nuuu … ancora un po’!
A sì?Voleva giocare?Nessun problema!
-1 … 2 …
Prima di arrivare al 3 mi avventai su di lui facendogli il solletico.
-Aaaaahhh!Oki!Oki!Basta zio!Basta!Sono sveglio!
Lo sapevo che si sarebbe svegliato!
Si accoccolò fra le mie braccia continuando a ridacchiare.
Lo vestii e gli diedi il latte con i Plasmon.
Avevo deciso di essere buono … avrei lasciato ai piccioncini un’intera giornata libera,occupandomi di loro figlio nonché mio nipote.
Salii le scale e mi fermai di fronte alla camera di Emmett e Rosalie. Non ci sarei entrato nemmeno se fosse stata la fine del mondo e quella l’unica camera che avrebbe potuto salvarmi!Non in quel momento almeno!
Mi limitai a bussare imbarazzato e dire:-Il piccolo lo porto io all’asilo … voi continuate pure … hemm … a … a fare quello che state facendo insomma!
Sentii un ringhio e un tonfo sordo … poi la risata cristallina di Rosalie.
Emmett bofonchiò qualcosa,io scossi la testa e me ne andai.
Scesi in garage ed entrai in macchina insieme ad EJ. Naturalmente la nana era già comodamente seduta sui sedili posteriori.
-Siamo comodi?
Le rinfaccia divertito. Lei mi rivolse una linguaccia e cominciò a ridere.
Risi con lei e misi in moto.
In 10 minuti arrivai di fronte all’asilo. Presi EJ in braccio e lo portai in classe. Lì gli feci l’occhiolino e “innocente” dissi:-Meglio che me ne vada,o la tua amichetta s’ingelosisce!
Lui divenne tutto rosso e io scoppiai a ridere.
-Come si chiamava?Ah già!Sarah!L’hai detto tu no?Ha il grembiulino rosa e i capelli gialli … giusto?
Adesso era definitivamente paonazzo.
Mi venne da ridere.
Quando aveva parlato di lei la prima volta non mi era sembrato così timido …
Era venuto a casa tutto allegro e sorridente. Quando gli avevo chiesto il motivo ti tanta euforia aveva risposto:-Sai zio,in classe mia c’è una bimba con il grembiulino rosa … Ha capelli molto belli … gialli. Si chiama Sarah.
Scrollai le spalle e dopo avergli dato un bacetto tornai da mia sorella.
Misi in moto e la portai di fronte al liceo.
Sorrisi vedendola correre verso Grace. Erano alte uguali,o meglio,basse uguali.
Con lei c’era un’altra ragazza,dai capelli corti e biondi e al collo … il SUO ciondolo!
No!
Non era possibile!
Quel ciondolo era sprofondato nei recessi più remoti del lago!
Come?!
Feci quello che facevo sempre:scappai.
Mi diressi verso l’università,ma,un attimo prima di girare l’angolo,incontrai lo sguardo preoccupato di Alice … Chissà che scemenza i suoi fantasmi mi avevano visto fare?
Non ci pensai ed aumentai la velocità,perdendomi nel mio passato,nei suoi occhi caldi e umidi,nella sua voce tremante e nelle sue labbra rosse.
-Mi manchi!
…………………………………………………………………….
Il parcheggio della scuola era pieno di gente.
Il rumore creava una bolla uniforme intorno a me. Mi sentivo fluttuare sopra le voci.
Eppure non stavo veramente male. Forse era qualcosa nella mia testa che mi impediva di stare male.
Un tempo non era così. Un tempo non ero coperta dalla bambagia. Perché non riuscivo a ricordare quell’ “un tempo”?
Sentii qualcosa di bagnato sul viso.
Stavo piangendo?Sì,stavo proprio piangendo.
Mi asciugai le guance con un gesto secco. Le lacrime cominciarono a scendere più veloci. Una dopo l’altra. Non si fermavano.
Era assurdo.
Come poteva una sola persona contenere tanta acqua nel suo corpo?
Non singhiozzavo. Non facevo rumore.
Piangevo da sola. In silenzio. Come sempre.
Non riuscivo nemmeno a capire perché piangevo.
Alla fine la crisi finì. Tentai di rifarmi il trucco.
Quando la mia mente si arrese all’evidenza che il mio volto era irrecuperabile,recuperai lo zaino dal sedile del passeggero e uscii dalla macchina.
Feci per dirigermi verso l’entrata,ma due mani mi strinsero il braccio fino quasi a stritolarlo.
Mi voltai con tutte le imprecazioni che conoscevo sulla punta della lingua,pronta a vomitarle addosso a chiunque fosse.
Impietrii di fronte al sorriso smagliante di Giulia.
Mi morsi la lingua rimangiandomi mentalmente tutte le cattiverie che avevo pensato.
-Ciaooooooooooo!Wow che macchina!E io che credevo di essere l’unica a non possedere una ferraglia!
Le sorrisi timidamente:non avevo ancora finito di rimangiarmi i pensieri poco gentili e le parolacce di poco prima.
-Hey!Sembra che hai visto un fantasma!Tutto bene?
Mi stava studiando centimetro per centimetro.
Non sorrideva più.
Sentii il mio corpo sussultare quando disse:-Hai pianto?
Mi salvò Alice Cullen che piombò tra di noi all’improvviso.
Sorrideva tranquilla.
Mi sentivo un po’ in colpa per tutte le cose che avevo saputo su suo fratello,ma infondo non era Alice quella cattiva,potevo tranquillamente stare in sua compagnia.
Ci salutò entrambe.
Con mio grande sollievo vidi Giulia tranquilla,senza l’atteggiamento ostile che avevano avuto Julia e Lily l’altro giorno. Era un bene,no?
La mia attenzione fu attirata da Alice,che fissava preoccupata la strada.
Seguii il suo sguardo fino a notare una macchina che svoltava veloce il vialetto.
Tornai a fissare Alice:aveva gli occhi lucidi.
Mi avvicinai a lei:-Tutto bene?
Sobbalzò e si affrettò ad asciugare le lacrime che brillavano agli angoli degli occhi color pece.
Alice ed Edward non si somigliavano affatto,se non per il colore dei capelli e gli occhi grandi come quelli di un bambino.
Sembravano così innocenti e limpidi,ma se osservavi bene all’interno delle iridi nere trovavi un oceano scuro e deserto. Cercai di colpirmi mentalmente. Qui pensieri non dovevo farli!!Non dopo quello che avevo saputo.
Ad un certo punto una vocina nella mia testa mi chiese se stessi ancora parlando di Alice Cullen.
Non le risposi per dispetto.
Aveva interrotto il filo dei miei pensieri.
Ma quella vocina si fece sempre più insopportabile,crescendo fino ad occupare interamente il mio cervello.
Disse solo una frase quando ebbe il controllo di me:”Non è Alice vero?Ma Edward. “
Stavo per strangolare mentalmente la vocina,ma si dissolse non appena pronunciò il suo nome,così mi ritrovai ad urlare:”Stai zitta!” a nessuno.
Andavo proprio bene se mi mettevo a litigare con una vocina nella mia testa.
Sospirai e mi diressi verso la scuola.
Per i corridoi chiesi a Giulia:-Dove sono Lily e Julia?
-Julia sarà già dentro … Lily sarà molto probabilmente in ritardo.
Ridacchiai.
Alice si fermò:-La mia classe è qui … ci vediamo a mensa?
Era una domanda diretta più a Giulia che a me.
Lei si aprì in un sorriso da far impallidire quell’attore della pubblicità sul dentifricio e lo snowboard.
Questo bastò a far tranquillizzare Alice,che entrò in classe. E a far sentire in colpa me.
Noi continuammo a camminare.
Fui attirata da un luccichio alla mia destra e il mio sguardo si posò su un ciondolo bellissimo,con la forma di un piccolo cuore d’oro.
Giulia seguì il mio sguardo venerante e sorrise.
Si slacciò il ciondolo dal collo e prese la mia mano tra le sue,posandoci il cuoricino.
Chiuse le mie dita intorno al gioiello,sussurrando:-Te lo regalo. Se non lo accetti mi offendo.
Strabuzzai gli occhi allibita:-No!Non posso!Chissà quanto ti sarà costato!E poi è tuo.
Non smetteva di sorridere:-Non l’ho comprato … l’ho trovato sulle rive di un lago. E ora lo regalo a te!Ti sta meglio che a me,ne sono sicura.
Riaprii lentamente la mano e osservai minuziosamente il ciondolo:era bellissimo.
La catenina era sottile e quasi invisibile,il cuoricino incorniciato da piccoli motivi antichi,che formavano ghirigori indistinti sulla superficie liscia e levigata.
Le sorrisi riconoscente ed indossai il ciondolo che scivolò facilmente poco sopra l’incavo dei seni.
Lo nascosi dentro ai vestiti ed andai a lezione.
La giornata passò fra Lily,Julia,Giulia,i ragazzi e Alice.
In realtà ero ossessionata dalla paura che non la accettassero,ma per mia fortuna andò tutto bene.
All’inizio erano tutti un po’ tesi,ma presto ci rendemmo conto che Alice era una specie di clone di Lily:si comportavano esattamente nello stesso modo,avevano le stesse passioni (spendere i soldi finché papà non taglia i fondi). Lily sembrò addirittura più socievole degli altri con lei. Intuii che i suoi dubbi erano rivolti solo ad Edward.
Quando tornai a casa ero tutta sola:Mike sarebbe tornato tardi.
Salii in camera mia e mi guardai intorno spaesata.
Mi sembrava che i muri si fossero ristretti. Era soffocante.
Mi resi conto che avevo smesso di respirare.
La stanza semi-vuota mi stava mettendo il panico.
Tutto mi ruotava intorno.
Ero sola,e tutto era vuoto.
Da quel vortice che mi stava inghiottendo interamente sentii una voce.
Era così bella …
Mi sembrava familiare,ma ero sicura di non conoscerla.
Soltanto una parola:- Liberami!
Mi risvegliai stordita:che ci facevo sul pavimento di camera mia?
Stavo per convincermi che avevo fatto un sogno dopo essere svenuta,ma qualcosa me lo impedì.
Sentii un forte calore sul mio collo.
Stava bruciando!
Mi alzai in piedi velocemente,ignorando il mal di testa che mi strillava contro tutti i tipi di imprecazioni.
Il ciondolo brillava.
Mi bruciavano gli occhi.
Di nuovo la Voce:-Ti prego … aiutami!
Proveniva dal ciondolo.
La vocina nella mia testa tornò a farmi compagnia:”Sei impazzita.”
“Stupida vicina.”
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 13 dicembre 2011, 13:21

CAPITOLO 5-Am I mad?



“Ma che diamine stai facendo?Le persone che sentono voci si vanno a rinchiudere in un manicomio,tu invece fai tutto quello che ti dicono!”
“Lo so vocina,lo so.
Ma ho scelta?Se sono davvero impazzita,allora posso tranquillamente fare la cosa più stupida di tutta la mia vita,no?”

Ecco perché ero al volante della mia macchina,sfrecciando sull’autostrada costeggiata di enormi alberi verdi,con l’unica compagnia di un ciondolo parlante e di una vocina antipatica nella mia testa.
Almeno il cuoricino non brillava più. La voce del ciondolo mi aveva chiesto un favorino.
Da quel che avevo capito (molto poco a dire il vero) dei cattivi l’avevano imprigionata là dentro.
Lei doveva tornare al lago dove era stata fatta sprofondare per trovare il modo di liberarsi.
Siccome al momento per lei era un tantino difficile andarci da sola,aveva chiesto a me di portarcela.
-Svolta fra due curve.
Già … avevo dimenticato di dire che Ciondolina mi stava indicando la strada per arrivare al lago.
Se ci fossimo persi (al plurale,anche se per chiunque sano di mente io ero sola in macchina) sarebbe stata tutta colpa sua.
Ogni volta che parlava,le parole scottavano sulla mia pelle,bruciava come ferro rovente. La cosa strana era che non provavo dolore.
Sentivo la scottatura,ma non il dolore.
Forse era un effetto collaterale della pazzia.
In compenso mi sentivo fluttuare:ero leggerissima.
-No!Ferma!Non hai svoltato!Torna indietro!
-Cuoricina potevi dirmelo prima,sai?Non è che voglia arrivare tanto presto alla prova che sono impazzita,ma come si dice:via il dente,via il dolore.
“A dire il vero,il dolore continua anche dopo che si è tolto il dente …”
“Zitta vocina,nessuno ti ha chiesto niente.”
-Non mi chiamo Cuoricina.
-Allora come ti chiami Gioiellino?
- … -borbottò.
-Come scusa?
-Isabella!Ho detto che mi chiamo Isabella!
-Bel nome per un ciondolo. -ridacchiai.
Strano. Ridevo,ma in realtà volevo piangere.
-Non sono un ciondolo.
-Sarò pure impazzita,ma sono quasi certa di poter dire che tu sei un ciondolo … i miei occhi fanno ancora benone,a differenza della mia materia grigia.
-Non sei impazzita.
-Chi lo dice?
-IO!
Il suo tono mi ammutolì.
Presi la prima curva a sinistra e continuai dritto finché la strada non terminò.
Ero in silenzio.
Non sapevo cosa dire.
La mia vocina parlò per me.”Dove sarebbe questo lago?”
Per una volta aveva detto la cosa giusta.
-Dobbiamo camminare nel bosco.
Aprii la portiera ed uscii.
Riuscivo a sentire ogni battito del mio cuore,che mi faceva pulsare le tempie.
Aveva preso il volo.
Stava volando libero nel cielo della mia anima.
Scandii quasi senza schiudere le labbra:-Dove?
-Avanti. Non ti sarà difficile trovarlo. Ti basterà fermarti di fronte ad un albero enorme. Ai miei tempi era già vecchio.
-Cioè,Nini,e tu quanti anni avresti?
Non rispose.
Cominciai a camminare ed entrai nel bosco.
La vegetazione era foltissima.
Era tutto ricoperto di verde.
Non facevo che inciampare fra le radici.
I palmi mi sanguinavano e lo smalto blu elettrico era andato a farsi benedire.
Stranamente,la vocina nella mia testa stava zitta.
-Nini,non è che ci siamo persi?
-No. La strada è quella giusta. Continua a camminare,siamo vicini. E,per piacere,non chiamarmi più Nini.
-Perché? Ti dona!
-Ma non è il mio nome!
-Il tuo nome non ti sta bene. Certo,è bello,ma non ti ci vedo come una “Isabella”.
Ci mise un po’ a rispondere:-Lo diceva anche lui,per questo mi chiamava Bella. Il mio nome intero non gli piaceva.
Stava sussurrando con voce tanto bassa che feci fatica a seguirla.
Non volevo rattristarla. Non sapevo che ci fosse un LUI.
Cambiai argomento:-Non mi hai ancora detto quanti anni hai.
-Non credo tu voglia saperlo.
-Ti prego?
Esitò qualche secondo,poi disse,tremante:-Sono morta nel 1866 … avevo 18 anni.
Calò il silenzio.
Dopo parecchi minuti mi accorsi che stava aspettando una mia reazione,ma io ero incapace di reagire.
La sua frase continuava a girarmi in testa.
Girava veloce,non capivo più nulla.
-Sono morta … -altro giro.
- … morta nel 1866 … -girava.
- … 18 anni … -mal di testa.
- … avevo 18 anni … -giro.
“Forse non sei impazzita.”
“Ehilà,vocina!Che fine avevi fatto?Eri in letargo?”
Forse non ero impazzita.
-Ma se sei morta,come fai ad essere viva?
Mi tremavano le mani,ma stavo continuando a camminare nel bosco.
“Eh no vocina,sono proprio impazzita.”
-Questi sono dettagli … sei sicura di voler sapere proprio tutto?
“Credo che il tuo sistema nervoso non reggerebbe …”
“Zitta vocina!Le decisioni le prendo io fino a prova contraria!”
-Non credo che il mio sistema nervoso reggerebbe.
La vocina sghignazzava felice.
“Torna in letargo,non mi servi più per ora.”
Ero troppo concentrata a non dare i numeri e misi il piede nel posto sbagliato:centrai in pieno una buca,inciampai e ruzzolai dall’altra parte di un cespuglio graffiandomi.
Faceva un male cane.
Piombai a pancia in giù … l’odore del sangue mi perforava le narici.
Tentai di sollevarmi.
-Tutto ok?
La voce non era né del ciondolo,né della mia vocina personale.
Non la conoscevo.
Alzai lo sguardo e sprofondai in due pozze color cioccolato.
Erano identici agli occhi di Julia,con un altro volto ad incorniciarli.
L’avevo già vista una volta:era Jane.
Dovevo ammettere che nonostante la volgarità dei suoi mini-vestiti (a Forks),era davvero una ragazza bellissima.
Certo,anche Julia era bellissima,ma in modo molto diverso. Lei aveva lunghi capelli biondi e morbidissimi,un volto ampio e allegro con occhi ridenti e labbra gonfie.
Jane,invece … era così pallida,come un vampiro. Aveva capelli corti e neri come le piume di un corvo,che le ricadevano sul volto magro e perfetto. Aveva labbra strette,color rosso vivo,che spiccavano sul viso chiaro. Gli occhi erano così simili a quelli di Julia,eppure così diversi.
Erano … freddi. E duri.
Aveva un mozzicone di sigaretta fra le dita.
Lo lasciò cadere a terra e lo schiacciò col tacco dello stivale.
-Sì … sì certo … sto bene. -balbettai.
-Che è successo?Una formica ti ha spinta?
Sorrise fredda.
Ogni mia traccia di benevolenza verso di lei scomparve.
Mi rialzai in piedi,con la testa alta e le spalle dritte,per cercare di sembrare un po’ più alta.
“Stupida!Lei è alta circa due metri!Persino per quelli che non sono nanetti è altissima!E tu … “
“Vocina,taci!
O giuro che finisco in galera per vocinicidio!”

Una mano sventolò di fronte al mio volto:-Pronto?Ma ci sei?
Sbattei le palpebre e sobbalzai,ritrovandomi Jane a circa 3 cm dal mio viso:-Ehm … sì … stavo solo insultando mentalmente la mia stupida coscienza,altrimenti soprannominata “vocina”.-dissi con un sorriso amaro.
Lei sghignazzò:-Hai il senso dell’umorismo … che ti aveva fatto la disgraziata?
-Rompe da tutto il giorno …
-Perché?Ti senti in colpa?
Potrei giurare di aver visto un luccichio di malizia e crudeltà nel suo sguardo.
-No,ma … beh … io credo di essere impazzita.
-A me non sembri pazza … come ti chiami?
-Grace … e tu Jane,la gemella di Julia.
Il suo sorriso si spense. Fu come se avesse ricevuto uno schiaffo in piena faccia.
Il suo sguardo era diventato cattivo.
Non avevo mai definito le persone come “cattive”,ma non riuscivo a trovare altro aggettivo per lei in quel momento.
-Conosci mia sorella?- quasi sputò queste parole.
La fissai negli occhi.
Non risposi.
Continuai a fissarla.
Era lei a dover distogliere lo sguardo per prima.
Non lo fece.
Nemmeno io.
Cominciò a piovere.
Ero ancora tutta sporca di terra,e la terra si trasformò in fango.
Non mi mossi di mezzo millimetro.
Fu il ciondolo a interrompere la nostra stupida gara:-Grace,forse è meglio se torniamo a casa … possiamo riprovare un’altra volta.
Jane si immobilizzò.
Strabuzzò gli occhi.
Un respiro profondo … due … tre.
Stava tremando.
Aprì la bocca varie volte,senza che ne uscisse alcun suono.
Strinse i pugni … li riaprì.
L’aveva sentita.
La voce del ciondolo … l’aveva sentita.
Non ero pazza.
Balbettò insicura:-L’hai … sentita?
Sorrisi.
Tirai fuori il ciondolo dalla maglia e glielo mostrai:-A quanto pare non sono pazza … lo senti pure tu …
-V … viene d … da quello?
Lo stava fissando attentamente.
-Esatto!-trillai.
-Falle dire qualcosa … -sussurrò ammaliata.
-Tesoro,credi che ci sia una parolina magica?Io sono qui tanto quanto te!Puoi rivolgerti subito a me sai?
Sghignazzai.
-Jane,respira!Stai diventando verde!
Mi stavo proprio preoccupando.
Dopo poco si calmò.
Prese un profondo respiro … aveva recuperato l’autocontrollo.
-Nessuno deve saperlo. -disse con una calma tanto fenomenale,quanto falsa.
Annuii appena.
La salutai con un gesto della mano,che peraltro non restituì,e tornai a casa.

…………………………………………………………………………….

Aprii la porta il più silenziosamente possibile,ma tutta la mia cautela non servì a niente.
Naturalmente un uccellino aveva spifferato tutto ad Alice.
Era seduta a gambe incrociate sulla poltrona in salotto.
Lasciai cadere lo zaino sul tavolino:-Che ho fatto?Sono stato bravo!
Mi fissava,penetrandomi l’anima con i suoi occhi neri e sempre sorridenti.
Sorrise:-Lo so.
Stava cominciando a innervosirmi.
Conoscevo bene mia sorella,quando era arrabbiata con me aveva scatti di rabbia istantanei,ora invece non sembrava arrabbiata.
Era troppo calma.
E poi,non capivo perché avrebbe dovuto essere arrabbiata,ero quasi certo di non aver fatto nulla di male.
-Devo parlarti. -disse.
Mi preoccupai. Che doveva dirmi di tanto importante alle tre di notte?
E ora vi starete chiedendo come mai torno a casa alle tre di notte … beh … diciamo che mi piace correre in moto la sera,quando le stelle fanno cadere una sorta di polverina d’oro sulle cime degli alberi,che sembrano soldati incantati sotto le fronde vecchie e stanche.
Mi sedetti.
Lei si alzò:-No. Usciamo.
Volteggiò fino alla libreria e prese qualcosa da dentro un libro,poi volteggiò di nuovo fino alla porta ed uscì.
Sospirai esasperato e la seguii.
Era appoggiata alla mia Ducati nera.
L’immagine di mia sorella,così piccola ed esile,accanto ad una moto a super-velocità,mi fece ridere.
Quando mi vide,salì sulla MIA moto ed accese la MIA moto,invitandomi a salire dietro la MIA moto.
Brontolai,ma lei mi fermò in partenza con una delle sue occhiatacce terrificanti,di quelle con cui da piccola creava bamboline voodoo.
Non osai più discutere e salii,aggrappandomi alla sua vita magrissima.
Avevo un sonno tremendo,ma meglio non provocarla.
Mi portò fuori città,sulle strade deserte di periferia.
La strada non mi diceva nulla.
Perché si stava allontanando tanto dalla casa se non stavamo andando da nessuna parte?
-Alice …
Non mi lasciò finire la frase:-Perché da noi i muri hanno le orecchie e le porte gli occhi. -sussurrò pianissimo,riuscendo a mala pena a superare il frastuono del motore.
D’accordo,ora sì che ero preoccupato.
Mi arresi a capire ed aspettai … non sapevo neppure io che cosa.
Finalmente si fermò,in mezzo al nulla più totale.
Doveva essere uno dei quartieri più squallidi dell’USA.
Colonne di fumo grigio salivano lente tra i vicoli e raggiungevano i cieli. I muri delle case erano umidi e scoloriti,pieni di segni dai colori sfumati.
Ogni tanto si vedeva l’ombra di un gatto nero che saltava da un muretto semi scassato.
Aveva scelto proprio un bel posticino mia sorella.
La fissai negli occhi,ma lei evitava il mio sguardo. Una sorta di panico mi stava risalendo per lo stomaco.
-Alice,sputa il rospo.
Non riconoscevo la mia voce. Era gelida.
Lei abbassò la testa e le sue guance luccicarono di piccole lacrime trasparenti.
Con uno scatto mi fissò in volto con gli occhi sbarrati.
Respirò forte:-Edward … i miei fantasmi … qualche giorno fa … loro … mi hanno detto una cosa …
I suoi fantasmi … mia sorella vedeva gli spiriti … alcune anime erano legate alla sua mente … li vedeva,li sentiva.
Loro sapevano tutto.
Alice prese qualcosa dalla tasca del giubbotto e me lo diede con le lacrime agli occhi.
Guardai il foglietto,ma l’unica cosa che i miei occhi vedevano era un segnetto rosa.
Non riuscivo a vedere altro.
La vocina di Alice mi perforò la mente:-Sono incinta.
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RE: SHADOWS

da barbamanta » 1 giugno 2012, 11:53

storia chiusa definitivamente...mi dispiace, ma non mi piaceva più...se qualcuno vuole ho migliaia di One-Shoot...sono tutte su efp..ma potrei postarle anche qui magari...di sicuro sono più belle di questa...mi sono accorta di essermi persa a meta storia...non sono ancora in grado di scrivere una long.
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